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24/07/2006 Chi è Osama Bin Laden II (Michel Chossudovsky, Global Research,  http://www.globalresearch.ca, visto su www.comedonchisciotte.org)

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Sulla scia della guerra fredda

Finita la guerra fredda, la regione dell'Asia centrale è strategica non solo per le sue grandi riserve petrolifere. Essa produce anche tre quarti dell'oppio mondiale, che rappresentano introiti di molti miliardi di dollari per i cartelli d'affari, le istituzioni finanziarie, le agenzie di spionaggio e il crimine organizzato. Il ricavato annuale del traffico del Golden Crescent (tra 100 e 200 miliardi di dollari) costituisce circa un terzo del mercato annuale mondiale dei narcotici, che le Nazioni unite stimano dell'ordine di 500 miliardi di dollari (14).

Con la disintegrazione dell'Unione sovietica, nella produzione dell'oppio si è verificata una nuova ondata (Secondo le stime delle Nazioni Unite, la produzione di oppio in Afghanistan nel periodo 1998-99 -- in coincidenza con la formazione delle insorgenza armate nelle ex repubbliche sovietiche -- raggiunse un record di 4.600 tonnellate) (15). Potenti cartelli d'affari nell'ex Unione sovietica alleati con il crimine organizzato sono in competizione per il controllo strategico sulle rotte dell'eroina.

L'estesa rete di intelligence militare dell'Isi non è stata smantellata dopo la guerra fredda. La Cia ha continuato a sostenere la jihad islamica fuori del Pakistan. Nuove iniziative segrete sono state avviate in Asia centrale, nel Caucaso e nei Balcani. L'apparato militare e di intelligence del Pakistan essenzialmente "è servito come catalizzatore per la disintegrazione dell'Unione sovietica e l'emergere di sei nuove repubbliche islamiche in Asia centrale" (16).

Nel frattempo, i missionari islamici della setta Wahhabi dell'Arabia saudita si erano stabiliti nelle repubbliche islamiche e all'interno della federazione russa invadendo le istituzioni dello Stato secolare. Nonostante la sua ideologia anti-americana, il fondamentalismo islamico serviva largamente gli interessi strategici di Washington nell'ex-Unione sovietica.

Successivamente al ritiro delle truppe sovietiche nel 1989, la guerra civile in Afghanistan è continuata inesorabile. I Taleban erano sostenuti dai Deobandi pakistani e dal loro partito politico, lo Jamiat-ul-Ulema-e-Islam (Jui). Nel 1993, lo Jui è entrato nella coalizione di governo della prima ministra Benazzir Bhutto. Furono istituiti legami fra Jui, esercito e Isi. Nel 1995, con la caduta del governo Hezb-I-Islami Hektmatyar a Kabul, i Taleban hanno non solo installato un governo islamico oltranzista, ma hanno anche "consegnato il controllo dei campi di addestramento in Afghanistan a fazioni Jui..." (17).

E lo Jui, con il sostegno dei movimenti sauditi Wahhabi, ha giocato un ruolo chiave nel reclutare volontari che combattessero nei Balcani e nell'ex Unione sovietica.

Il Jane Defense Weekly conferma a questo proposito che "la metà degli uomini e dell'equipaggiamento dei Taleban proviene dal Pakistan mediante l'Isi" (18).

In effetti, sembrerebbe che dopo la ritirata dei sovietici entrambe le fazioni della guerra civile afghana abbiano continuato a ricevere sostegno occulto attraverso l'Isi pakistano. (19).

In altre parole, sostenuto dall'intelligence militare pakistana (Isi) che a sua volta è controllata dalla Cia, lo stato islamico Talebano è stato largamente funzionale agli interessi geopolitici americani. Il traffico del Golden Crescent è stato anch'esso usato per finanziare ed equipaggiare l'Esercito musulmano bosniaco (a partire dai primi anni '90) e l'esercito di liberazione del Kosovo (Kla). Esistono prove che, negli ultimi mesi, i mercenari mujahideen stanno combattendo nei ranghi dei terroristi Kla-Nla in Macedonia.

Questo spiega perché Washington ha chiuso gli occhi sul regno del terrore imposto dai Taleban, inclusi i plateali attacchi ai diritti delle donne, la chiusura delle scuole per le bambine, i licenziamenti femminili dagli impieghi pubblici e l'imposizione delle "leggi punitive della Sharia" (20).



