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29/12/2005 Perchè gli Edifici del WTC e le Torri Gemelle sono crollati 3a (Steven E. Jones)

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I modelli computerizzati per le Torri, nello studio NIST, che comprende molte caratteristiche degli edifici e degli incendi dell’11 settembre, non sono per niente convincenti. Il rapporto Finale dice:

 

“Il Gruppo di Indagine ha delineato tre casi per ogni edificio combinando tre gradi di valori delle variabili interessate. Da un’analisi preliminare, impiegando i valori più bassi per le variabili, risulta chiaro che le torri probabilmente sarebbero rimaste in piedi. I casi di grado medio furono scartati dopo che i risultati degli impatti degli aerei furono confrontati con gli eventi osservati. I casi con i gradi minore (diventati caso A per il WTC 1 e caso C per il WTC 2) furono scartati dopo che le analisi della risposta strutturale dei sottosistemi principali furono confrontate con gli eventi osservati” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).


Il Rapporto NIST si presta a letture interessanti. I casi coi valori più bassi basati su dati empirici furono scartati perché non portavano al crollo degli edifici. Però “bisognava salvare l’ipotesi”, così furono provati casi coi valori più alti e le simulazioni erano stimolanti, come leggiamo nel rapporto NIST:

 

“I casi con valori alti (diventati Caso B per il WTC 1 e caso D per il WTC 2) furono usati per le analisi globali di ogni torre. Una serie completa di simulazioni fu dunque effettuata per i Casi B e D. Fino al punto in cui le simulazioni si scostavano dall’evidenza fotografica o dalla testimonianza oculare [per esempio a crollo avvenuto], i ricercatori aggiustarono i dati, ma solo entro lo spazio della realtà fisica. Così, ad esempio… le forze di spinta sulle colonne perimetrali dai pavimenti che si afflosciavano furono corretti” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta)...
Il ruolo primario dei pavimenti nel crollo delle torri fu di apportare delle spinte interne che indussero l’inarcamento verso l’interno delle colonne perimetrali (NIST, 2005, p. 180; enfasi aggiunta).


E’ divertente stimolare così un modello, fino al crollo degli edifici – finché uno non ottiene il risultato desiderato. Ma il risultato finale di queste simulazioni stimolate al computer non è soddisfacente, mi spiace signori. Notate che “ le forze di spinta sulle colonne perimetrali dai pavimenti che si afflosciavano furono corretti” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta) per fare in modo che le colonne perimetrali cedessero quanto bastava – si sospetta che questi furono proprio “aggiustati” a mano – sebbene gli esperti UK si rammaricassero che “le colonne centrali non possono sostenere le colonne esterne [cioé perimetrali] attraverso i pavimenti” (Lane and Lamont, 2005; enfasi aggiunta).

Concordo anche con le obiezioni di Kevin Ryan concernenti lo studio del NIST. Kevin Ryan, all’epoca dirigente agli Underwriters Laboratories (UL), puntualizza sul “non-crollo” dei modelli attuali basati sul WTC nella sua lettera a Frank Gayle del NIST:

 

“Come sicuramente sapete, la compagnia per la quale lavoro ha certificato i componenti d’acciaio usati nella costruzione degli edifici del WTC. Nel richiedere informazioni da dirigenti d’affari sia del nostro CEO sia della Fire Protection l’anno scorso… mi hanno suggerito di essere pazienti e di comprendere che l’UL lavorava col vostro gruppo… Mi rendo conto dei tentativi dell’UL di essere d’aiuto, incluse prove su modelli di strutture dei pavimenti. Ma i risultati di queste prove… indicano che gli edifici avrebbero dovuto resistere facilmente allo stress termico causato da… oggetti in fiamme [propellente aereo, carta, ecc]” (Ryan, 2004).


Che i modelli della struttura del WTC degli Underwriter Laboratories (UL), sottoposti ad incendio, non abbiano ceduto è ammesso anche dal rapporto finale NIST:

 

Il NIST stipulò un contratto con gli Underwriters Laboratory Inc. per effettuare delle prove al fine di ottenere informazioni sulla resistenza al fuoco di strutture come quelle delle torri del WTC… Tutti e quattro i campioni hanno resistito al carico massimo di progettazione per circa due ore senza crollare Il Gruppo d’Indagine era cauto nel servirsi di questi risultati direttamente nella formulazione dell’ipotesi del collasso. Oltre alle questioni spinose sollevate dai risultati delle prove, gli incendi nelle Torri l’11 settembre, e la risultante rivelazione sui dispositivi dei piani, erano sostanzialmente differenti dalle condizioni nei forni dei test. Tuttavia i risultati [delle prove empiriche] stabilirono che questo tipo di costruzione poteva sopportare un notevole peso, senza crollare, per un periodo di tempo considerevole in rapporto alla durata degli incendi in ogni posizione l’11 settembre (NIST, 2005, p. 141; enfasi aggiunta).


