I modelli computerizzati per le Torri, nello studio NIST, che
comprende molte caratteristiche degli edifici e degli incendi
dell’11 settembre, non sono per niente convincenti. Il rapporto
Finale dice:
“Il Gruppo di Indagine ha delineato tre casi per ogni edificio
combinando tre gradi di valori delle variabili interessate. Da
un’analisi preliminare, impiegando i valori più bassi per le
variabili, risulta chiaro che le torri probabilmente sarebbero
rimaste in piedi. I casi di grado medio furono scartati dopo che
i risultati degli impatti degli aerei furono confrontati con gli
eventi osservati. I casi con i gradi minore (diventati caso A
per il WTC 1 e caso C per il WTC 2) furono scartati dopo che le
analisi della risposta strutturale dei sottosistemi principali
furono confrontate con gli eventi osservati” (NIST, 2005, p.
142; enfasi aggiunta).
Il Rapporto NIST si presta a letture interessanti. I casi coi
valori più bassi basati su dati empirici furono scartati perché
non portavano al crollo degli edifici. Però “bisognava salvare
l’ipotesi”, così furono provati casi coi valori più alti e le
simulazioni erano stimolanti, come leggiamo nel rapporto NIST:
“I casi con valori alti (diventati Caso B per il WTC 1 e caso D
per il WTC 2) furono usati per le analisi globali di ogni torre.
Una serie completa di simulazioni fu dunque effettuata per i
Casi B e D. Fino al punto in cui le simulazioni si scostavano
dall’evidenza fotografica o dalla testimonianza oculare [per
esempio a crollo avvenuto], i ricercatori aggiustarono i dati,
ma solo entro lo spazio della realtà fisica. Così, ad esempio…
le forze di spinta sulle colonne perimetrali dai pavimenti che
si afflosciavano furono corretti” (NIST, 2005, p. 142;
enfasi aggiunta)...
Il ruolo primario dei pavimenti nel crollo delle torri fu di
apportare delle spinte interne che indussero l’inarcamento verso
l’interno delle colonne perimetrali (NIST, 2005, p. 180;
enfasi aggiunta).
E’ divertente stimolare così un modello, fino al crollo degli
edifici – finché uno non ottiene il risultato desiderato. Ma il
risultato finale di queste simulazioni stimolate al computer non è
soddisfacente, mi spiace signori. Notate che “ le forze di
spinta sulle colonne perimetrali dai pavimenti che si
afflosciavano furono corretti” (NIST, 2005, p. 142; enfasi
aggiunta) per fare in modo che le colonne perimetrali cedessero
quanto bastava – si sospetta che questi furono proprio
“aggiustati” a mano – sebbene gli esperti UK si rammaricassero che
“le colonne centrali non possono sostenere le colonne esterne [cioé
perimetrali] attraverso i pavimenti” (Lane and Lamont, 2005;
enfasi aggiunta).
Concordo anche con le obiezioni di Kevin Ryan concernenti lo
studio del NIST. Kevin Ryan, all’epoca dirigente agli Underwriters
Laboratories (UL), puntualizza sul “non-crollo” dei modelli
attuali basati sul WTC nella sua lettera a Frank Gayle del NIST:
“Come sicuramente sapete, la compagnia per la quale lavoro ha
certificato i componenti d’acciaio usati nella costruzione degli
edifici del WTC. Nel richiedere informazioni da dirigenti
d’affari sia del nostro CEO sia della Fire Protection l’anno
scorso… mi hanno suggerito di essere pazienti e di comprendere
che l’UL lavorava col vostro gruppo… Mi rendo conto dei
tentativi dell’UL di essere d’aiuto, incluse prove su modelli
di strutture dei pavimenti. Ma i risultati di queste prove…
indicano che gli edifici avrebbero dovuto resistere facilmente
allo stress termico causato da… oggetti in fiamme [propellente
aereo, carta, ecc]” (Ryan, 2004).
Che i modelli della struttura del WTC degli Underwriter
Laboratories (UL), sottoposti ad incendio, non abbiano ceduto è
ammesso anche dal rapporto finale NIST:
Il NIST stipulò un contratto con gli Underwriters Laboratory
Inc. per effettuare delle prove al fine di ottenere informazioni
sulla resistenza al fuoco di strutture come quelle delle torri
del WTC… Tutti e quattro i campioni hanno resistito al carico
massimo di progettazione per circa due ore senza crollare…
Il Gruppo d’Indagine era cauto nel servirsi di questi risultati
direttamente nella formulazione dell’ipotesi del collasso. Oltre
alle questioni spinose sollevate dai risultati delle prove, gli
incendi nelle Torri l’11 settembre, e la risultante rivelazione
sui dispositivi dei piani, erano sostanzialmente differenti
dalle condizioni nei forni dei test. Tuttavia i risultati
[delle prove empiriche] stabilirono che questo tipo di
costruzione poteva sopportare un notevole peso, senza crollare,
per un periodo di tempo considerevole in rapporto alla durata
degli incendi in ogni posizione l’11 settembre (NIST, 2005,
p. 141; enfasi aggiunta).
