Stamattina il responsabile della
Protezione Civile alla presentazione di Ecosistema rischio: «Tutela del
territorio deve essere priorità politica» /
Legambiente: un comune su tre a rischio / FILE:
il dossier /
la classifica «Oltre il 70% del territorio nazionale è
considerato a rischio». È quanto ha detto il capo della Protezione Civile,
Guido Bertolaso, intervenuto stamattina alla presentazione dell'indagine di Legambiente e Protezione Civile “Ecosistema Rischio”, realizzata su circa
mille comuni italiani. «La tutela del territorio deve essere una priorità
politica - ha aggiunto Bertolaso. Negli ultimi anni, e in particolar modo
con la nuova legge finanziaria, i finanziamenti per la tutela del territorio
sono aumentati, ma il problema principale rimane la gestione dei fondi: lo
Stato ha speso molti più soldi per intervenire a tragedia avvenuta,
piuttosto che per la prevenzione dei problemi».
La criticità rimane alta soprattutto nell'ambito delle realtà minori:
se i grandi fiumi sono costantemente monitorati, il reticolo idrografico
minore risente di poca attenzione. «Sono stati stanziati - ha detto
Bertolaso - 15 milioni di euro per la realizzazione di reti di monitoraggio
idrometrico e per il posizionamento di radar meteorologici che ci
permetteranno di capire le evoluzioni dei fiumi e quindi di intervenire a
monte». Ma l'allerta rimane alta. Nonostante sia accresciuta la sensibilità
e la consapevolezza del pericolo da parte dei cittadini, le amministrazioni
locali non sono ancora sufficientemente attive per rendere meno fragile il
territorio: l'80% dei mille comuni monitorati ha abitazioni minacciate da
frane e alluvioni; uno su tre interi quartieri; oltre la metà vede sorgere
in queste aree fabbricati industriali; il 37% dei comuni non realizza una
manutenzione ordinaria delle sponde dei fiumi; il 28% non fa nulla per la
sicurezza del territorio.
Tra le metropoli, il primato meritevole va a Roma, quello negativo a
Napoli. Maglia nera al sud Italia, dove si continua a cementificare in aree
a rischio. Ma anche al nord la situazione non è rosea: «Troppo spesso le
opere di messa in sicurezza si trasformano in alibi per continuare a
costruire nelle aree golenali, soprattutto in Piemonte, Lombardia e Veneto -
spiega Simone Andreotti, responsabile nazionale Protezione Civile di
Legambiente. «I disastri naturali - sottolinea Francesco Ferrante, direttore
generale Legambiente - sono diretta conseguenza delle scelte sciagurate
compiute dall'uomo. Questa situazione non è solo eredità del passato: per
questo diventa improrogabile che le amministrazioni locali intervengano in
maniera efficace, segnando un'inversione di tendenza verso la buona gestione
del territorio».
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