No all'alta velocità in Val di Susa. Per sindaci della zona e ambientalisti esistono alternative più sostenibili
Resistenza pacifica e
non violenta in Val di Susa contro la linea ad alta velocità Torino
Lione: niente carotaggi, almeno per ora, grazie alle proteste dei
valsusini. Le aree che dovrebbero essere esaminate nel frattempo sono
state però recintate, “illegalmente”, dicono sindaci e comitati perché il
lavoro non è stato eseguito “dai tecnici incaricati, ma dalle forze
dell’ordine”.
“Un blitz da stato di
polizia – commenta il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio
- scattato nonostante gli impegni presi con i sindaci della zona, tutti
contrari a un’opera che massacrerebbe un territorio vastissimo, con
immenso spreco di risorse pubbliche".
“Simili azioni sono
irresponsabili - continua Pecoraro – e fanno pensar che Lunardi (il
ministro dei Trasporti, ndr) voglia provocare tensioni, proprio nel
momento in cui andrebbe ricostruito il dialogo. I Verdi presenteranno
un'interpellanza urgente per chiarire le responsabilità di queste
iniziative"
Per il momento però
sembra che i manifestanti l’abbiano spuntata. Più di un migliaio di
persone tra lunedì e martedì hanno bloccato per l’ennesima volta i
carotaggi per le ispezioni geologiche propedeutiche al progetto.
Un progetto ad alto
impatto ambientale, sostengono Verdi, ecologisti, sindaci e presidenti
di diverse comunità montane della zona. Che appunto della Tav non ne
vogliono sentir parlare. Il progetto è sostenuto da buona parte del
centrosinistra che governa la Regione Piemonte e Comune di Torino.
La presidente Mercedes Bresso e il sindaco di Torino Sergio
Chiamparino sono intervenuti ieri sul Corriere della
Sera ribadendo il loro sì all’opera che è stata inserita tra quelle
finanziabili in parte dall’Unione europea grazie anche al lavoro di
promozione e di lobbing condotto da una cordata di imprenditori locali
guidati da Sergio Pininfarina, ex leader di Confindustria.
Ma a molti sindaci e
agli abitanti della Val di Susa il progetto proprio non piace. E non è
piaciuto per niente anche lo schieramento di forze dell’ordine,
“incomprensibile” sottolinea il giornalista
Paolo Hutter,
dei Verdi e tra gli animatori della mobilitazione anti Tav. Polizia e
carabinieri hanno cercato di proteggere, invano almeno nella giornata di
lunedì, i tecnici che avrebbero dovuto eseguire le ispezioni geologiche
nei terreni. Le prime cariche, ricordano in un comunicato quelli del
comitato “No Tav, spinta dal bass”, sono cominciate alle 10, “ma i
blindati delle forze dell’ordine non sono riusciti ad avanzare neanche di
un centimetro”. Il giorno successivo, i manifestanti, più di 1500,
hanno bloccato per ore strade e ferrovie, finendo su tutti i Tg
nazionali.
Sulle cariche duro il
commento di associazioni e comitati. “Il governo forse ha scambiato la
Val di Susa per l’Iraq”, affermava ieri il presidente di Legambiente
Roberto della Seta, che contesta l’opera.
La presidente del
Piemonte Bresso, in un’intervista pubblicata oggi sul QN, dice,
sostenendo il progetto, che “tutti sono d’accordo nel sostenere che per
l'attraversamento delle montagne sono da preferire le ferrovie alle
autostrade, che danneggiano il microclima locale. Bisogna mantenere i
nervi saldi. Cercare il dialogo ma nel contempo andare avanti con
fermezza".
Ma per l’associazione
ambientalista quella dei valsusini è “una posizione legittima,
tanto più che si fa carico dell’interesse generale molto di più di chi
vorrebbe gettare decine di miliardi per un’opera che non serve a dare al
Piemonte e all’Italia un sistema dei trasporti moderno ed efficiente. In
quell’area e lungo tutto l’arco alpino ci sono svariate linee
ferroviarie sottoutilizzate e fatiscenti: spendendo molto meno si
otterrebbero risultati ben più rapidi e significativi che non con la
‘cattedrale’ della Torino-Lione”
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