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08/12/2004 Lettera aperta a NATURE - La morte di Jacques Benveniste (www.disinformazione.it)

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La colonna di Philip Ball[1][1] su NATURE ci fornisce preziosi insegnamenti  su come affrontare la rozza e anomala cattiva informazione

Siamo stati rattristati dall’apprendere dalla colonna on line del numero di Nature dell’8 Ottobre 2004 della morte di Jacques Benveniste. La sua morte ha sollecitato Nature a pubblicare una strana commemorazione dell’evento a cura di Philip Ball, intitolato: La memoria dell’acqua e sottotitolato: La vita e le opere di Jacques Benveniste ci forniscono preziosi insegnamenti su come affrontare la scienza anomala, dice Philip Ball.
Troviamo questa “commemorazione” di un particolare cattivo gusto. Inoltre è male informata ed è questa cattiva informazione che ci ha sollecitato a scrivere questi commenti addizionali.
Notiamo in primo luogo che Philip Ball non è mal disposto verso Jacques Benveniste, ma come potrebbe esserlo, tenendo in mente che Benveniste aveva circa 300 pubblicazioni riconosciute a livello internazionale? Inoltre, è stato Direttore senior dell’organizzazione di ricerca medica francese INSERM, Unità 200, relativa all’immunologia di allergie ed infiammazioni. Fu cattiva sorte di Jacques Benveniste che i suoi esperimenti sembrassero confermare che l’acqua abbia una memoria (in linea con le correnti idee nell’omeopatia). Non sorprendentemente, ciò produsse un conflitto con l’establishment scientifico.
Comunque, ciò conduce al primo insegnamento che quest’intero episodio (che arrivò a coinvolgere Nature) ci dovrebbe fornire:

la supremazia delle osservazioni sperimentali.
La maggior parte della ricerca scientifica è progettata per svelare il comportamento del Mondo Naturale da scoprire tramite la sperimentazione. Ora potrebbe benissimo darsi che le osservazioni sperimentali in un dato campo siano errate ed è certamente importante stabilirne la validità. Comunque, esse non sono mai “sbagliate” solo perché sfidano l’ortodossia scientifica prevalente; una delle funzioni della teoria è cercare spiegazioni in termini di modelli credibili.
A questo punto citeremo Philip Ball:
“Le biomolecole, egli (Benveniste, N.d.t.) dice, comunicano con le loro molecole recettori emettendo segnali elettromagnetici a bassa frequenza, che i recettori captano come radio sintonizzate su una specifica lunghezza d’onda. Benveniste ha affermato di essere capace di registrare questi segnali in modo digitale, e riproducendoli di nuovo alle cellule in assenza delle molecole stesse, di riprodurre i loro effetti biochimici, inclusa l’attivazione di una risposta di difesa nei neurofili, che uccidono le cellule aggressori. Le domande che questo fa sorgere sono, ovviamente, senza fine. Perché, se questo è il modo in cui le biomolecole funzionano, dovrebbero mai darsi la pena di avere a che fare con la complementarità di forma?”

Ora, il Dr. Ball dovrebbe spiegare al curioso ed attento lettore se, quando e dove qualcuno ha mai mostrato in un modo scientificamente riproducibile che le biomolecole interagiscono non solo meccanicamente ma anche grazie alla loro complementarità di forma. Si tratta di “mitologia scientifica” o di qualcosa altro?
Dunque, con in mente la meravigliosa immagine delle colorate biomolecole-Lego che si muovono in giro casualmente nello spazio e, di tanto in tanto, si incastrano magicamente tra loro, porremo al Dr. Ball un’altra domanda.
Ha mai provato ad effettuare un semplice calcolo per ordini di grandezza per provare a cominciare a capire quanto tempo sarebbe necessario a partire dalla sua decisione di muovere la penna e l’atto reale della sua mano che scrive, se le biomolecole colorate nel suo corpo aderissero alla fantasiosa immagine proposta?
Notiamo che il modello ad epicicli del moto planetario era almeno capace di calcolare i moti osservati senza invocare assurde contraddizioni; il modello delle colorate biomolecole-Lego è capace di fare altrettanto?

