I commenti all'annuncio
di alcuni ricercatori americani di aver isolato un serbatoio di cellule
staminali “pluripotenti”, cioè capaci di generare tutti i principali
tessuti umani, nel liquido amniotico.
Una scoperta che “colmerebbe la diversità
esistente tra le caratteristiche scientifiche delle cellule staminali
embrionali e quelle dell’adulto”. Così Antonio Spagnolo, dell’Istituto
di bioetica dell’Università cattolica di Roma, definisce l’annuncio di
alcuni ricercatori americani di aver isolato un serbatoio di cellule
staminali “pluripotenti”, cioè capaci di generare tutti i principali
tessuti umani, nel liquido amniotico. “Le cellule staminali del liquido
amniotico – spiega Spagnolo al Sir – sarebbero molto simili a quelle
embrionali, e consentirebbero quindi di superare il problema attuali
riguardo alle cellule staminali adulte”. Nonostante la “positività ed
eccezionalità” della ricerca, l’esperto invita alla “cautela”. “In primo
luogo – precisa - bisognerà dimostrare che questo tipo di cellule siano
una reale alternativa alle cellule staminali embrionali, e poi
verificare come queste cellule siano state prelevate. Un conto è,
infatti, se esse provengano dai residui di liquido amniotico non
utilizzato di donne che si siano sottoposte alla diagnosi prenatale in
seguito a indicazioni diagnostiche, un altro è se i ricercatori abbiano
sottoposte le donne al prelievo unicamente per prelevare cellule
staminali, con il rischio che una donna in gravidanza su cento vada
incontro all’aborto”.
Di uguale avviso Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato
nazionale di bioetica. Nel valutare l’annuncio dei ricercatori americani
di aver scoperto cellule staminali pluripotenti nel liquido amniotico,
sottolinea che “questa scoperta potrebbe svuotare completamente di
rilevanza i problemi in ordine all’uso di embrioni per prelevare da essi
cellule staminali”. L’esperto, tuttavia, invita a “a non cadere nella
trappola che consiste nell’assolutizzazione dell’idea in base alla quale
qualunque tipo di ricerca sia da perseguire, se si ottengono buoni
risultati. Se una ricerca scientifica è contraddittoria – ammonisce il
giurista – bisogna sempre dire di no, anche se non ci sono tecniche
sostitutive ad essa. La bioetica deve valutare eticamente le ricerche
scientifiche senza alcuna considerazione di pretesa utilità”. Sì,
dunque, al “progresso eticamente compatibile”, come sembra essere il
caso della scoperta Usa, “purché però non si cada nell’errore per cui
quando mancano ricerche alternative si debba abbassare la guardia e
accettare qualunque tipo di ricerca”.
Salvino Leone, responsabile dell’Istituto di bioetica dell’Università di
Palermo, alla scoperta di alcuni ricercatori americani, pubblicata dalla
rivista “Science”, che affermano di aver isolato la presenza di un
serbatoio di cellule staminali pluripotenti nel liquido amniotico umano,
puntualizza all’agenzia Sir: “Le cellule staminali presenti nel liquido
amniotico manterrebbero comunque alcuni problemi legati in generale alle
cellule totipotenti, come la maggiore possibilità di insorgenza di
allergie o di formazioni neoplastiche”, senza contare che c’è bisogno di
“tanta sperimentazione” per verificare i risultati delle scoperte made
in Usa. Di qui la necessità di “non lasciare una via sicura per una via
incerta”, sottolinea Leone riferendosi alla ricerca sulle cellule
staminali adulte, che “sta già dando risultati promettenti e
interessanti, soprattutto a livello neurologico. L’Italia non è agli
ultimi posti per quanto riguarda questo tipo di ricerca”.
Archivio cellulestaminali
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