L'amianto (o asbesto) è un insieme di
minerali del gruppo dei
silicati, appartenente alle serie mineralogiche del
serpentino e degli
anfiboli.
Tipi
I minerali che sono classificati dalla normativa italiana come amianti
sono:
Nocività
Fibre di amianto antofillite(immagine
SEM)
In natura è un materiale molto comune. La sua resistenza al
calore e la
sua struttura
fibrosa lo rendono adatto come materiale per indumenti e tessuti da
arredamento a prova di fuoco, ma la sua ormai accertata nocività per la salute
ha portato a vietarne l'uso in molti paesi. Le polveri di amianto, respirate,
provocano infatti l'asbestosi,
nonché tumori
della pleura,
ovvero il
mesotelioma pleurico e dei
bronchi, ed il
carcinoma polmonare.[1]
Una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello umano.[2]
Non esiste una soglia di rischio al di sotto della quale la concentrazione di
fibre di amianto nell'aria non sia pericolosa; teoricamente l'inalazione anche
di una sola fibra può causare il mesotelioma ed altre patologie mortali,
tuttavia un'esposizione prolungata nel tempo o ad elevate quantità aumenta
sensibilmente le probabilità di contrarle.[3]
L'amianto è stato utilizzato fino agli
anni
ottanta per produrre la miscela cemento-amianto (il cui nome commerciale
era Eternit)
per la
coibentazione di edifici, tetti, navi (ad esempio le portaerei
classe Clemenceau), treni; come materiale per l'edilizia (tegole,
pavimenti, tubazioni, vernici), nelle tute dei vigili del fuoco, nelle auto
(vernici, parti meccaniche), ma anche per la fabbricazione di corde, plastica
e cartoni. Inoltre, la polvere di amianto è stata largamente utilizzata come
coadiuvante nella filtrazione dei
vini.[4]
Divieto d'uso in Italia
L'impiego dell'amianto è fuori legge in
Italia dal
1992. La
legge n. 257 del 1992,[5]
oltre a stabilire termini e procedure per la dismissione delle attività
inerenti l'estrazione e la lavorazione dell'asbesto, è stata la prima ad
occuparsi anche dei lavoratori esposti all'amianto. All'art. 13 essa ha
introdotto diversi benefici consistenti sostanzialmente in una rivalutazione
contributiva del 50% ai fini
pensionistici dei periodi lavorativi comportanti un'esposizione al
minerale nocivo. In particolare, tale beneficio è stato previsto per i
lavoratori di cave e miniere di amianto, a prescindere dalla durata
dell'esposizione (comma 6); per i lavoratori che abbiano contratto una
malattia professionale asbesto-correlata in riferimento al periodo di
comprovata esposizione (comma 7); per tutti i lavoratori che siano stati
esposti per un periodo superiore ai 10 anni (comma 8).
In seguito alla normativa indicata, nel
1995 venne
stabilita una procedura amministrativa che vedeva coinvolto l'INAIL
per l'accertamento dei presupposti di legge per il riconoscimento dei predetti
benefici previdenziali. In particolare, l'INAIL procedeva all'accertamento dei
rischi presso lo stabilimento del datore di lavoro tramite la cosiddetta
CONTARP (Consulenza Tecnica di Accertamento dei Rischi Professionali); sulla
base della mappa del rischio così predisposta e dei
curricula
professionali dei lavoratori, venivano quindi rilasciati agli stessi gli
attestati dell'eventuale periodo di avvenuta esposizione all'amianto. Tale
procedura è stata sostanzialmente confermata con
decreto interministeriale del
27
ottobre 2004,
adottato ai sensi dell'art. 47 della legge n. 326 del
2003, che ha
anche ridotto la rivalutazione contributiva al 25%.
Il singolo lavoratore può però incontrare severe difficoltà nel documentare
in sede amministrativa la propria esposizione all'amianto, dovendo pertanto
ricorrere spesso ad un accertamento giudiziale. Tuttavia, per effetto delle
modifiche introdotte dalla citata legge n. 326 del 2003, la domanda all'INAIL
per il rilascio dell'attestato è stata sottoposta ad un termine di
decadenza
di 180 giorni decorrenti dall'entrata in vigore del citato decreto
interministeriale del 27 ottobre 2004, scaduto inutilmente il quale l'azione
giudiziaria non è più proponibile.
Malattie professionali: dati statistici
L'asbestosi
è stata la prima malattia professionale amianto-correlata riconosciuta
dall'INAIL; dal 1994
sono altresì tabellate come tali anche il
mesotelioma (pleurico,
pericardico e
peritoneale)
ed il
carcinoma polmonare.[6]
Le zone con mortalità più elevata sono la
provincia di Gorizia (Monfalcone)
e Trieste
nel nord est, gran parte della
Liguria,
Genova e
soprattutto
La Spezia[7]
e la
provincia di Alessandria nel nord ovest,
Massa Carrara e
Livorno al
centro, Taranto
al sud. Sono quasi tutte zone costiere con cantieri navali e porti. L'unica
provincia non costiera è quella di Alessandria, dove è situato
Casale Monferrato, sede per circa 80 anni di una grande fabbrica di
cemento-amianto.[8]
Dal 1992 al giugno
2005, le domande presentate per andare in pensione usufruendo del
beneficio di legge, sono state circa 71000 in Liguria (1 ogni 20 abitanti). I
numeri sono sensibilmente più alti se confrontati con quelli del vicino
Piemonte, la seconda regione più colpita in Italia, che ha circa 43000 domande
(1 ogni 100 abitanti). Un prepensionato per amianto costa in media allo Stato
250000 euro (e 18000 solo nel
2006).[9]
Film documentari sull'amianto
Note
- ^ AIRC.
Mesotelioma, la triste eredità dell'amianto. Verificato
11-02-08; Assoamianto.
Patologie connesse all'amianto. Verificato 11-02-08.
- ^ Assoamianto.
Il minerale amianto. Verificato 11-02-08.
- ^ AIRC, cit.
- ^ Assoamianto.
Impieghi dell'amianto. Verificato 11-02-08.
- ^ Pubblicata
in Suppl. Ord. n. 64 alla
Gazz. Uff. n. 87, Serie Generale, Parte Prima del 13.4.92.
- ^ v.
D.P.R. n. 1124/65, Allegato 5, n. 56, come modificato dal D.P.R. n.
336/94.
- ^
Gennaro V..
Incidenza ed eziologia nei primi 5 anni d'esperienza del Registro
Mesoteliomi della Liguria. Ferrara, 3a Riunione scientifica annuale
dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRT), 11-12 marzo 1999.
- ^
Mastrantonio et
al. Mortalità per tumore maligno della pleura nei maschi, 1988-97,
nelle province italiane. , 2002.
- ^
(19-05-07)
Panorama (42).
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