Lo sviluppo sostenibile è una forma di
sviluppo
(che comprende lo
sviluppo economico, delle
città,
delle
comunità eccetera) che non compromette la possibilità delle future
generazioni di perdurare nello sviluppo, preservando la qualità e la
quantità del patrimonio e delle riserve
naturali
(che sono esauribili, mentre le risorse sono considerabili come
inesauribili). L'obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico
compatibile con l'equità
sociale e gli
ecosistemi, operante quindi in regime di
equilibrio ambientale.
Prima definizione del concetto
La prima definizione in ordine temporale è stata quella contenuta nel
rapporto Brundtland (dal nome della presidente della Commissione, la
norvegese
Gro Harlem Brundtland) del
1987 e poi
ripresa dalla
Conferenza mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell'ONU
(World
Commission on Environment and Development,
WCED)
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« lo
Sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del
presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future
di soddisfare i propri bisogni » |
|
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Schema dello sviluppo sostenibile, alla confluenza di tre
preoccupazioni.
Sebbene questa dichiarazione sintetizzi, in maniera molto semplificata,
alcuni aspetti importanti del rapporto tra sviluppo economico, equità
sociale, rispetto dell'ambiente, non può essere operabile.
È la cosiddetta regola dell' equilibrio delle tre "E":
ecologia,
equità,
economia.
Tale definizione parte da una visione
antropocentrica, infatti al centro della questione non è tanto l'ecosistema,
e quindi la sopravvivenza e il benessere di tutte le specie viventi, ma
piuttosto le generazioni umane. Ecco perché la sola definizione che può
essere operazionabile è quella che dice cosi: un processo
socio-ecologico caratterizzato per un comportamento alla ricerca di ideali.
Evoluzioni del concetto
Una successiva definizione di sviluppo sostenibile, in cui è inclusa
invece una visione più globale, è stata fornita, nel
1991, dalla
World Conservation Union, UN Environment Programme and World Wide Fund for
Nature, che lo identifica come
|
« ...un
miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di
carico degli ecosistemi di supporto, dai quali essa dipende » |
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Nello stesso anno
Hermann Daly ricondusse lo sviluppo sostenibile a tre condizioni
generali concernenti l'uso delle risorse naturali da parte dell'uomo:
- il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere
superiore al loro tasso di rigenerazione;
- l'immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell'ambiente non
deve superare la capacità di carico dell'ambiente stesso;
- lo stock di risorse non rinnovabili deve restare costante nel tempo.
In tale definizione, viene introdotto anche un concetto di "equilibrio"
auspicabile tra uomo ed ecosistema.
Nel 1994,
l'ICLEI (International
Council for Local Environmental Initiatives) ha fornito un'ulteriore
definizione di sviluppo sostenibile: “Sviluppo che offre servizi
ambientali, sociali ed economici di base a tutti i membri di una comunità,
senza minacciare l'operabilità dei sistemi naturali, edificato e sociale
da cui dipende la fornitura di tali servizi”. Ciò significa che le tre
dimensioni economiche, sociali ed ambientali sono strettamente correlate,
ed ogni intervento di programmazione deve tenere conto delle reciproche
interrelazioni. L'ICLEI,
infatti, definisce lo sviluppo sostenibile come lo sviluppo che fornisce
elementi ecologici, sociali ed opportunità economiche a tutti gli abitanti
di una comunità, senza creare una minaccia alla vitalità del sistema
naturale, urbano e sociale che da queste opportunità dipendono.
Nel 2001,
l'UNESCO
ha ampliato il concetto di sviluppo sostenibile indicando che "la
diversità culturale è necessaria per l'umanità quanto la biodiversità per
la natura (...) la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo
inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per
condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale,
emozionale, morale e spirituale". (Art 1 e 3, Dichiarazione Universale
sulla Diversità Culturale, UNESCO, 2001). In questa visione, la diversità
culturale diventa il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile, accanto
al tradizionale equilibrio delle tre E.
Il rapporto Brundtland ha ispirato alcune importanti conferenze delle
Nazioni Unite, documenti di programmazione economica e legislazioni
nazionali ed internazionali.
Per favorire lo sviluppo sostenibile sono in atto molteplici attività
ricollegabili sia alle
politiche
ambientali dei singoli stati e delle organizzazioni sovranazionali sia a
specifiche attività collegate ai vari settori dell'ambiente
naturale.
In particolare, il nuovo concetto di sviluppo sostenibile proposto
dall'UNESCO ha contribuito a generare approcci multidisciplinari sia nelle
iniziative politiche che nella
ricerca. Un esempio molto recente è la rete di eccellenza Sviluppo
sostenibile in un mondo diverso
SUS.DIV, finanziata dall'Unione
Europea e coordinata dalla
Fondazione Eni Enrico Mattei o pure quest'altro: Sistemi Sostenibili
Internazionali
[1].
