Sulla scia della guerra fredda
Finita la guerra fredda, la regione dell'Asia centrale è strategica non solo
per le sue grandi riserve petrolifere. Essa produce anche tre quarti dell'oppio
mondiale, che rappresentano introiti di molti miliardi di dollari per i cartelli
d'affari, le istituzioni finanziarie, le agenzie di spionaggio e il crimine
organizzato. Il ricavato annuale del traffico del Golden Crescent (tra 100 e 200
miliardi di dollari) costituisce circa un terzo del mercato annuale mondiale dei
narcotici, che le Nazioni unite stimano dell'ordine di 500 miliardi di dollari
(14).
Con la disintegrazione dell'Unione sovietica, nella produzione dell'oppio si è
verificata una nuova ondata (Secondo le stime delle Nazioni Unite, la produzione
di oppio in Afghanistan nel periodo 1998-99 -- in coincidenza con la formazione
delle insorgenza armate nelle ex repubbliche sovietiche -- raggiunse un record
di 4.600 tonnellate) (15). Potenti cartelli d'affari nell'ex Unione sovietica
alleati con il crimine organizzato sono in competizione per il controllo
strategico sulle rotte dell'eroina.
L'estesa rete di intelligence militare dell'Isi non è stata smantellata dopo la
guerra fredda. La Cia ha continuato a sostenere la jihad islamica fuori del
Pakistan. Nuove iniziative segrete sono state avviate in Asia centrale, nel
Caucaso e nei Balcani. L'apparato militare e di intelligence del Pakistan
essenzialmente "è servito come catalizzatore per la disintegrazione dell'Unione
sovietica e l'emergere di sei nuove repubbliche islamiche in Asia centrale"
(16).
Nel frattempo, i missionari islamici della setta Wahhabi dell'Arabia saudita si
erano stabiliti nelle repubbliche islamiche e all'interno della federazione
russa invadendo le istituzioni dello Stato secolare. Nonostante la sua ideologia
anti-americana, il fondamentalismo islamico serviva largamente gli interessi
strategici di Washington nell'ex-Unione sovietica.
Successivamente al ritiro delle truppe sovietiche nel 1989, la guerra civile in
Afghanistan è continuata inesorabile. I Taleban erano sostenuti dai Deobandi
pakistani e dal loro partito politico, lo Jamiat-ul-Ulema-e-Islam (Jui). Nel
1993, lo Jui è entrato nella coalizione di governo della prima ministra Benazzir
Bhutto. Furono istituiti legami fra Jui, esercito e Isi. Nel 1995, con la caduta
del governo Hezb-I-Islami Hektmatyar a Kabul, i Taleban hanno non solo
installato un governo islamico oltranzista, ma hanno anche "consegnato il
controllo dei campi di addestramento in Afghanistan a fazioni Jui..." (17).
E lo Jui, con il sostegno dei movimenti sauditi Wahhabi, ha giocato un ruolo
chiave nel reclutare volontari che combattessero nei Balcani e nell'ex Unione
sovietica.
Il Jane Defense Weekly conferma a questo proposito che "la metà degli uomini e
dell'equipaggiamento dei Taleban proviene dal Pakistan mediante l'Isi" (18).
In effetti, sembrerebbe che dopo la ritirata dei sovietici entrambe le fazioni
della guerra civile afghana abbiano continuato a ricevere sostegno occulto
attraverso l'Isi pakistano. (19).
In altre parole, sostenuto dall'intelligence militare pakistana (Isi) che a sua
volta è controllata dalla Cia, lo stato islamico Talebano è stato largamente
funzionale agli interessi geopolitici americani. Il traffico del Golden Crescent
è stato anch'esso usato per finanziare ed equipaggiare l'Esercito musulmano
bosniaco (a partire dai primi anni '90) e l'esercito di liberazione del Kosovo (Kla).
Esistono prove che, negli ultimi mesi, i mercenari mujahideen stanno combattendo
nei ranghi dei terroristi Kla-Nla in Macedonia.
Questo spiega perché Washington ha chiuso gli occhi sul regno del terrore
imposto dai Taleban, inclusi i plateali attacchi ai diritti delle donne, la
chiusura delle scuole per le bambine, i licenziamenti femminili dagli impieghi
pubblici e l'imposizione delle "leggi punitive della Sharia" (20).
