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illustrativo: non sono riferibili né a prescrizioni né a consigli medici –
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La bulimia (dal greco boulimía, comp. di bôus 'bue' e limós 'fame';
propr. 'fame da bue') è un
disturbo del comportamento alimentare.
Descrizione e generalità
Clinicamente la bulimia è denotata da episodi in cui il soggetto sente un
bisogno compulsivo di assumere spropositate quantità di
cibo, correlati da una spiacevole sensazione di non essere capace di
controllare il proprio comportamento.
L'episodio bulimico è caratterizzato dall'atteggiamento
compulsivo con cui il cibo è ingerito e non dal desiderio di mangiare un
determinato alimento.
È frequente negli adolescenti e nei giovani adulti. Colpisce
prevalentemente soggetti di sesso femminile (90%).[1]
Generalmente compare attorno ai 12-14 anni (tarda preadolescenza) o nella
prima età adulta (18-19 anni).
Si distinguono due tipi di bulimia:
- con condotte di eliminazione, che vede il soggetto ricorrere
regolarmente a
vomito autoindotto oppure all'uso inappropriato di
lassativi,
diuretici o enteroclismi.
- senza condotte di eliminazione, che vede il soggetto bulimico adottare
regolarmente comportamenti compensatori inappropriati, ma non dedicarsi al
vomito autoindotto o all'uso di lassativi, diuretici o enteroclismi.
Gli episodi bulimici possono essere scatenati da alterazioni dell'umore,
stati d'ansia o
stress. In alcuni casi gli episodi bulimici possono anche essere
programmati anticipatamente.
Non vengono considerati episodi bulimici quei casi in cui vi è un'elevata
assunzione di cibo saltuariamente e in contesti e situazioni particolari, né
il continuo "spiluccare" durante la giornata.
Come riconoscerla
Il
DSM-IV (Diagnostic
and Statistical Manual of Mental Disorders) ne trova le
caratteristiche in:
- Ricorrenti abbuffate: dove per abbuffate si intende il mangiare in un
determinato periodo di tempo, una quantità di cibo decisamente maggiore a
quello che la maggior parte della popolazione mangerebbe nello stesso tempo
e in circostanze simili. Durante queste abbuffate si ha la sensazione di non
poter controllare le proprie azioni (si sente di non riuscire a smettere di
mangiare e a controllare cosa e quanto si sta mangiando).
- Atti compensatori ricorrenti ed inappropriati: per evitare l'aumento di
peso, vengono utilizzate tecniche come quella del vomito autoindotto (dita
in gola), abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi o altri farmaci,
digiuno o esercizio fisico eccessivo.
- Le abbuffate, assieme alle condotte compensatorie, devono manifestarsi
mediamente almeno due volte la settimana per tre mesi.
- Valutazione dell'autostima
decisamente influenzata dalla forma e dal peso corporei.
Terapie
Per quanto concerne le terapie consigliate per la bulimia si fa riferimento
a quelle impiegate per l'anoressia,
tranne ovviamente per il regime alimentare. L'approccio terapeutico
pluridisciplinare con l'ausilio dello psicoterapeuta, del neuropsichiatra, del
nutrizionista, e spesso di altre figure diverse da caso a caso, è attualmente
consigliato per contrastare tale patologia. D'ausilio alle varie forme
terapeutiche elencate si evidenzia spesso il ricorso ai gruppi di
auto-mutuo-aiuto presenti attualmente anche all'interno di alcune strutture
ospedaliere.
Note
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