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05/11/2012 Gli insetti, il piatto del futuro? (Catherine Bernard, Le Monde, visto su http://www.aduc.it)
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Dimenticate la la bistecca di bue al sangue e la carne alla tartara con
patatine. Tra poco piu' di trenta anni mangeremo bistecche di locuste
accompagnate da un bollito di orzo o un ragu' di carne di sintesi alle
fave di soia, con, per finire, un “supreme” di limone cucinata alle alghe.
Bio, sia chiaro... per il gusto occorrera' ripassare. A leggere e
ascoltare le centinaia di esperti che in questi ultimi anni si sono
dedicati all'alimentazione del futuro, si perde subito l'appetito.
La carne non ci sara' piu': verso il 2050 saremo tutti vegetariani.
Grossomodo. Questione di realismo. Dopo la Fao (organizzazione Onu per
l'alimentazione e l'agricoltura), il Stockolm International Water
Institute e' recentemente intervenuto in merito, ed ha formalizzato
che e' troppo alto il livello di terre coltivate e il consumo di acqua.
Perche', per nutrire le bestie occorre coltivare i loro alimenti e questo
significa una emissione colossale di gas con il conseguente effetto serra.
Per cui sara' bene che gli amanti della bistecca alla fiorentina se ne
facciano una ragione: pare che l'eccesso di carne -soprattutto rosse-
faccia male alle arterie. E non vale la pena gettarsi sui pesci non
d'allevamento: rischiano l'estinzione.
Restano solo gli insetti, locuste, termiti, scarafaggi, cavallette
e altri lombrichi che una larga parte dell'umanita' consuma gia'
quotidianamente. I nostri grandi cuochi hanno ancora qualche anno per
imparare e cominciare a renderli gustosi... Poca o niente carne quindi, ma
niente ci impedira' nei confronti dei cereali, frutta e legumi tra i piu'
vari, o uova o prodotti caseari. Il tutto grazie alla biotecnologia
moderna.
E questo non vuole necessariamente dire che bisognera' ricorrere ai
sementi OGM. Puo' darsi che l'agro-ecologia conoscera' una stagione d'oro,
consentendo di sfruttare nel modo piu' naturale al mondo le migliori
condizioni delle colture localmente molto variegate e sconvolte dal
riscaldamento climatico: bisognera' inventare dei nuovi metodi, per le
micro-alghe, per esempio: imparare a selezionare le specie di riso -o di
grano- adattate al cambiamento climatico e, quindi, private del loro
glutine allergizzante; arricchire gli alimenti con degli acidi grassi
(composti chimichi vegetali o antiossidanti considerati benefici, come gli
omega-3 o gli stanoli); oppure, a monte, le piante che producono questi
componenti cosi' preziosi.
La salute e' nel nostro piatto e, nel 2050, noi potremo cucinare i nostri
medicinali per prevenire cancro, malattie cardio-vascolari, diabete e
altri rischi di obesita' che ci minacciano! Alcuni preconizzano una
alimentazione individualizzata, adatta alla propria carta genetica, come
fanno i ricercatori del programma europeo Food4me, ma la convivialita' dei
pasti tra commensali rischia di risentirne.
Con un tale programma, l'industria agroalimentare ha ancora molti bei
giorni davanti a se'. Essa dovra' certamente trovare spazio per le
alternative, come lo “slow food” (mangiare lentamente, in opposizione al
“fast food”), ai circuiti “a chilometro zero” (come l'agricoltura urbana),
e anche a dei concorrenti di taglia media, capaci di lavorare i prodotti
piu' locali e meno standardizzati. Ma essa e' la migliore in grado di
integrare questi nuovi ingredienti in modo controllato e accettabile per i
consumatori. Perche' non e' sicuro che nel 2050 questi ultimi gia'
sensibili ai rischi sanitari, avvaloreranno delle bistecche alle locuste
senza essere totalmente sicuri che qualcuno, almeno, abbia verificato la
loro innocuita'.
Salute, ambiente... Gli esperti in alimentazione dimenticano intanto un
criterio primordiale: il piacere. Quello nato dal gusto, ma anche dalla
convivialita' dei pasti. Nessuno, per dovere, degustera' degli insetti o
non mangera' sano. “Colpevolizzare la popolazione perche' mangia male,
non funziona -dicono Sylvie Berthier e Valerie Pean della “mission
Agrobioscience”-. Non si cambia alimentazione per decreto. Per lungo
tempo, il pomodoro e' stato da noi un piatto di ornamento...”. Quindi
gli insetti... Agli esperti il compito di accattivare i consumatori con
dei nuovi prodotti adatti all'alimentazione di domani.
(articolo di Catherine Bernard, pubblicato sul quotidiano Le Monde del
05/11/2012)
http://www.aduc.it
Archivio Alimentazione
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