Presa di posizione di un vescovo della Chiesa
d’Inghilterra, che in via ufficiale si pronuncia cautamente ma
decisamente a favore di atti di eutanasia. I dettagli, con il cardinale
Barragan che ribadisce la posizione cattolica.
La pietà cristiana
contempla - in alcuni casi - anche l'eutanasia: la sorprendente
posizione della Chiesa anglicana, che con il reverendo Tom Butler
(vescovo di Southwark) si è pronunciata per la prima volta in modo
possibilista sul tema, riapre la discussione non solo oltremanica, ma
anche nel nostro paese. "In alcune circostanze" - ha detto il
rappresentante della chiesa d'Inghilterra - può essere giusto fermare o
togliere una cura, sapendo che è possibile, probabile o anche certo che
ciò provocherà la morte". Un riferimento diretto che segue di pochi
giorni la presa di posizione del Royal College of Obstretricians and
Gynaecologists che ha proposto l'eutanasia, anche attiva, per i bambini
che vengano alla luce con devastanti invalidità e siano dunque
"condannati ad una vita vegetativa" e di grande sofferenza.
All'argomento legato alla "compassione" se ne aggiunge un altro, quello
legato all'ingente "spreco" di risorse economiche dovuto alle complesse
e difficili cure: secondo alcuni sarebbero meglio dirottarle sulla cura
dei bambini per i quali è ancora possibile ottenere buoni risultati. La
questione è diventata di nuovo di scottante attualità in Gran Bretagna
una settimana fa, quando una prestigiosa associazione di ginecologi e
ostetrici britannici - il Royal College of Obstetricians and
Gynaecologists - ha proposto l'eutanasia (in qualche caso persino
attiva) per i bambini che vengano alla luce con devastanti invalidità e
che siano quindi condannati ad una vita vegetativa e spesso di grande
sofferenza.
Il reverendo Tom Butler, a capo della diocesi di Southwark, interviene
sulla questione in una lettera a una commissione indipendente di
bioetica che deve pronunciarsi su questa delicatissima e controversa
materia e formulare nuove direttive per i medici (il 'Nuffield Council
on Bioethics'), e afferma che “in alcune circostanze può essere giusto
fermare o togliere una cura, sapendo che è possibile, probabile o anche
certo che ciò provocherà la morte”. Il vescovo formula quest'approccio
non a titolo personale, ma a nome della chiesa anglicana. Non precisa
quali siano le circostanze 'eccezionali' in cui si può praticare
l'eutanasia passiva, ma insiste sul tasto che la decisione va presa "con
reticenza", quando tutte le altre possibilità siano state esplorate e
scartate.
Dalla Chiesa cattolica arriva evidentemente sorpresa per la presa di
posizione dei fratelli anglicani. “La compassione invocata dai vescovi
anglicani per i bambini prematuri gravemente ammalati nasconde in realtà
il rischio di una grave deriva etica, quella che in diversi paesi sta
portando a leggi che autorizzano l'eutanasia dei minori", ha detto il
cardinale messicano Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio
per la pastorale sanitaria. Nient’altro che la riproposizione di ciò che
è ben noto, e cioè che “l'eutanasia, così come l'accanimento
terapeutico, sono da condannare poiché non si può togliere la vita a un
innocente”: “L'eutanasia va contro la morale; è un assassinio. Anche
l'accanimento terapeutico va evitato se le cure risultano sproporzionate
ed inutili e provocano sul malato terminale una inevitabile agonia. E
questo va tenuto presente davanti ai malati di qualsiasi età, vecchi o
bambini”.
Archivio Chiesa
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