Green Cross, in collaborazione con il Blacksmith
Institute - organizzazione ambientalista indipendente statunitense
- ha composto la lista dei dieci siti più inquinati del Pianeta. Ecco la top
ten: Sumgait* Azerbaijan, Linfen Cina, Tianjin* Cina, Sukinda* India, Vapi*
India, La Oroya Perù, Dzerzinsk Russia, Norilsk Russia, Chernobyl Ucraina,
Kabwe Zambia. "La lista -
sostiene Elio Pacilio, vicepresidente esecutivo di Green Cross Italia
- conferma in modo inquietante quanto l'opinione pubblica più attenta già
immaginava e consegna al nostro paese la responsabilità di agire. Tra le
cause di maggiore inquinamento, spiccano quelle legate ai siti di produzione
e stoccaggio degli armamenti eredità della guerra fredda. L'Italia si è
formalmente impegnata a sostenere la Federazione Russa nell'opera di
distruzione dell'arsenale chimico presente in Russia. Dopo anni finalmente i
due Paesi hanno trovato l'accordo per le Convenzione bilaterale per
l'applicazione degli accordi internazionali e per mantenere fede alle
promesse solenni dei nostri governi. Sarebbe vergognoso se il Governo e il
Parlamento non fossero in grado di attivare, a cominciare dal 2008, gli
impegni relativi alla costruzione del centro di distruzione delle armi
chimiche di Pochep in Russia. E' importante dare un segno di volontà, anche
limitato, stanziando la prima parte delle risorse previste dagli accordi
internazionali sottoscritti dal nostro Paese".
La lista Top Ten è basata su dei criteri stabiliti da un gruppo
di esperti internazionali, tra cui ricercatori della Johns Hopkins
University, dell' Hunter College, della Harvard University, dell'IIT di
Delhi, dell'University of Idaho e del Mt. Sinai Hospital. A loro volta dei
collaboratori di grande reputazione di gruppi di protezione dell'ambiente
formano questo organo, che integra egualmente il Consiglio tecnico del
Blacksmith Institute. Gli specialisti di Green Cross hanno partecipato alle
valutazioni di quest' anno.
Secondo Stephan Robinson, direttore del Programma internazionale
per il disarmo di Green Cross, la metodologia impiegata per la Top
Ten 2007 è stata affinata per meglio considerare l'ampiezza e la tossicità
dell'inquinamento e il numero di persone messe in pericolo. L'iscrizione di
Sumgait e di Vapi nella lista è legata a modifiche delle procedure di
valutazione. Quanto a Tianjin e Sukida, si tratta di siti valutati per la
prima volta quest'anno.
Nell'edizione di quest'anno, il Rapporto rilascia una nuova
lista, "Dirty 30", un gruppo più numeroso che conta i 30 siti più
inquinati del pianeta, che include la Top Ten. I quattro siti della Top Ten
2006 che non figurano più nella classifica 2007 sono Haina (Repubblica
Dominicana), Ranipet (India), Mailuu Suu (Kirghizstan), Rudnaya Pristan
(Russia). Queste quattro località figurano comunque nella lista più estesa.
La maggioranza dei siti inscritti nella lista Dirty 30 è situata in Asia,
tra questi la Cina, l'India e la Russia sono i Paesi più rappresentati. Gli
inquinamenti tossici osservati in questi siti sono derivati da fonti
diverse: imponenti complessi industriali, minerari e impianti di produzione
di armi chimiche risalenti alla Guerra Fredda.
Archivio Ambiente
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