[Combattenti talebani]
La guerra in Cecenia
Per quanto riguarda la Cecenia, i principali leader ribelli Shamil Basayev e
Al Khattab sono stati addestrati e indottrinati in campi sponsorizzati dalla Cia
in Afghanistan e Pakistan. Secondo Yossef Bodansky, direttore della Task Force
del Congresso americano sul terrorismo e la guerra non convenzionale, la guerra
in Cecenia era stata pianificata durante un summit segreto di Hizb Allah
International tenuto nel 1996 a Mogadiscio, in Somalia (21). Al summit hanno
partecipato Osama bin Laden e funzionari di alto livello dell'intelligence
iraniana e pakistana. Sotto questo aspetto, il coinvolgimento dell'Isi pakistano
in Cecenia "va molto oltre la fornitura ai ceceni di armi e expertise: l'Isi e i
suoi rappresentanti fondamentalisti islamici sono coloro che in effetti
comandano in questa guerra" (22).
La principale rotta degli oleodotti della Russia transita attraverso la Cecenia
e il Dagestan. Nonostante la sbrigativa condanna da parte di Washington del
terrore islamico, i beneficiari indiretti della guerra in Cecenia sono i
conglomerati petroliferi anglo-americani, che competono per il controllo sulle
risorse petrolifere e i corridoi degli oleodotti provenienti dal bacino del Mar
Caspio.
I due principali eserciti ribelli ceceni, guidati rispettivamente dal comandante
Shamil Basayev e Emir Khattab e stimati in 35.000 uomini, sono stati sostenuti
dall'Isi, che ha anche giocato un ruolo chiave nell'organizzare e addestrare
l'esercito ribelle ceceno:
"[Nel 1994] l'Isi pakistano ha fatto in modo che Basayev e i suoi fidati
luogotenenti ricevessero un intensivo indottrinamento islamico e
l'addestramento alla guerriglia nella provincia Khost dell'Afghanistan presso
il campo di Amir Muawia, creato all'inizio degli anni '80 dalla Cia e dall'Isi
e gestito dal famoso signore della guerra afghano Gulbuddin Hekmatyar. Nel
luglio 1994, dopo aver completato la preparazione ad Amir Muawia, Basayev è
stato trasferito al campo Markaz-i-Dawar in Pakistan per essere addestrato in
tecniche avanzate di guerriglia. In Pakistan, Basayev ha incontrato i più alti
ufficiali militari e di intelligence pakistani: il ministro della difesa
generale Aftab Shahban Mirani, il ministro dell'interno generale Naserullah
Babar, e il capo del settore dell'Isi incaricato di sostenere le cause
islamiche, generale Javed Ashraf (ora tutti in pensione). I rapporti ad alto
livello si sono dimostrati molto utili per Basayev" (23).
Dopo il suo lavoro di addestramento e indottrinamento, Basayev è stato assegnato
a guidare l'assalto contro le truppe federali russe nella prima guerra cecena
nel 1995. La sua organizzazione aveva anche sviluppato forti collegamenti con
gruppi criminali a Mosca, nonché legami con il crimine organizzato albanese e
l'esercito di liberazione del Kosovo. Nel 1997-98, secondo il servizio di
sicurezza federale russo (Fsb) "i signori della guerra ceceni hanno cominciato
ad acquistare beni immobili in Kosovo... attraverso svariate ditte immobiliari
come copertura in Jugoslavia" (24).
L'organizzazione di Basayev è stata anche coinvolta in una quantità di attività
illegali tra cui narcotici, intercettazioni illegali e sabotaggio degli
oleodotti russi, rapimenti, prostituzione, commercio di dollari falsi e
contrabbando di materiali nucleari (vedi "Mafia linked to Albania's collapsed
pyramids" (25)). Accanto all'esteso riciclaggio di soldi della droga, gli
introiti di varie attività illecite sono stati destinati al reclutamento di
mercenari e all'acquisto di armi.
Durante il suo addestramento in Afghanistan, Shamil Basayev è entrato in
contatto con "Al Khattab", il comandante mujahideen veterano, nato in Arabia
Saudita, che aveva combattuto come volontario in Afghanistan. Solo pochi mesi
dopo il ritorno di Basayev a Grozny, Khattab è stato invitato (all'inizio del
1995) a creare una base militare in Cecenia per l'addestramento dei combattenti
mujahideen. Secondo la Bbc, l'incarico di Khattab in Cecenia era stato
"organizzato attraverso l'[International] Islamic Relief Organisation,
un'organizzazione religiosa militante con base in Arabia Saudita finanziata da
moschee e ricchi individui che hanno spedito fondi in Cecenia" (26).
