L'avanzata delle zone aride è la causa
dimenticata delle migrazioni africane. Gli esperti dei paesi del Sud riuniti
a Montpellier: «La questione è cruciale» «C’è una relazione evidente
tra la desertificazione, la povertà e le migrazioni». È la constatazione
condivisa fra gli esperti presenti a Montpellier in Francia dal 21 al 22
settembre per l’incontro Desertif’Actions, che ha riunito quasi duecento
ricercatori e rappresentanti della società civile dei Paesi del Sud.
L’avanzata del deserto rende
sempre più difficili le condizioni di vita nelle zone aride, e spinge i
giovani a emigrare in numero crescente. «C’è una nuova problematica per gli
scienziati», osserva Antoine Cornet, ricercatore per l’Istituto francese di
ricerca per lo sviluppo. Lo schema è semplice: «I contadini non ce la fanno
a soddisfare i loro bisogni primari e si spostano verso le città, le coste
oppure i paesi sviluppati», riassume Jean-François Faye, dell'associazione
senegalese Prabioc.
Da qualche anno, il fenomeno sembra accelerare, anche nel nord del
Camerun: «La desertificazione si manifesta con la disparità di copertura
vegetale, col fatto che bisogna cercare l’acqua sempre più in profondità, e
si manifesa sotto le sembianze di conflitti violenti per
l’approvvigionamento idrico» spiega Aboukar Mahamat, dell’associazione
camerunense per l’educazione ambientale. Ma non c’è solo fuga dalla povertà:
molti giovani «vogliono scoprire altri paesi, i viaggi intrigano e non si
può vietare ai giovani di sognare», sentenzia Marie Tamoifo Nkom,
dell'associazione Gioventù verde.
Sessanta milioni di persone dalle zone aride potranno emigrare da qui
al 2020. E' il dato diffuso dalla Banca mondiale già da qualche anno. In
effetti, però «non ci sono molti studi sull’influenza della desertificazione
sulle migrazioni. La questione è cruciale – conclude Antoine Cornet –
bisogna studiarla meglio»
|