[Combattenti talebani]


La guerra in Cecenia

Per quanto riguarda la Cecenia, i principali leader ribelli Shamil Basayev e Al Khattab sono stati addestrati e indottrinati in campi sponsorizzati dalla Cia in Afghanistan e Pakistan. Secondo Yossef Bodansky, direttore della Task Force del Congresso americano sul terrorismo e la guerra non convenzionale, la guerra in Cecenia era stata pianificata durante un summit segreto di Hizb Allah International tenuto nel 1996 a Mogadiscio, in Somalia (21). Al summit hanno partecipato Osama bin Laden e funzionari di alto livello dell'intelligence iraniana e pakistana. Sotto questo aspetto, il coinvolgimento dell'Isi pakistano in Cecenia "va molto oltre la fornitura ai ceceni di armi e expertise: l'Isi e i suoi rappresentanti fondamentalisti islamici sono coloro che in effetti comandano in questa guerra" (22).

La principale rotta degli oleodotti della Russia transita attraverso la Cecenia e il Dagestan. Nonostante la sbrigativa condanna da parte di Washington del terrore islamico, i beneficiari indiretti della guerra in Cecenia sono i conglomerati petroliferi anglo-americani, che competono per il controllo sulle risorse petrolifere e i corridoi degli oleodotti provenienti dal bacino del Mar Caspio.

I due principali eserciti ribelli ceceni, guidati rispettivamente dal comandante Shamil Basayev e Emir Khattab e stimati in 35.000 uomini, sono stati sostenuti dall'Isi, che ha anche giocato un ruolo chiave nell'organizzare e addestrare l'esercito ribelle ceceno:

 

"[Nel 1994] l'Isi pakistano ha fatto in modo che Basayev e i suoi fidati luogotenenti ricevessero un intensivo indottrinamento islamico e l'addestramento alla guerriglia nella provincia Khost dell'Afghanistan presso il campo di Amir Muawia, creato all'inizio degli anni '80 dalla Cia e dall'Isi e gestito dal famoso signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. Nel luglio 1994, dopo aver completato la preparazione ad Amir Muawia, Basayev è stato trasferito al campo Markaz-i-Dawar in Pakistan per essere addestrato in tecniche avanzate di guerriglia. In Pakistan, Basayev ha incontrato i più alti ufficiali militari e di intelligence pakistani: il ministro della difesa generale Aftab Shahban Mirani, il ministro dell'interno generale Naserullah Babar, e il capo del settore dell'Isi incaricato di sostenere le cause islamiche, generale Javed Ashraf (ora tutti in pensione). I rapporti ad alto livello si sono dimostrati molto utili per Basayev" (23).


Dopo il suo lavoro di addestramento e indottrinamento, Basayev è stato assegnato a guidare l'assalto contro le truppe federali russe nella prima guerra cecena nel 1995. La sua organizzazione aveva anche sviluppato forti collegamenti con gruppi criminali a Mosca, nonché legami con il crimine organizzato albanese e l'esercito di liberazione del Kosovo. Nel 1997-98, secondo il servizio di sicurezza federale russo (Fsb) "i signori della guerra ceceni hanno cominciato ad acquistare beni immobili in Kosovo... attraverso svariate ditte immobiliari come copertura in Jugoslavia" (24).

L'organizzazione di Basayev è stata anche coinvolta in una quantità di attività illegali tra cui narcotici, intercettazioni illegali e sabotaggio degli oleodotti russi, rapimenti, prostituzione, commercio di dollari falsi e contrabbando di materiali nucleari (vedi "Mafia linked to Albania's collapsed pyramids" (25)). Accanto all'esteso riciclaggio di soldi della droga, gli introiti di varie attività illecite sono stati destinati al reclutamento di mercenari e all'acquisto di armi.

Durante il suo addestramento in Afghanistan, Shamil Basayev è entrato in contatto con "Al Khattab", il comandante mujahideen veterano, nato in Arabia Saudita, che aveva combattuto come volontario in Afghanistan. Solo pochi mesi dopo il ritorno di Basayev a Grozny, Khattab è stato invitato (all'inizio del 1995) a creare una base militare in Cecenia per l'addestramento dei combattenti mujahideen. Secondo la Bbc, l'incarico di Khattab in Cecenia era stato "organizzato attraverso l'[International] Islamic Relief Organisation, un'organizzazione religiosa militante con base in Arabia Saudita finanziata da moschee e ricchi individui che hanno spedito fondi in Cecenia" (26).

