Grazie ai progressi messi a segno dalla medicina oncologica,
il 60% degli italiani italiani pensa che il tumore non è più un male incurabile,
in controtendenza rispetto alla percezione comune fino a pochi anni fa. Per
contro, la prevenzione non sembra ancora essere entrata a far parte delle
consuetudini degli italiani e solo la metà sa cosa sia uno screening.
E' questa la fotografia a doppia faccia che emerge dalla
prima indagine condotta dall´Associazione Italiana di Oncologia medica (AIOM),
in congresso a Milano sino a domani, 13 ottobre, sulla conoscenza, la
prevenzione e le terapie sul tumore del colon retto. Dal sondaggio - che ha
coinvolto nel settembre di quest'anno oltre 800 italiani, intervistati a Roma e
Milano fuori da centri commerciali - emerge che più donne che uomini (62 contro
38%), nella stragrande maggioranza (81%) ha conosciuto il cancro da vicino,
poiché questa malattia ha colpito un amico o familiare.
Il cambiamento del sentiment degli italiani nei confronti di
quello che fino a pochi anni fa era considerato "il male incurabile", è
sicuramente dovuto che alla miglior informazione sulla malattia e ai progressi
messi a segno dalle terapie, soprattutto quando si parla di un "big killer" per
eccellenza: il cancro del colon retto, combattuto con i nuovi farmaci biologici
mirati e programmi di diagnosi precoce.
Ma se un intervistato su due dice che oggi di questa
neoplasia si può guarire, il 42% è a conoscenza che esistono terapie efficaci e
personalizzate e il 73% ritiene che siano anche meno "aggressive" per
l´organismo, mentre fa riflettere il dato che solo il 38% affermi che il tumore
si può prevenire e che ben uno su quattro si dichiari non disponibile a cambiare
il proprio stile di vita per diminuire il livello di rischio. Per non parlare
dello screening, conosciuto solo dal 50% dei cittadini.
"Dalle interviste fatte, emerge chiaramente che il tumore fa
meno paura agli italiani, che però si impegnano ancora troppo poco per tenerlo
lontano - ha affermato il prof. Francesco Boccardo, presidente nazionale dell'AIOM
- mentre pare non esserci quasi consapevolezza sui fattori di rischio".
Secondo i dati diffusi nel corso del convegno, sono
sottostimate in particolare l´importanza di praticare attività fisica (solo il
15% segnala questo fattore) e uno stile di vita alimentare corretto (uno su due
lo sottovaluta). Fattori ambientali come l´inquinamento vengono invece ritenuti
rilevanti nel provocare il tumore dal 59% degli intervistati.
Il dato sulla diagnosi precoce e la (modesta) adesione agli
screening conferma come sia necessaria ancora molta informazione al cittadino e
su questa considerazione si orienterà l´impegno futuro della Società
scientifica.
"Per il momento, riteniamo una scommessa vinta essere
riusciti a trasmettere con successo un messaggio di fiducia nelle terapie
efficaci e personalizzate - ha concluso il prof. Boccardo - ma il fatto che solo
la metà degli intervistati sappia cosa sia uno screening significa che c'è
ancora molto lavoro informativo da fare sull'importanza della prevenzione".
di Flora Cappelluti
http://www.helpconsumatori.it
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