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14/11/2006 La Chiesa anglicana apre all’eutanasia; la Chiesa cattolica tiene chiuso (Daniele Lorenzi, http://www.korazym.org)

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Presa di posizione di un vescovo della Chiesa d’Inghilterra, che in via ufficiale si pronuncia cautamente ma decisamente a favore di atti di eutanasia. I dettagli, con il cardinale Barragan che ribadisce la posizione cattolica.

La pietà cristiana contempla - in alcuni casi - anche l'eutanasia: la sorprendente posizione della Chiesa anglicana, che con il reverendo Tom Butler (vescovo di Southwark) si è pronunciata per la prima volta in modo possibilista sul tema, riapre la discussione non solo oltremanica, ma anche nel nostro paese. "In alcune circostanze" - ha detto il rappresentante della chiesa d'Inghilterra - può essere giusto fermare o togliere una cura, sapendo che è possibile, probabile o anche certo che ciò provocherà la morte". Un riferimento diretto che segue di pochi giorni la presa di posizione del Royal College of Obstretricians and Gynaecologists che ha proposto l'eutanasia, anche attiva, per i bambini che vengano alla luce con devastanti invalidità e siano dunque "condannati ad una vita vegetativa" e di grande sofferenza.

All'argomento legato alla "compassione" se ne aggiunge un altro, quello legato all'ingente "spreco" di risorse economiche dovuto alle complesse e difficili cure: secondo alcuni sarebbero meglio dirottarle sulla cura dei bambini per i quali è ancora possibile ottenere buoni risultati. La questione è diventata di nuovo di scottante attualità in Gran Bretagna una settimana fa, quando una prestigiosa associazione di ginecologi e ostetrici britannici - il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists - ha proposto l'eutanasia (in qualche caso persino attiva) per i bambini che vengano alla luce con devastanti invalidità e che siano quindi condannati ad una vita vegetativa e spesso di grande sofferenza.

Il reverendo Tom Butler, a capo della diocesi di Southwark, interviene sulla questione in una lettera a una commissione indipendente di bioetica che deve pronunciarsi su questa delicatissima e controversa materia e formulare nuove direttive per i medici (il 'Nuffield Council on Bioethics'), e afferma che “in alcune circostanze può essere giusto fermare o togliere una cura, sapendo che è possibile, probabile o anche certo che ciò provocherà la morte”. Il vescovo formula quest'approccio non a titolo personale, ma a nome della chiesa anglicana. Non precisa quali siano le circostanze 'eccezionali' in cui si può praticare l'eutanasia passiva, ma insiste sul tasto che la decisione va presa "con reticenza", quando tutte le altre possibilità siano state esplorate e scartate.

Dalla Chiesa cattolica arriva evidentemente sorpresa per la presa di posizione dei fratelli anglicani. “La compassione invocata dai vescovi anglicani per i bambini prematuri gravemente ammalati nasconde in realtà il rischio di una grave deriva etica, quella che in diversi paesi sta portando a leggi che autorizzano l'eutanasia dei minori", ha detto il cardinale messicano Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria. Nient’altro che la riproposizione di ciò che è ben noto, e cioè che “l'eutanasia, così come l'accanimento terapeutico, sono da condannare poiché non si può togliere la vita a un innocente”: “L'eutanasia va contro la morale; è un assassinio. Anche l'accanimento terapeutico va evitato se le cure risultano sproporzionate ed inutili e provocano sul malato terminale una inevitabile agonia. E questo va tenuto presente davanti ai malati di qualsiasi età, vecchi o bambini”.

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