06/04/2007 Clima, l’Onu ferma gli Usa (www.lanuovaecologia.it)
Approvato stamattina il documento
delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale. Trattative nella notte
con Stati Uniti, Cina ed Arabia Saudita. Poi l’annuncio: «Pianeta a
rischio, fermiamo le emissioni»
Sì al pianeta, no alle pressioni di
Usa, Cina ed Arabia Saudita. L’organismo delle Nazioni Unite che vigilia sul
clima, l’Ipcc, ha approvato stamattina a Bruxelles il secondo capitolo del
rapporto 2007, quello relativo alle conseguenze pratiche degli
sconvolgimenti climatici. L’annuncio è stato dato dal presidente dell’Ipcc,
Rajendra Pachauri,
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che ha rivelato come la stesura del testo definitivo sia stata oggetto di
numerose mediazioni: «Alla fine abbiamo un documento che spero attirerà
l'attenzione in tutto il mondo - ha detto - Stiamo facendo le ultime
correzioni della bozza, il lavoro non è facile ed è un documento complesso».
Il dibattito sembra si sia incagliato nella notte su contestazioni di
natura politica, più che scientifica: la Cina, ad esempio, ha preteso che
nel documenti si parli di «alta confidenza» (vale a dire l’80% delle
probabilità) e non di «altissima confidenza» (il 90%) quando si afferma che
«numerosi sistemi naturali sono colpiti da mutamenti climatici», intendendo
così moderare l’affidabilità delle previsioni. Un gruppo di climatologi però
ha scritto al presidente del gruppo II dell’Ipcc, l'americana Sharon Hays,
riaffermando invece la solidità scientifica dello scenario peggiore. Un
altro punto di limatura del documento ha riguardato la biodiversità: si
parla di «crescente rischio» e non di «alto rischio», come nella versione
iniziale.
Nella sostanza però sono state confermate le
anticipazioni fornite durante la settimana e stamattina è arrivato il
suggello dell’ufficialità: tra venti anni centinaia di milioni di persone
potranno rimanere senz’acqua a causa della siccità, epidemie come la malaria
si estenderanno anche nelle zone non tropicali. Nel giro dei prossimi
cinquant’anni l’Europa potrebbe perdere tutti i suoi ghiacciai e nel 2100 il
50% della vegetazione mondiale potrebbe essere estinta. Si manifesteranno
inoltre ondate di calore anomalo in grado di uccidere migliaia di persone
oltre ad eventi climatici estremi, dei quali negli ultimi anni ci sono state
già diverse avvisaglie, come inondazioni e alluvioni.
Il rapporto approvato oggi segue a quello del
febbraio scorso, dedicato alla fisica dei cambiamenti, e lancia dunque
l’allarme definitivo sulle conseguenze dell’effetto serra richiamando i
governo a severe misure per moderare le emissioni di C02. Dopo l'estate
verrò pubblicato anche il terzo capitolo del rapporto 2007 nel quale si
affrontano i possibili rimedi per arginare il riscaldamento del pianeta.
Approvato stamattina il documento
delle Nazioni Unite sul riscaldamento globale. Trattative nella notte
con Stati Uniti, Cina ed Arabia Saudita. Poi l’annuncio: «Pianeta a
rischio, fermiamo le emissioni»
Sì al pianeta, no alle pressioni di
Usa, Cina ed Arabia Saudita. L’organismo delle Nazioni Unite che vigilia sul
clima, l’Ipcc, ha approvato stamattina a Bruxelles il secondo capitolo del
rapporto 2007, quello relativo alle conseguenze pratiche degli
sconvolgimenti climatici. L’annuncio è stato dato dal presidente dell’Ipcc,
Rajendra Pachauri
05/04/2007 Le Alpi minacciate dal clima (www.lanuovaecologia.it)
I ghiacciai alpini sono a rischio.
È quanto emerge dallo studio del Wwf sulle aree e specie più a rischio.
Domani le conclusioni del vertice Giec a Bruxelles /
La conferenza in Italia
Le Alpi sono uno delle dieci meraviglie
della natura minacciate dal cambiamento climatico, secondo uno studio
del Fondo mondiale per la natura, Wwf. «Il sistema dei ghiacciai delle Alpi
è molto a rischio», ha detto Lara Hansen, biologa marina, capo del team di
scienziati sul cambiamento climatico del Wwf, in un incontro stampa a
Bruxelles. «Se non riusciamo ad invertire la tendenza, gli sciatori non
saranno più in grado di sciare». Insieme alle Alpi, ad essere minacciati dal
riscaldamento globale del Pianeta sono le Foreste Amazzoniche, i ghiacciai
dell'Himalaya, i coralli caraibici, ma anche piante e animali.