 

Fra la Cia e l'Fbi

Dall'epoca della guerra fredda, Washington ha appoggiato consapevolmente Osama bin Laden, inserendolo allo stesso tempo nella lista dei "most wanted" dell'Fbi come principale terrorista al mondo.

Mentre i mujahideen sono occupati a combattere la guerra dell'America nei Balcani e nell'ex Unione Sovietica, l'Fbi - operando come una forza di polizia con base negli Usa - sta combattendo una guerra interna contro il terrorismo, agendo per alcuni aspetti indipendentemente dalla Cia che ha, dalla guerra in Afghanistan in poi, sostenuto il terrorismo internazionale attraverso le sue operazioni segrete.

Per una crudele ironia, mentre la jihad islamica - definita dall'amministrazione Bush come una "minaccia all'America" - viene criticata per gli attacchi terroristici sul World Trade Centre e il Pentagono, queste stesse organizzazioni islamiche costituiscono uno strumento chiave delle operazioni americane militari-di intelligence nei Balcani e nella ex Unione Sovietica.

Dopo gli attacchi terroristici a New York e Washington, la verità deve prevalere per impedire che l'amministrazione Bush, e i suoi partner della Nato, si imbarchino in una avventura militare che minaccia il futuro dell'umanità.

NOTE

1. Hugh Davies, International: "'Informers' point the finger at bin Laden; Washington on alert for suicide bombers", The Daily Telegraph, London, 24 agosto 1998.

2. Cfr. Fred Halliday, "The Un-great game: the Country that lost the Cold War, Afghanistan", New Republic, 25 marzo 1996.

3. Ahmed Rashid, "The Taliban: Exporting Extremism", Foreign Affairs, November-December 1999.

4. Steve Coll, Washington Post, 19 luglio 1992.

5. Dilip Hiro, "Fallout from the Afghan Jihad", Inter Press Services, 21 novembre 1995.

6. Weekend Sunday (NPR); Eric Weiner, Ted Clark; 16 agosto 1998.

7. Ibid.

8. Dipankar Banerjee; "Possible Connection of ISI With Drug Industry", India Abroad, 2 dicembre 1994.

9. Ibid.

10. Cfr. Diego Cordovez e Selig Harrison, Out of Afghanistan: The Inside Story of the Soviet Withdrawal, Oxford University Press, New York, 1995, e la recensione di Cordovez and Harrison in International Press Services, 22 agosto 1995.

11. Alfred McCoy, "Drug fallout: the Cia's Forty Year Complicity in the Narcotics Trade". The Progressive; 1 agosto 1997.

12. Ibid.

13. Ibid

14. Douglas Keh, "Drug Money in a changing World", Technical document no. 4, 1998, Vienna UNDCP, p. 4.

15. International Press Services, 22-8-1995.

16. Ahmed Rashid, The Taliban: Exporting Extremism, Foreign Affairs, November-December, 1999, p. 22.

17. Citato in Christian Science Monitor, 3-9-1998

18. Tim McGirk, "Kabul learns to live with its bearded conquerors", The Independent, Londra, 6-11-1996.

19 Vedi K. brahmanyam, "Pakistan is Pursuing Asian Goals", India Abroad, 3-11-1995.

20. Levon Sevunts, "Who's calling the shots? Chechen conflict finds Islamic roots in Afghanistan and Pakistan", 23 The Gazette, Montreal, 26-10- 1999.

21. Ibid

22. Ibid.

23. Ibid.

24. Vedi Vitaly Romanov e Viktor Yadukha, Chechen Front Moves To Kosovo Segodnia, Mosca, 23-2-2000.

25. The European, 13-2-1997. Vedi anche Itar-Tass, 4/5-1-2000.

26. BBC, 29-9-1999

Versione originale

Michel Chossudovsky
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link: http://www.globalresearch.ca/articles/CHO109C.html
12.09.2001

Versione italiana

Fonte: http://www.ilmanifesto.it
Link: http://www.ecn.org/carmelita/Immagini/war/dossierbl.htm

Traduzione di Marina Impallomeni. Pubblicato su il manifesto del 19 e 20 settembre 2001.

Indice

  • 24/07/2006 Chi è Osama Bin Laden I
  • 24/07/2006 Chi è Osama Bin Laden II

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