Rhizostoma pulmo, una tipica medusa del Mediterraneo
Le meduse sono
animali
planctonici, in prevalenza marini, appartenenti al
phylum
degli
Cnidari, che assieme agli
Ctenofori formavano una volta quelli che erano i
Celenterati.
Generalmente rappresentano uno stadio del ciclo vitale che si conclude dopo
la
riproduzione sessuata, con la formazione di un
polipo.
Sistematica
Le meduse di dimensioni maggiori si ritrovano negli Cnidari
Scifozoi, le cosiddette scifomeduse, tra le quali primeggia la
Cyanea capillata, diffusa nei
climi temperati
ed artici, che può raggiungere i 2,5 m di diametro. Lo stadio polipoide è
molto spesso ridotto e nella
Stygiomedusa e
Pelagia noctiluca, specie
oloplanctoniche, risulta invece assente.
Nei
Cubozoi, la struttura dell'ombrello è di forma cubica con
simmetria tetraradiale. Le
cubomeduse,
diffuse nei mari tropicali, sono di piccole dimensioni, raggiungendo al
massimo i 14 cm con la
Chironex fleckeri, tuttavia sono molto pericolose e talvolta mortali
anche per l'uomo, che le ha così soprannominate "vespe di mare".
Lo stadio medusoide si trova invece assente negli Cnidari della classe
Anthozoa
e in alcune specie di
Idrozoi (p.es. l'Hydra),
dove in molti altri casi prevale la forma polipoide coloniale e l'idromedusa è
di dimensione e vita ridotta.
Rappresentazione schematica di un idromedusa: 1.- Ectoderma; 2.-
Mesoglea; 3.- Gastroderma; 4.- Cavità gastro-vascolare; 5.- Canale
radiale; 6.- Canale circolare; 7.- Tentacolo; 8.- Velo; 9.- Anello
nervoso esterno; 10.- Anello nervoso interno; 11.- Gonade; 12.-
Manubrio; 13.- Bocca; 14.- Esombrella; 15.- Subombrella.
Confronto tra la forma di polipo e di medusa
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La forma generica di una medusa è quella di un polipo rovesciato. Può
essere immaginata come un sacco leggermente appiattito, dove si riconoscono
una zona superiore convessa, l'esombrella, ed una regione inferiore
concava, detta subombrella, al cui centro è posta la
bocca che si collega alla cavità gastrovascolare mediante una
struttura tubulare chiamata manubrium. Dal margine subombrellare si
propagano dei tentacoli urticanti a scopo di difesa e di
predazione.
Le meduse hanno il corpo composto principalmente da acqua (circa il 98%).
Capacità urticanti
I loro tentacoli ospitano delle particolari
cellule,
gli cnidociti, che funzionano una volta sola, per cui devono essere
rigenerate. Hanno funzioni difensive ma soprattutto offensive (per paralizzare
la preda). Esse si attivano quando vengono toccate, grazie a un
meccanorecettore detto cnidociglio, ed estroflettono dei filamenti
urticanti detti cnidae. Le cnidae possono essere di diverso tipo:
nematocisti o
spirocisti, e sono collegate ad appositi
organuli,
cnidoblasti che contengono un liquido urticante. Le cnidae, in genere,
inoculano una sostanza che uccide la preda per
shock anafilattico. Il liquido urticante ha azione neurotossica o
emolliente, la cui natura può variare a seconda della specie, ma di solito è
costituita da una miscela di tre proteine a effetto sinergico:
ipnossina,
talassina e
congestina. L'ipnossina ha effetto anestetico, quindi paralizzante; la
talassina ha un comportamento allergenico che causa una risposta
infiammatoria; la congestina paralizza l'apparato circolatorio e respiratorio.
Anche se non tutte le meduse sono urticanti, alcune, come le cubomeduse,
sono particolarmente pericolose per l'uomo: in taluni casi possono causare
anche la morte per shock anafilattico.
Ciclo vitale degli Scifozoi.
Riproduzione
La
riproduzione delle meduse è di
tipo sessuale, cioè avviene per tramite di
gameti che
generalmente vengono emessi nell'ambiente esterno, dove la
fecondazione ha luogo.
Negli Scifozoi si possono distinguere varie fasi:
- la femmina depone le
uova nel mare;
- il maschio libera gli
spermatozoi che le fecondano;
- dallo
zigote nasce la
planula,
una larva che
scende e si fissa sul fondale dove poi successivamente assume la forma di un
polipo e prende il nome di
scifostoma (simile ad una
attinia);
- lo scifostoma si divide in seguito in
efire, giovani meduse che diventeranno adulte.
Predatori naturali delle meduse sono soprattutto i
cetacei, i
pesci palla e le
tartarughe marine, che ormai scarseggiano nel
Mediterraneo. Alcuni pesci, come i "sugarelli"
nei nostri mari, sono immuni al veleno e usano le meduse a mo' di nascondiglio
dai possibili pericoli, utilizzandone addirittura la cavità digerente per
depositare le proprie uova da cui nasceranno i piccoli.
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