Alla ricerca delle cellule-madri del cancro. Nei prossimi dieci anni e'
questo uno degli obiettivi dell'Istituto Oncologico Europeo del
professor Umberto Veronesi. Vuole trovare le cellule staminali "tumorigene".
Trovarle, o meglio trovare il sistema per segnarle innescherebbe una
vera rivoluzione perche' significherebbe accedere alla possibilita' di
curare il tumore attraverso farmaci 'ad hoc'.
E' questo uno degli aspetti che stanno piu' a cuore al professor
Veronesi, che a Milano il 27 giugno ha festeggiato insieme ai
ricercatori dell'Istituto da lui stesso fondato i dieci anni di
attivita' del centro. "Dieci anni densi di soddisfazioni ma che devono
essere la base per guardare ai dieci anni che verranno. Consapevoli che
la crisi economica incide, e che la sensibilita' del paese nei riguardi
della Scienza non e' delle piu' entusiasmanti. Diciamo che partiamo in
condizioni meno favorevoli rispetto a dieci anni fa".
Quella sulle cellule staminali e' una delle linee direttrici su cui si
caratterizzera' la ricerca dello IEO nei prossimi anni. "Le cellule
staminali tumorali sono la scoperta vera di questo anno. Perche' abbiamo
scoperto che sono le cellule che alimentano i tumori. Abbiamo capito che
quello che conta per un tumore sono quelle cellule li'". Cioe': se un
tumore non ha le sue staminali, non cresce.
"E' come se fossero delle cellule-madri -ha spiegato il direttore del
dipartimento di Oncologia Sperimentale IEO, Pier Giuseppe Pelicci-.
Sono poche e si differenziano dalle tante cellule-operaie del tumore
perche' lo mantengono in vita". In altre parole, senza le staminali
tumorali la metastasi non cresce. "Il problema per il ricercatore, pero'
-ha detto Veronesi- e' quello di riconoscerle, perche' oggi non lo
sappiamo fare. Riuscire a trovare un marcatore di queste cellule
rappresenterebbe una rivoluzione nella ricerca dei tumori". Perche'
allora si potrebbero sviluppare farmaci capaci di risalire alle
staminali tumorali, colpendo cosi' alla radice il tumore per impedirgli
il vero pericolo mortale: la metastasi.
Accanto a questa, l'attivita' di ricerca dello Ieo nei prossimi dieci
anni si sviluppera' intorno ad altre due linee direttrici: quella della
prevenzione e quella delle nuove terapie. Prevenzione: grazie alle
tecniche messe a punto allo Ieo oggi guariscono il 90% celle donne
trattate per tumore al seno (nel 2044 sono state oltre 3.300) e l'83% di
esse conserva il proprio seno. Obiettivo dei ricercatori dello Ieo e'
quello di aumentare gli interventi farmacologici prima che il tumore
insorga, anche perche' "nel campo della cosiddetta farmacoprevenzione il
nostro istituto e' un riferimento internazionale". Lo dimostra -per
esempio- la messa a punto di un nuovo vaccino, che sara' disponibile dal
prossimo gennaio. Si chiama anti Human Papilloma Virus (HPV) e riguarda
il virus che e' all'origine, nella quasi totalita' dei casi, del tumore
del collo dell'utero.
Nuove terapie: su questo fronte l'Ieo sta approdando alla quarta
dimensione della radioterapia, quella del 'movimento'. "Ad eccezione del
cervello -ha spiegato il direttore del dipartimento di radioterapia,
Roberto Orecchia- tutti gli organi del corpo umano si muovono. Fino
a ieri le Tac tradizionali permettevano una ricostruzione
tridimensionale. Oggi invece e' possibile visualizzare il movimento e
inseguire il bersaglio orientando i raggi in tempo reale".
L'Ieo e' il primo istituto in Europa ad essere dotato da questo punto di
vista di una macchina d'avanguardia, uno strumento a ultrasuoni chiamato
BAT. "Consente di ridurre da 8 a 6 settimane il tempo di trattamento.
Non dimentichiamo che per un trattamento di questa natura fino a poco
tempo fa erano necessari almeno due mesi".
01/08/2008 Archivio vaccinazione anti-HPV per le ragazze
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