Critiche
Il concetto di Sviluppo sostenibile è aspramente criticato da
Serge Latouche,
Maurizio Pallante e dai movimenti facenti capo alla teoria della
Decrescita. Essi ritengono impossibile pensare uno sviluppo economico
basato sui continui incrementi di produzione di merci che sia anche in
sintonia con la preservazione dell'ambiente. In particolare, ammoniscono i
comportamenti delle società occidentali che, seguendo l'ottica dello
sviluppo sostenibile, si trovano ora di fronte al paradossale problema di
dover consumare più del necessario pur di non scalfire la crescita dell'economia
di mercato, con conseguenti numerosi problemi ambientali:
sovrasfruttamento delle risorse naturali, aumento dei rifiuti,
mercificazione dei beni. Il tutto, a loro modo di vedere, non è quindi
compatibile con la sostenibilità ambientale: ritengono lo sviluppo
sostenibile una teoria superata, in ogni caso non più applicabile alle
moderne economie mondiali.
Il protocollo di Kyōto
È stato creato e ratificato nel
1997 un
accordo internazionale noto come
protocollo di Kyōto, con il quale 169
nazioni
del mondo si sono impegnate a ridurre le emissioni di
gas
serra per rimediare ai
cambiamenti climatici in atto. Grandi assenti furono gli
Stati Uniti, i primi produttori di gas serra nel mondo. Per
raggiungere questi obiettivi ora si lavora su due vie:
ISO 26000: Responsabilità sociale e sviluppo
sostenibile
E' ormai prossima (novembre 2009) la pubblicazione della norma ISO
26000 "Guida sulla responsabilità sociale" che intende fornire una guida
mirata a responsabilizzare tutti i tipi di organizzazioni sull'impatto
delle loro attività sulla società e sull'ambiente, affinché tali attività
siano condotte in una modalità che, in accordo con le leggi applicabili,
sia basata su un comportamento etico e sia consistente con gli interessi
della società e di uno sviluppo sostenibile.
ISO 9004: Qualità verso la sostenibilità
L'evoluzione dei modelli organizzativi stanno recependo con forte
attenzione il tema dello sviluppo sostenibile.
La nuova revisione della norma
ISO 9004, da decenni di riferimento internazionale per i Sistemi di
gestione per la qualità in ambito aziendale e non, da "Linea guida per il
miglioramento delle prestazioni" (nella revisione 2000) sarà intitolata "Managing
for sustainability" (nella revisione prevista per gennaio 2009) proprio
con l'intenzione di fornire alle organizzazioni una linea guida per
conseguire un successo sostenibile.
Nella stessa norma vien proposta la definizione di "sostenibile" come
"capacità di un'organizzazione o di un'attività di mantenere e sviluppare
le proprie prestazioni nel lungo periodo" attraverso un bilanciamento
degli interessi economico-finanziari con quelli ambientali.
Manutenzione: una speranza per il futuro del
mondo
La manutenzione può rappresentare una speranza per il futuro del mondo,
stimolando i cittadini a conservare, a ridurre lo spreco, ad agire in
sicurezza, a condurre un’esistenza sostenibile che renda vivibili le
nostre città ed efficienti quanto virtuose le nostre fabbriche, nel
rispetto dell’ambiente e della vita umana.
Nel rapporto di Donella Meadows per il Club di Roma ("I Limiti dello
sviluppo"), circa quaranta anni fa, si osservò che “la cultura del
mantenimento è l’unica alternativa allo sviluppo incontrollato delle
attività produttive che porterà al disastro l’umanità”.
Lo sviluppo sostenibile secondo la legge
italiana
Il Concetto di sviluppo sostenibile in Italia, alla luce del
Dlgs
n. 152 del 03/04/2006 con le modifiche apportate dal
Dlgs n. 4 del 16/01/2008, è così definito:
- Art. 3-quater (Principio dello sviluppo sostenibile)
- Ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente
codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine
di garantire all'uomo che il soddisfacimento dei bisogni delle
generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le
possibilità delle generazioni future.
- Anche l'attività della
pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la
migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile,
per cui nell'ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e
privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela
dell'ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di
prioritaria considerazione.
- Data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra natura
e attività umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve
consentire di individuare un equilibrato rapporto, nell'ambito delle
risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere,
affinché nell'ambito delle dinamiche della produzione e del consumo si
inserisca altresì il principio di solidarietà per salvaguardare e per
migliorare la qualità dell'ambiente anche futuro.
- La risoluzione delle questioni che involgono aspetti ambientali deve
essere cercata e trovata nella prospettiva di garanzia dello sviluppo
sostenibile, in modo da salvaguardare il corretto funzionamento e
l'evoluzione degli ecosistemi naturali dalle modificazioni negative che
possono essere prodotte dalle attività umane.
Bibliografia
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- Saltini Antonio, Politica del territorio in Emilia Romagna. La
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- Saltini Antonio, Due rivali contendono il Pianeta: l'uomo e
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- Slaughter, Richard A., The Knowledge Base of Futures Studies
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- Woodgate, Derek with Pethrick, Wayne R., Future Frequencies,
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-
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La sfida del secolo, Mondadori, 2006
- Wolfgang Sachs, "Dizionario dello Sviluppo" ( edizione italiana a
cura di Alberto Tarozzi, traduzione di Marco Giovagnoli), Torino, Gruppo
Abele 1998
- Gilbert Rist "Lo sviluppo. Storia di una credenza occidentale"
Bollati Boringhieri, Torino, 1997
- DLgs n°152 del 03/04/2006
- Dlgs n° 4 del 16/01/2008
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