Toccava vedere anche questa: un
presidente del Consiglio con dodici rinvii a giudizio, sei prescrizioni e
due processi in corso all'attivo, circondato di pregiudicati, ottiene le
dimissioni del governatore di Bankitalia che non voleva sloggiare per ben
due avvisi di garanzia. Dimissioni invocate a gran voce, "per la credibilità
dell'Italia", da quanti non hanno mai chiesto le dimissioni del presidente
del Consiglio nè dei pregiudicati al seguito. Naturalmente l'anomalia non
sono le dimissioni: ma il fatto che le dia solo Fazio e non Berlusconi. Il
quale, per la cronaca, non è sospettato di abuso d'ufficio e insider
trading, ma ha sicuramente pagato un giudice tramite un suo avvocato (reo
confesso di frode fiscale), già ministro, da 12 anni parlamentare. C'entra
qualcosa tutto ciò con la "credibilità dell'Italia"? Chissà.
A sentire i tg di regime, pare quasi che Gianpiero Fiorani avesse due soli
amici: Fazio e Consorte. Invece ne aveva ben di più. La variopinta compagnia
di giro che qualche mese fa, all'ombra dello sgovernatore e dei protettori
azzurri, bianchi, rossi e verdi, decise di spartirsi Antonveneta, Bnl e
Rizzoli-Corriere della sera (tanto per gradire: poi sarebbe toccato
verosimilmente alle Generali e alla solita Telecom), aveva molto a che fare
con il Cavalier Bellachioma e i suoi cari. Prendiamo uno dei capi della
banda, anzi della banca: Gianpiero Fiorani, l'uomo che è riuscito ad
associare due figure in genere distinte, quella del banchiere e quella del
rapinatore, in una sola persona, la sua. Bene, Fiorani è colui che acquista
gentilmente la Banca Rasini, dove il padre del Cavaliere, ragionier Luigi
Berlusconi, era entrato sportellista e uscito direttore generale, e dove
secondo Sindona la mafia riciclava i soldi sporchi. Poi ingloba nella
Popolare di Lodi anche l'Efibanca, la merchant dell'Eni infestata di
piduisti di cui Previti era ovviamente consulente e che fornì crediti
illimitati a Bellachioma per la sua scalata alle tv. Insomma, fino all'altroieri
il banchiere-rapinatore è rimasto seduto sulle due banche che nascondono
molti segreti dell'oscuro passato del Biscione, e sui rispettivi archivi.
Nel '99 la Guardia di Finanza di Palermo andò alla Lodi in cerca delle carte
sui misteriosi finanziamenti alle holding Fininvest, ma si sentì rispondere
che l'archivio Rasini non c'era più. I finanzieri tornarono poco dopo,
ripetendo la domanda con più energia. Allora ai dirigenti fioraniani venne
improvvisamente in mente che forse l'archivio c'era: fu riesumato dalla
pensione un vecchio archivista che accompagnò i militari in una soffitta di
via Mercanti. Purtroppo alcuni microfilm erano andati bruciati
(autocombustione?), mentre le holding Fininvest si faticava a trovarle
perchè erano state registrate (quando si dice la sbadataggine) alla voce
"negozi di estetista e parrucchiere per signora". Quanto all'Efibanca, dopo
averla incorporata, Fiorani si mette in società con l'Hdc di Enrico Crespi,
il sondaggista di Forza Italia. Un impegnuccio da 15 miliardi di lire. Poi
all'improvviso gli chiede di rientrare dai fidi: Hdc fallisce e Crespi
finisce in galera per bancarotta.
Insomma, il presidente del Consiglio è proprio l'uomo adatto per risolvere
il caso. Infatti, per il dopo-Fazio, mentre i giornali fanno i nomi di
Monti, Quadrio Curzio, Padoa Schioppa, Draghi e altri pericolosi
incensurati, lui ha in mente l'uomo giusto al posto giusto: il senatore
forzista Giampiero Cantoni. Ex socialista, Cantoni era presidente di Bnl nel
febbraio '94 quando dovette "autosospendersi" in tutta fretta per una
spiacevole disavventura. Mentre un'ispezione di Bankitalia si occupava di
finanziamenti Bnl al gruppo meccanico Mandelli che aveva rilevato un'azienda
legata alla sua famiglia, la Procura di Milano lo indagava e poi lo faceva
arrestare per corruzione. L'accusa era quella di aver corrotto l'architetto
Anchise Marcori, capogruppo del Psi al comune di Segrate, con una mazzetta
di 400 milioni di lire in cambio della concessione edilizia per un complesso
residenziale nei terreni della sua famiglia. Cantoni confessò di aver
pagato, ma sostenne di essere stato costretto. Cioè concusso. Ma non fu
creduto, nemmeno da se stesso, visto che all'udienza preliminare si presentò
con 800 milioni sull'unghia a titolo di risarcimento e patteggiò circa 2
anni di reclusione. Per corruzione. Ecco perchè Bellachioma ha subito
pensato a lui per rimpiazzare Fazio. Scegliere un incensurato, col pericolo
che poi venga indagato, è troppo rischioso. Molto meglio un pregiudicato,
che è già allenato.
Marco Travaglio
Fonte: www.unita.it
20.12.05
visto su:
http://bananabis.splinder.com/
Archivio Banche
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