Lo studio del Wwf, che concentra l'attenzione sulle aree e le specie
più a rischio, è stato presentato mentre è in corso a Bruxelles le assise
del Gruppo intergovernativo di esperti sull'evoluzione del clima (Giec), che
domani renderà pubbliche le conclusioni, incentrate sulle conseguenze delle
modifiche climatiche sulla salute, l'ecosistema, i mari, i fiumi, la terra e
i suoi abitanti. «Abbiamo bisogno di risposte politiche forti», ha detto
Hans Verolme, direttore del programma globale sul clima per il Wwf. «Abbiamo
forti aspettative dalla prossima riunione del G8 che riunirà in Germania le
otto potenze mondiali più i cinque grandi paesi emergenti, che insieme
rappresentano l'85% delle emissioni globali. Bisogna agire ora, per non
sprecare altro tempo», ha aggiunto Verolme.
05/04/2007 In Italia conferenza sul clima (www.lanuovaecologia.it)
Si terrà nella sede della Fao il
12 e il 13 settembre. Al centro dell'incontro l'adattamento ai
mutamenti, la difesa delle coste e l'impatto su flora e fauna. Sarà
coordinato dal climatologo Ferrara /
Onu, l'ambiente sul tavolo del Consiglio di sicurezza
Sul clima ci sarà una Conferenza
nazionale ad hoc il 12 e 13 settembre alla sede della Fao. Altra
conferenza sarà quella su energia e ambiente. Lo ha chiarito il ministro
dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio, rispondendo a un'interrogazione
durante il Question Time di ieri alla Camera. Da una parte, ha riferito il
ministro, c'é la necessità di un piano energetico nazionale e il rispetto
degli obiettivi dell'Ue, sia sul taglio delle emissioni di gas serra che del
rilancio delle energie rinnovabili. «Ed è esattamente qui – ha detto
Pecoraro – che sta la determinazione della conferenza sull'energia e
l'ambiente prevista di intesa con il ministero dello Sviluppo Economico».
«Diversa cosa è - ha proseguito il ministro - la Conferenza nazionale
sul clima che ha come obiettivo strategico non parlare solo di energia, al
contrario, dell'adattamento, del mutamento della situazione dei mari, del
problema della difesa delle coste, del tema forte dell'impatto sulla flora e
sulla fauna dei cambiamenti climatici in atto». Un appuntamento «che vedrà
un impegno unitario del Governo». «Abbiamo un tema come quello dell'energia
e dell'ambiente – ha spiegato Pecoraro Scanio – che deve essere affrontato
nei tempi che saranno quelli di una conferenza che durerà alcuni mesi,
mentre c'é il tema molto importante dei cambiamenti climatici e
dell'adattamento che è stato spesso sottovalutato perché in Italia abbiamo
bisogno di un grande piano sull'adattamento». La Conferenza sul clima è
stata avviata da un decreto ministeriale dello scorso gennaio ed è
coordinata dal climatologo Vincenzo Ferrara.
05/04/2007 Il clima al Consiglio di sicurezza dell'Onu (www.lanuovaecologia.it)
L'ambiente inserito
nell’agenda del 17 aprile. È la prima volta che i 15 membri
affrontano temi diversi da guerre e sicurezza. L’ambasciatore
britannico: «Alla base dei conflitti ci sono le esasperazioni dei
cambiamenti climatici». Fra i 5 con diritto di veto contrari Cina e
Russia
Per la prima volta il Consiglio di
Sicurezza dell'Onu discuterà i mutamenti del clima. È stata la Gran
Bretagna, che in questo mese di aprile ha la presidenza di turno del
consiglio, ad insistere perché il tema ambientale sia inserito
nell'agenda, con la motivazione che i cambiamenti climatici sono una
fonte di guerre e di insicurezza nel mondo. Londra ha ottenuto che se ne
parli per la prima volta nella riunione del prossimo 17 aprile. I
mutamenti climatici possono provocare nuove guerre, colpire gli
approvvigionamenti energetici, spostare i confini e causare migrazioni
di massa, ha argomentato la Gran Bretagna, presentando l'iniziativa ai
15 membri del Consiglio che l'hanno approvata.