Fra la Cia e l'Fbi
Dall'epoca della guerra fredda, Washington ha appoggiato consapevolmente
Osama bin Laden, inserendolo allo stesso tempo nella lista dei "most wanted"
dell'Fbi come principale terrorista al mondo.
Mentre i mujahideen sono occupati a combattere la guerra dell'America nei
Balcani e nell'ex Unione Sovietica, l'Fbi - operando come una forza di polizia
con base negli Usa - sta combattendo una guerra interna contro il terrorismo,
agendo per alcuni aspetti indipendentemente dalla Cia che ha, dalla guerra in
Afghanistan in poi, sostenuto il terrorismo internazionale attraverso le sue
operazioni segrete.
Per una crudele ironia, mentre la jihad islamica - definita dall'amministrazione
Bush come una "minaccia all'America" - viene criticata per gli attacchi
terroristici sul World Trade Centre e il Pentagono, queste stesse organizzazioni
islamiche costituiscono uno strumento chiave delle operazioni americane
militari-di intelligence nei Balcani e nella ex Unione Sovietica.
Dopo gli attacchi terroristici a New York e Washington, la verità deve prevalere
per impedire che l'amministrazione Bush, e i suoi partner della Nato, si
imbarchino in una avventura militare che minaccia il futuro dell'umanità.
NOTE
1. Hugh Davies, International: "'Informers' point the finger at bin Laden;
Washington on alert for suicide bombers", The Daily Telegraph, London, 24 agosto
1998.
2. Cfr. Fred Halliday, "The Un-great game: the Country that lost the Cold
War, Afghanistan", New Republic, 25 marzo 1996.
3. Ahmed Rashid, "The Taliban: Exporting Extremism", Foreign Affairs,
November-December 1999.
4. Steve Coll, Washington Post, 19 luglio 1992.
5. Dilip Hiro, "Fallout from the Afghan Jihad", Inter Press Services, 21
novembre 1995.
6. Weekend Sunday (NPR); Eric Weiner, Ted Clark; 16 agosto 1998.
7. Ibid.
8. Dipankar Banerjee; "Possible Connection of ISI With Drug Industry", India
Abroad, 2 dicembre 1994.
9. Ibid.
10. Cfr. Diego Cordovez e Selig Harrison, Out of Afghanistan: The Inside
Story of the Soviet Withdrawal, Oxford University Press, New York, 1995, e la
recensione di Cordovez and Harrison in International Press Services, 22 agosto
1995.
11. Alfred McCoy, "Drug fallout: the Cia's Forty Year Complicity in the
Narcotics Trade". The Progressive; 1 agosto 1997.
12. Ibid.
13. Ibid
14. Douglas Keh, "Drug Money in a changing World", Technical document no. 4,
1998, Vienna UNDCP, p. 4.
15. International Press Services, 22-8-1995.
16. Ahmed Rashid, The Taliban: Exporting Extremism, Foreign Affairs,
November-December, 1999, p. 22.
17. Citato in Christian Science Monitor, 3-9-1998
18. Tim McGirk, "Kabul learns to live with its bearded conquerors", The
Independent, Londra, 6-11-1996.
19 Vedi K. brahmanyam, "Pakistan is Pursuing Asian Goals", India Abroad,
3-11-1995.
20. Levon Sevunts, "Who's calling the shots? Chechen conflict finds Islamic
roots in Afghanistan and Pakistan", 23 The Gazette, Montreal, 26-10- 1999.
21. Ibid
22. Ibid.
23. Ibid.
24. Vedi Vitaly Romanov e Viktor Yadukha, Chechen Front Moves To Kosovo
Segodnia, Mosca, 23-2-2000.
25. The European, 13-2-1997. Vedi anche Itar-Tass, 4/5-1-2000.
26. BBC, 29-9-1999
Versione originale
Michel Chossudovsky
Fonte: http://www.globalresearch.ca/
Link: http://www.globalresearch.ca/articles/CHO109C.html
12.09.2001
Versione italiana
Fonte: http://www.ilmanifesto.it
Link: http://www.ecn.org/carmelita/Immagini/war/dossierbl.htm
Traduzione di Marina Impallomeni. Pubblicato su il manifesto del 19 e 20
settembre 2001.
Indice
24/07/2006 Chi è Osama Bin Laden I
24/07/2006 Chi è Osama Bin Laden II
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