Litio per "rallentare, con una sicurezza pari a oltre il 95%, la progressione
della sclerosi laterale amiotrofica (Sla)". Questo l'eccezionale risultato
raggiunto da uno studio italiano condotto su 48 malati, 32 trattati con la
terapia standard a base di riluzolo, 16 con il farmaco e il litio. Conclusioni
che sono state gia' inviate a un'importante rivista internazionale che ora sta
verificando i dati, e che a breve potrebbe decidere di pubblicare la ricerca.
"A 15 mesi dall'inizio della sperimentazione nel gruppo trattato con il solo
riluzolo si e' assistito al decesso del 30% dei pazienti.
Nel secondo non si e' verificata nessuna morte, seppure la meta' del campione
aveva la forma piu' aggressiva di Sla, quella bulbare", afferma uno dei
ricercatori italiani che ha iniziato a studiare il litio contro la Sla,
Francesco Fornai, professore associato del dipartimento di Morfologia
umana e biologia applicata all'universita' di Pisa. Non solo: "Secondo i
parametri rilevati dalla scala neurologica per misurare la progressione della
Sla, la Alsfrs-R nei malati trattati con litio non abbiamo assistito ad alcun
peggioramento significativo, mentre negli altri il declino era gia' evidente a
3 mesi. E alla fine della sperimentazione pari al 50%". La notizia 'bomba' e'
stata anticipata lo scorso 8 novembre nel corso del XXXIV congresso nazionale
della Limpe, la Lega italiana per la lotta contro la malattia di Parkinson.
La patologia neurodegenerativa e la Sla, infatti, spiegano i ricercatori,
hanno molti elementi in comune. Tanto che il litio sara' studiato anche contro
il Parkinson, "fondi permettendo". Intanto lo studio 'made in Italy' rischia
di oscurare le conclusioni attese dai malati a gennaio prossimo da un altro
studio, questa volta statunitense, sull'Igf-1.
L'attenzione sulle terapie contro la Sla in Italia si e' intensificata nelle
ultime settimane dopo che il Consiglio superiore di sanita' ha deciso di dare
parere contrario al trattamento dei malati con il farmaco Igf-1 o con la
combinazione Igf-1/Igf-Bp3.
Medicinali non previsti dal Servizio sanitario nazionale e ottenuti da alcuni
malati grazie a sentenze di tribunali.
Fornai ha iniziato a studiare gli effetti del litio due anni fa su topi
geneticamente modificati per sviluppare la Sla, partendo dalla capacita' della
sostanza di intervenire su alcuni processi di degenerazione cellulare. "Man
mano che andavo avanti potevo osservare come il litio rallentasse altri
meccanismi di danneggiamento cellulare".
Il ricercatore italiano spiega come, con i relativi distinguo, Sla e Parkinson
siano malattie simili negli effetti che hanno sulle cellule. "Nella prima si
registra una lieve compromissione dei neuroni danneggiati nel Parkinson, in
quest'ultima si verificano danni al livello spinale come nella sclerosi
laterale amiotrofica". Il litio, che e' conosciuto in medicina come
trattamento per il disturbo bipolare, "accelera i meccanismi di rimozione
delle proteine e dei mitocondri alterati. E fa aumentare la velocita' con cui
le cellule stesse smaltiscono i segni delle malattie, in pratica se ne
liberano.
Oltre al fatto che sempre il litio promuove la nascita di nuovi mitocondri.
Nei fatti, dunque non si blocca il gene che innesca la malattia ma si accelera
a tal punto il ricambio da arrestarne di fatto la progressione. Un processo a
cui contribuisce la terza caratteristica tipica del litio, cioe' la
neurogenesi. Tanto che in alcuni studi sulle cellule staminali si e' potuto
osservare come la sostanza ne aumenti la sopravvivenza nel midollo spinale".
Una volta conclusa la prima sperimentazione, altri 100 malati di Sla sono in
trattamento, dopo l'invio di un nuovo protocollo all'Agenzia italiana del
farmaco (Aifa). "E se i risultati positivi dovessero essere confermati come
speriamo allargheremo ancora il campione. Come faranno probabilmente altri
colleghi nel resto del mondo".
Lo scienziato italiano continuera' a lavorare su questo filone di ricerca, e
aggiunge: "Non e' detto che il litio si confermi la sostanza migliore per
ottenere i risultati che ci prefiggiamo. Per esempio dovremo provare con altre
molecole come la rapamicina che pero', rispetto al litio, costa molto di piu'".
La caccia dunque non e' finita, anche se la strada e' chiara. Un percorso che
l'universita' di Pisa ha condiviso finora con l'Irccs Neuromed, l'ateneo del
Piemonte orientale, l'Irccs Santa Lucia e il policlinico uiversitario Sant'Andrea
di Roma.
http://www.aduc.it
Archivio cellulestaminali
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