Dinanzi ai limiti e alle censure del Governo Cinese, la Microsoft minaccia
di abbandonare il mercato asiatico, sapendo che con sè può portare via
anche internet e i motori di ricerca. Una tale eventualità isolerebbe d'un
tratto la Cina dall'Economia mondiale, senza tuttavia imporre alcun
embargo o limitazione al commercio internazionale: una semplice
contrattazione tra privati diventa una decisione di geopolitica e di
economia globale.
Ovviamente la dichiarazione di voler abbandonare il mercato cinese è stata
mascherata come una decisione sofferta ma voluta dai continui contrasti
con il Governo di Pechino, che senz'ombra di dubbio opera una censura
all'attività delle più grandi società tecnologiche americane.
Da tempo ormai Google, Yahoo!, Microsoft e Cisco system, denunciano di
dover sottostare a «censure» e «controlli preventivi» da parte delle
Autorità di Pechino, che, a loro dire, non tollerano che possano
liberamente circolare sul web notizie e informazioni considerate delicate.
Per molto tempo il governo e le società dell'Internet hanno trovato un
compromesso, accettando la censura su alcuni argomenti di particolare
richiamo come la vicenda di Tienanmen o le lotte indipendentiste del
Tibet. A sostegno delle ragioni delle multinazionali dell'Internet sono
intervenute, spesso e volentieri, le molteplici proteste di ong e
associazioni come Amnesty International per denunciare la violazione dei
diritti umani che veniva fatta negando il diritto all'informazione dei
cittadini cinesi. Dopo Reporter Sans Frontières, Amnesty International, è
intervenuta anche l'organizzazione Human Rights Watch, che ha criticato il
comportamento consensiente della Microsoft e di Google rispetto alla
politica di censura del governo cinese. Hanno così sottolineato il
paradosso della complicità delle ditte rispetto alla violazione del
diritto all'informazione e la libertà di espressione. Tuttavia tale
comportamento ha consentito a Microsoft e Google di vestire anche un ruolo
di vittima che certamente non gli compete, forse per tenere viva
l'attenzione su di loro e riuscire ad entrare sul mercato puntando ad un
prezzo al rialzo.
Allo stesso tempo, probabilmente, il governo cinese intende ostacolare non
internet in sé, inteso come mezzo di comunicazione e come base di dati
dalla mole mostruosa, quanto invece la rete, il web che è in grado di
imporre una dittatura, un monopolio che finirebbe per usurare l'economia
cinese. L'informazione dovrà essere pagata a caro prezzo, una finestra
all'interno del cyberspazio varrà quanto il costo per noleggiare una
struttura aziendale, lo spazio verrà razionato e distribuito in maniera
non egualitaria.
Il Governo cinese ha sicuramente detto no all'usura che le multinazionali
volevano imporre, infatti possedendo il motore di ricerca riuscivano a
possedere, e a controllare anche una nazione come quella cinese,
inespugnabile per i finanziatori esteri.
Dinanzi alle resistenze del governo, che cercava senz'altro la possibilità
di creare un proprio cyberspazio onde evitare invasioni da parte degli
"invisibili", la Microsoft ha giocato d'astuzia, dichiarandosi vittima di
una mirata politica di boicottaggio della Cina. In questo modo, mentre uno
Stato cerca di resistere ad un attacco esterno, Microsoft può poi
scatenare contro la Cina l'assetto da guerra delle organizzazioni
internazionali che parleranno di violazione della libertà di espressione.
Questi paradossi fanno senz'altro capire quale sia oggi il vero potere: è
impensabile che una regione come la Cina, che può paragonarsi ad un
continente e ad una forza multinazionale, che va ad affiancarsi alla
America nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, debba sottostare ai ricatti
della Microsoft. Le minacce sono molteplici e sono giunte anche dalla
Cisco, che ha comunicato i dati di un giornalista scomodo rispetto al
sistema. In tal modo la resistenza al regime dittatoriale dei Motori di
ricerca e delle società di informatica è truccata proprio dalla
propaganda, dai media, che consentono di creare un casus belli ove nulla
c'è.
I monopolisti del Cyberspazio già esistono e già tuonano, si organizzano
con leggi e direttive sulle telecomunicazioni, inventano il nuovo reato,
il cybercrimine, e istituzionalizzano "il ragno" della rete che è il WEB,
il Foro del governo dell'Internet (GFI). Il GFI ha dichiarato la Cina una
patria del crimine cybernetico, in quando tollera che venga fatto del
terrorismo nei confronti degli utenti dissidenti.
L'atteggiamento della Cina è senz'altro anomalo, considerando poi la
politica liberista di privatizzazione e di apertura nei confronti delle
Banche, ma probabilmente si tratta di una semplice reazione ad una prima
azione fatta da Microsoft e Google, che hanno attentato alla sovranità
dello Stato. Create le condizioni c'è stato in un primo momento un accordo
tacito per poter entrare nel mercato, ed ora si rinnega quel patto per
poter denunciare la censura e porsi a pieno diritto come monopolista sul
mercato.
Questa è la Geopolitica, questo il Nuovo Governo Mondiale, e la guerra è
quella per acquisire il controllo delle informazione e di una parte del
Cyberspazio.
Archivio Censura
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