Continuiamo, citando ancora il Dr. Ball:
“Benveniste propone che la trasmissione del segnale coinvolge in qualche modo i “Dominii di Coerenza Quantistica” proposti in un articolo - Del Giudice E., Preparata G. and Vitiello G., Phys. Rev. Lett. 61, 1085-1088 (1988) – che ora sembra essere invocato ogniqualvolta si parli della “stranezza” dell’acqua – ad esempio per spiegare la fusione fredda”.

Notiamo anche qui la stessa noncuranza del contenuto scientifico del soggetto in discussione. Il Dr.Ball non critica il contenuto dell’apparentemente misterioso articolo “che ora sembra essere invocato ogniqualvolta si parli della stranezza dell’acqua”. Non crediamo che sia incapace di criticare l’articolo ma semplicemente non lo fa. Sta chiaramente facendo qualcos’altro; sta collegando l’articolo misterioso con un altro soggetto che non piace a Nature, la cosiddetta Fusione Fredda. Per ciò che ne sappiamo nessuno ha mai proposto che la Fusione Fredda debba essere spiegata dalle proprietà dell’acqua. La sola connessione è nel fatto che due degli autori (Del Giudice e Preparata) hanno anche lavorato per dare una spiegazione teorica dell’argomento. Comunque l’obiettivo del Dr.Ball sembra essere quello di voler  dedurre che la Fusione Fredda è un ulteriore esempio di scienza anomala.
Notiamo anche che il Dr.Ball (l’autore del libro di divulgazione scientifica “H2O – una biografia dell’acqua”) ha citato soltanto uno dei più vecchi articoli teorici sull’argomento, trascurando così le ampie evidenze fisiche e chimiche che dimostrano che l’acqua manifesta qualcosa di simile all’isteresi. Sì, l’acqua mostra qualcosa come una “memoria” della sua storia esattamente come per il comportamento dei materiali ferromagnetici che non può essere attribuito ad un’ipotetica differenza della composizione molecolare tra il materiale magnetizzato e quello normale. E’ per questo motivo che aggiungiamo una bibliografia di questi articoli “dimenticati”.
Abbiamo provato a capire quale possa essere il vero proposito della strana “commemorazione” del Dr.Ball. Per ciò che possiamo dire sembra essere un tentativo di giustificazione per lo strano comportamento di Nature nell’intera questione. Jacques Benveniste era uno sperimentale, non un teorico. Sperava che il contatto con la Natura potesse condurre ad un’esplorazione della teoria soggiacente. Invece produsse una visita dell’editore di allora Sir John Maddox, dell’illusionista James Randi e del sedicente investigatore di frodi Walter Stewart cosa che Benveniste descrisse come uno “spettacolo da circo”. Non sappiamo se i risultati ottenuti da Jacques Benveniste supereranno la prova del tempo ma la tesi generale, che l’acqua ha una memoria (cioè che esistano fatti sperimentali che possiamo definire “fenomeni idroisteretici”, Ndt), è stata supportata da molte altre ricerche. C’è qui da considerare che la prossima fase dell’investigazione delle Scienze naturali si dimostrerà certamente difficile. A noi sembra che richieda delle intuizioni sull’interazione dei campi magnetici con la materia, sulla prevalente errata interpretazione della Meccanica Quantistica, la comprensione del vuoto e del vuoto quantistico, delle fluttuazioni quantistiche, della relatività particolarmente nella sua connessione della teoria di rinormalizzazione, tutto ciò conducendo all’elettrodinamica quantistica e allo studio della coerenza. Forse non c’è quindi da sorprendersi che la QED non è ben compresa dal pubblico scientifico ma questa non è una giustificazione per marchiare delle nuove ricerche come scienza anomala.

Veniamo al secondo insegnamento che questo episodio dovrebbe insegnarci:
Se non capisci un argomento, allora non dire nulla. Soprattutto, non dire che qualsiasi cosa tu non capisca debba essere sbagliato.

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