Si conclude domani il
pellegrinaggio della Croce della Giornata mondiale della gioventù in
Sudafrica. Al centro dell'esperienza, il dramma dell'Aids e l'impegno
delle nuove generazioni. Gli aggiornamenti...
In un paese come il Sudafrica, l’Aids è
un dramma con cui confrontarsi ogni giorno. Lo è per i giovani, per i
malati e anche per la Chiesa, consapevole che, al di là della retorica
occidentale su preservativo sì/preservativo no, la sfida è in primo
luogo culturale ed educativa. Il pellegrinaggio della Croce della
Giornata mondiale della gioventù nel Paese si è inserito proprio in
questo contesto.
Un tour iniziato il giorno dell’Epifania con due parentesi nei vicini
Swaziland e Mozambico e la conclusione prevista per domani. In ogni
città e luogo visitati, la Croce è stata presentata come un segno di
speranza, a cominciare dalla provincia di Eastern Cape, grande regione
rurale con tassi altissimi di disoccupazione, povertà e analfabetismo,
dove più del 18% degli adulti è affetto dall’Hiv. “Una provincia di
morte, disastri e disperazione”, ha detto fra Mathhias Nsamba,
intervistato dal Catholic News Service, dando voce ai giovani che spesso
lasciano le loro case per cercare lavoro nelle grandi città e, non
avendo la giusta preparazione, “molte volte finiscono nel giro della
prostituzione, della droga e della criminalità”. Nonostante tutto, ha
spiegato il religioso, “la croce è un segno di speranza”.
Lo hanno sperimentato i mille giovani che il 7 gennaio hanno accolto i
simboli della Giornata mondiale della gioventù in una fattoria vicino a
Queenstown. Per l’occasione, quattro vescovi hanno guidato una veglia
per ricevere la croce e l’icona della Madonna, in arrivo in autobus da
Città del Capo. L’accoglienza è stata calorosa e legata alla tradizione,
con un giovane volontario, Paulos Mbovu che ha cantato una preghiera di
benvenuto centrata sulla speranza, la profondità della fede e la volontà
dei giovani di lavorare insieme.
Ed è stato proprio questo il filo conduttore dell’intero pellegrinaggio
sul tema “Cristo viene a guarire la nostra terra e la sua gente:
previeni l’Aids, prendendo possesso della tua vita, nel nome di Cristo
che guarisce”. Un messaggio di speranza che i giovani hanno poi portato
nelle loro realtà e anche negli ospedali dove la gente muore. Ma non
sono mancati anche interventi politici come quello della vicepresidente
del Sudafrica, la signora Phumzile Mlambo-Ngcuka, che ha accolto la
Croce e l’Icona a Pretoria, invitando i giovani a rinviare la loro prima
esperienza sessuale, come prevenzione all’Aids.
Insomma, la riaffermazione di un approccio educativo al problema,
perché, spiega la Mambo-Ngcuka, “i giovani possono sconfiggere l’Aids”.
Un obiettivo raggiungibile “se coloro che non sono stati infettati
ritardano la loro prima esperienza sessuale e chi è malato non trasmette
la malattia agli altri, conducendo uno stile di vita regolare”.
Partecipando alla messa a Pretoria, la vicepresidente ha detto che i
giovani dovrebbero essere orgogliosi di sentirsi vicini alla croce. È
importante che sappiano che è cool avere la fede e celebrarla”.
Da domani, il viaggio dei simboli delle Giornate mondiali della gioventù
proseguirà alle Mauritius e in Madagascar. Il 15 febbraio, è prevista la
partenza per l’Oceania.
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