Gli unici a storcere il naso sono stati Cina e Russia (tra i
cinque membri permanenti con diritto di veto), riferiscono fonti
diplomatiche dei due Paesi. Ma la linea britannica ha avuto la meglio e
sembra aver convinto anche gli americani tradizionalmente più ostili ai
“dibattiti verdi”. Gli Stati Uniti non hanno infatti aderito al
protocollo di Kyoto. Non si sono però opposti all'iniziativa di Londra
contribuendo ad aprire questo nuovo fronte di discussione in seno al
Consiglio abituato ad affrontare temi più “classici” legati ai conflitti
e alla sicurezza. L'argomento sta talmente a cuore ai britannici che il
17 aprile a palazzo di vetro arriverà anche i ministro degli Esteri
Margaret Beckett per presiedere l'inedita discussione. Solitamente i
quindici membri del Consiglio di Sicurezza vengono rappresentati a
livello di ambasciatori. È prevista però la partecipazione di ministri o
capi di stato qualora l'argomento in agenda sia considerato di
particolare importanza. «Le tradizionali cause alla base dei conflitti
verranno esasperate dagli effetti dei cambiamenti climatici», ha
spiegato l'Ambasciatore britannico all'Onu, Emyr Jones Parry durante una
conferenza stampa a New York per presentare il programma della riunione
del 17 aprile.
03/04/2007 Bush bocciato sul clima (www.lanuovaecologia.it)
No della Corte Suprema al piano
sulle politiche ambientali. Il provvedimento non include fra i
responsabili dell'effetto serra i gas delle auto. La vittoria degli
ambientalisti e di 11 Stati che hanno fatto ricorso
Fidel attacca George W.
La Corte Suprema Usa dice no al piano
dell'amministrazione del presidente George W. Bush sulle politiche
ambientali: per la prima volta l'Alta Corte, con una decisione di 5 giudici
contro 4, chiede la revisione del Clean Air Act (la legge sull'inquinamento
peraltro in vigore da tempo), riconoscendo in modo implicito che i gas di
scarico delle auto contribuiscono a determinare l'effetto serra.
A finire nel mirino, con la conseguente bocciatura, sono le regole
sulle emissioni di gas dannosi per l'atmosfera prodotte dalle automobili: la
Corte Suprema ha ordinato una revisione del Clean Air Act, ritenendo che la
Environmental Protection Agency (Epa, l'agenzia federale sulle politiche
ambientali) abbia tutte le competenze di regolamentare le emissioni di
biossido di carbonio e di altri gas dannosi responsabili dell'effetto serra.
Secondo la sentenza, infatti, l'Epa è competente sul settore perché le auto
sono da considerarsi a tutti gli effetti tra i fattori inquinanti
dell'atmosfera e, quindi, responsabili dell'effetto serra. «Non ci sono
elementi validi per poter dire il contrario», si legge nel provvedimento in
merito al ruolo dell'Agenzia.
Per le 13 associazioni ambientaliste che hanno avviato il ricorso si
tratta di una vera e propria vittoria, visto che hanno promosso la causa
contro l'Epa con il sostegno di 11 Stati, il Connecticut in testa. L'azione
era stata decisa di fronte all'inerzia dell'amministrazione Usa sulla
crescente preoccupazione delle temperature globali, che come ribadito anche
da un recente rapporto delle Nazioni Unite, hanno uno stretto legame con
l'attività umana e i gas inquinanti che finiscono nell'atmosfera. A questo
punto sembra cadere la politica ambientale del presidente Bush che,
aggrappandosi al Clean Air Act, si è sempre rifiutato di imporre limiti alle
emissioni, formalmente perché non aveva poteri, ma nella sostanza rilevando
che qualsiasi imposizione avrebbe avuto conseguenze negative per l'economia
e il mercato del lavoro. «Finora, la condotta dell'Agenzia per l'ambiente è
stata arbitraria, ingiustificata e contro la legge», sottolinea nel suo
parere il giudice John Paul Stevens. Il caso, come ribadito anche dal New
York Times, rappresenta una pietra miliare in materia di ambiente, con un
responso destinato a causare una rivoluzione per gli esperti, dato che
rappresenta la prima decisione sul riscaldamento globale.
La sentenza non delinea naturalmente l'ambito di manovra e gli
indirizzi per l'Epa: «Noi - dice Stevens - osserviamo solo che l'Epa debba
decidere di muoversi o meno solo in base al proprio statuto». Dalla Corte
Suprema giunge quindi un invito a un maggiore interventismo sulle politiche
ambientali, quanto a Bush, e un indiretto plauso ad altre misure quali, ad
esempio, il piano del governatore della California Arnold Schwarzenegger, in
attesa del via libera dell'Epa.
Archivio Ambiente
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