Allora il gruppo NIST come giustifica i crolli dei WTC, quando i modelli effettivi non arrivano a crollare e ci sono zero esempi di crolli per incendio tra i grattacieli? Facile, il NIST macchinò delle ipotesi fatte al computer per dei casi con valori molto alti, chiamati caso B e D (NIST, 2005, pp. 124-138). Ovviamente i dettagli ci vengono nascosti. Ed omettono di prendere in considerazione il fenomeno della natura completa, rapida e simmetrica dei crolli.

A dire il vero il NIST compie una sorprendente ammissione in una nota a margine della pagina 80 del proprio Rapporto Finale:

 

“Il soggetto dell’indagine era lo studio della successione degli eventi dall’istante dell’impatto degli aerei all’inizio del collasso di ogni torre. Per brevità in questo rapporto, si indica questa successione come “probabile sequenza di crollo”, sebbene non includa in effetti il comportamento strutturale della torre dopo che vennero raggiunte le condizioni per il crollo” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).


Ancora, a pagina 142, il NIST ammette che la loro simulazione al computer va avanti solo finché l’edificio è “in bilico, pronto al crollo”, ignorando così ogni dato da qui in poi.

I risultati erano una simulazione del deterioramento strutturale di ogni torre dal momento dell’impatto dell’aereo al momento in cui l’edificio diventava instabile, cioé, pronto al crollo (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).


Che ne è del susseguente crollo completo, rapido e simmetrico dell’edificio? Che ne è degli scoppi visti? Che ne è dell’antenna che cade prima di ogni altra cosa nella Torre Nord? Che ne è del metallo fuso visto nella zona dei seminterrati a grandi chiazze sia nelle Torri che nel WTC 7? Non ha importanza: il NIST infatti non discute tutti i dati successivi al punto in cui l’edificio si trovò “in bilico, pronto a crollare”. Be’, alcuni di noi vorrebbero vedere TUTTI i dati, senza simulazioni al computer che siano “arrangiate” per farle corrispondere al risultato voluto.

13. Kevin Ryan, che suona un campanello d’allarme dagli Underwriters Laboratories, ha esposto le sue analisi statistiche in una lettera recente concernente il rapporto NIST, sostenendo che andrebbero calcolate le probabilità di un inizio del crollo (Ryan, 2005). Da nessuna parte il NIST fornisce una simile analisi delle probabilità per il proprio modello di crollo senza esplosivo. L’analisi di Ryan è che la probabilità che incendi e danni (la “teoria ufficiale”) potessero causare un completo crollo delle Torri è inferiore a una su mille miliardi, e che la probabilità è ancora più bassa se si include nel calcolo il WTC 7 (Ryan, 2005). Né il NIST (o la FEMA o la Commissione 11 Settembre) fa alcuna menzione del metallo fuso trovato nei seminterrati dei tre edifici (WTC 1, 2 e 7).

Allora questo cosa ci dice? Io sono fermamente d’accordo con Kevin Ryan

Steven E. Jones
Department of Physics and Astronomy
Brigham Young University
Provo, UT 84604

Titolo originale: Why Indeed Did the WTC Buildings Collapse?

Note: Prof. David Ray Griffin has written a complementary paper on this topic, available at:
http://911review.com/articles/griffin/nyc1.html

Prof. James H. Fetzer has also written complementary paper on this topic, available at:
http://www.d.umn.edu/%7Ejfetzer/fetzerexpandedx.doc

Prof. Steven E. Jones will provide an invited seminar open to the public at Utah Valley State College in Orem, Utah, on February 1, 2006:
"9/11 Revisited: Scientific and Ethical Questions"
Steven E. Jones, Professor of Physics, Brigham Young University, 7:00-8:30 p.m., CS 404 (Center for the Study of Ethics, Cosponsored with the School of Science and Health)

The views in this paper are the sole responsibility of the author (not Brigham Young University).

Link:http://www.physics.byu.edu/research/energy/htm7.html

Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di ORIENTE

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