Allora il gruppo NIST come giustifica i crolli dei WTC, quando i
modelli effettivi non arrivano a crollare e ci sono zero esempi di
crolli per incendio tra i grattacieli? Facile, il NIST macchinò
delle ipotesi fatte al computer per dei casi con valori molto
alti, chiamati caso B e D (NIST, 2005, pp. 124-138). Ovviamente i
dettagli ci vengono nascosti. Ed omettono di prendere in
considerazione il fenomeno della natura completa, rapida e
simmetrica dei crolli.
A dire il vero il NIST compie una sorprendente ammissione in una
nota a margine della pagina 80 del proprio Rapporto Finale:
“Il soggetto dell’indagine era lo studio della successione degli
eventi dall’istante dell’impatto degli aerei all’inizio del
collasso di ogni torre. Per brevità in questo rapporto, si
indica questa successione come “probabile sequenza di crollo”,
sebbene non includa in effetti il comportamento strutturale
della torre dopo che vennero raggiunte le condizioni per il
crollo” (NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).
Ancora, a pagina 142, il NIST ammette che la loro simulazione
al computer va avanti solo finché l’edificio è “in bilico, pronto
al crollo”, ignorando così ogni dato da qui in poi.
I risultati erano una simulazione del deterioramento strutturale
di ogni torre dal momento dell’impatto dell’aereo al momento
in cui l’edificio diventava instabile, cioé, pronto al crollo
(NIST, 2005, p. 142; enfasi aggiunta).
Che ne è del susseguente crollo completo, rapido e simmetrico
dell’edificio? Che ne è degli scoppi visti? Che ne è dell’antenna
che cade prima di ogni altra cosa nella Torre Nord? Che ne è del
metallo fuso visto nella zona dei seminterrati a grandi chiazze
sia nelle Torri che nel WTC 7? Non ha importanza: il NIST infatti
non discute tutti i dati successivi al punto in cui l’edificio si
trovò “in bilico, pronto a crollare”. Be’, alcuni di noi
vorrebbero vedere TUTTI i dati, senza simulazioni al computer che
siano “arrangiate” per farle corrispondere al risultato voluto.
13. Kevin Ryan, che suona un campanello d’allarme dagli
Underwriters Laboratories, ha esposto le sue analisi statistiche
in una lettera recente concernente il rapporto NIST, sostenendo
che andrebbero calcolate le probabilità di un inizio del crollo (Ryan,
2005). Da nessuna parte il NIST fornisce una simile analisi delle
probabilità per il proprio modello di crollo senza esplosivo.
L’analisi di Ryan è che la probabilità che incendi e danni (la
“teoria ufficiale”) potessero causare un completo crollo delle
Torri è inferiore a una su mille miliardi, e che la
probabilità è ancora più bassa se si include nel calcolo il WTC 7
(Ryan, 2005). Né il NIST (o la FEMA o la Commissione 11 Settembre)
fa alcuna menzione del metallo fuso trovato nei seminterrati dei
tre edifici (WTC 1, 2 e 7).
Allora questo cosa ci dice? Io sono fermamente d’accordo con Kevin Ryan
Steven E. Jones
Department of Physics and Astronomy
Brigham Young University
Provo, UT 84604
Titolo originale: Why Indeed Did the WTC Buildings Collapse?
Note: Prof. David Ray Griffin has written a complementary paper on this topic,
available at:
http://911review.com/articles/griffin/nyc1.html
Prof. James H. Fetzer has also written complementary paper on this topic,
available at:
http://www.d.umn.edu/%7Ejfetzer/fetzerexpandedx.doc
Prof. Steven E. Jones will provide an invited seminar open to the public at Utah
Valley State College in Orem, Utah, on February 1, 2006:
"9/11 Revisited: Scientific and Ethical Questions"
Steven E. Jones, Professor of Physics, Brigham Young University, 7:00-8:30 p.m.,
CS 404 (Center for the Study of Ethics, Cosponsored with the School of Science
and Health)
The views in this paper are the sole responsibility of the author (not Brigham
Young University).
Link:http://www.physics.byu.edu/research/energy/htm7.html
Traduzione per comedonchisciotte.org a cura di ORIENTE
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