Giovanni Palatucci (Montella,
31 maggio
1909 –
Dachau,
10 febbraio
1945) è stato un
poliziotto
italiano, commissario
di pubblica
sicurezza.
Medaglia d'oro al merito civile per aver salvato la vita ad ebrei durante
la Seconda
guerra mondiale e, per questo, anche nominato
Giusto tra le nazioni. È venerato col titolo di
Servo di Dio dalla
Chiesa cattolica.
Biografia
Svolto nel 1930 il
servizio militare a
Moncalieri come allievo
ufficiale di
complemento, iscritto al
Partito
Nazionale Fascista, nel 1932
consegue la laurea in giurisprudenza a
Torino. Nel 1936 giura
come volontario
vice commissario di pubblica sicurezza. Nel
1937 viene trasferito alla
questura di
Fiume come responsabile dell'ufficio stranieri e poi come commissario e
questore reggente.
Nella sua posizione ha modo di conoscere l'impatto che le
leggi razziali hanno avuto sulla popolazione ebraica. In quel contesto,
cerca di fare quello che la sua posizione gli permette e in una lettera ai
genitori scrive: «Ho la possibilità di fare un po' di bene, e i beneficiati da
me sono assai riconoscenti. Nel complesso riscontro molte simpatie. Di me non
ho altro di speciale da comunicare. Sono Poliziotto!».
Potendo aiutare gli ebrei a salvarsi dalle persecuzioni, si rifiutò di
lasciare il proprio posto anche di fronte a quella che sarebbe stata una
promozione a Caserta. Nel
marzo del 1939 un primo
contingente di 800 ebrei, che sarebbe dovuto essere consegnato alla
Gestapo, venne fatto
rifugiare nel vescovado di
Abbazia grazie alla tempestività con cui Palatucci avvisò il gruppo del
pericolo che lo minacciava.
Un calcolo approssimativo ha stimato in circa 5.000 il numero di persone
che Giovanni Palatucci aiutò a salvarsi durante tutta la sua permanenza a
Fiume.
Nel novembre 1943 Fiume,
pur facente parte della Repubblica Sociale Italiana, di fatto entrò a far
parte della cosiddetta Adriatisches Küstenland, ossia il "Territorio
d'operazioni del litorale Adriatico", controllato direttamente dai nazisti per
ragioni d'importanza strategica ed il comando militare della città passò al
capitano delle
SS Hoepener. Pur avvisato del pericolo che correva personalmente, decise
di rimanere al suo posto, far scomparire gli archivi contenenti informazioni
sugli ebrei fiumani e salvare più persone possibili.
Contattati i partigiani italiani, cercò di coordinare una soluzione
politica post-bellica per il territorio di confine fiumano, proponendo
l'istituzione di uno "Stato Libero di Fiume", onde evitare che questo
territorio, che correva il rischio di dover venir ceduto dall'Italia alla
Jugoslavia, mantenesse una sua indipendenza. Le spie tedesche però diedero
informazioni sulla sua attività. Per contrastare ulteriormente l'azione
dell'amministrazione nazista, vietò il rilascio di certificati alle autorità
naziste se non su esplicita autorizzazione, così da poter aver notizia
anticipata dei rastrellamenti e poterne dar avviso. Inoltre inviava relazioni
ufficiali al governo della Repubblica Sociale Italiana, dalla quale
formalmente Fiume dipendeva, pur essendo difatto occupata e controllata
direttamente dalle truppe naziste, per segnalare le continue vessazioni, le
limitazioni nello svolgere le proprie attività ed il disarmo a cui i
poliziotti italiani della questura di Fiume erano stati assoggettati dai
tedeschi.
Il 13 settembre
1944 Palatucci viene arrestato
da Herbert Kappler,
tenente colonnello delle
SS, e tradotto nel carcere di
Trieste. Il
22 ottobre viene
trasferito nel campo di sterminio di
Dachau dove morì pochi giorni prima della Liberazione, a soli 36 anni.
Riconoscimenti
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Medaglia d'oro al merito civile |
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«Funzionario
di Polizia, reggente la Questura di Fiume, si prodigava in aiuto di
migliaia di ebrei e di cittadini perseguitati, riuscendo ad impedirne
l'arresto e la deportazione. Fedele all'impegno assunto e pur consapevole
dei gravissimi rischi personali continuava, malgrado l'occupazione tedesca
e le incalzanti incursioni dei partigiani slavi, la propria opera di
dirigente, di patriota e di cristiano, fino all'arresto da parte della
Gestapo e alla sua deportazione in un campo di sterminio, ove sacrificava
la giovane vita.»
— Dachau – 10 febbraio
1945 |
- Il 29 maggio 2009 è stato emesso un francobollo commemorativo in suo
onore[1].
Bibliografia
- Goffredo Raimo: A Dachau, per amore. Giovanni Palatucci. Montella (AV)
1992.
- Luigi Parente, Francesco Saverio Festa: Giovanni Palatucci. La scelta,
le differenze, Mephite, Avellino,2004
- Angelo Picariello: Capuozzo, accontenta questo ragazzo. La vita di
Giovanni Palatucci. San Paolo edizioni, Cinisello Balsamo, 2007. La
prefazione è di Toni
Capuozzo, figlio di un collaboratore di Palatucci; il titolo del libro è
ispirato a un episodio toccante che lo vide protagonista, quale destinatario
dell'ultimo messaggio di Palatucci dal vagone piombato.
- Valentino Izzo, Raccontare Campagna... Il SS. Nome di Dio - 2003
- Valentino Izzo, Raccontare Campagna... Le Persone Illustri, 2005
- Valentino Izzo, APCF (Antisemitismo, Palatucci, Campagna, Foibe), - 2009
- Ugo G. e Silvia Pacifici Noja, Il cacciatore di giusti : storie di non
ebrei che salvarono i figli di Israele dalla Shoah , Cantalupa Torinese,
Effatà, 2010
- Nazareno Giusti, L'ultimo questore. Belforte editori, 2009.
Filmografia
Note
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Il francobollo sul sito di Poste Italiane
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