L'indice nazionale dei prezzi al consumo a
settembre è salito all'1,7% rispetto allo stesso mese dell'anno
precedente, mentre la variazione è nulla rispetto ad agosto. L'indice
armonizzato dei prezzi al consumo registra una variazione di più 0,6%
rispetto al mese precedente e di più 1,6% rispetto a settembre 2006. È
quanto ha comunicato oggi l'Istat. Sulla base dei dati disponibili, gli
aumenti congiunturali più significativi rispetto al mese precedente si sono
verificati per Istruzione (più 1,5%), Prodotti alimentari e bevande
analcoliche (più 0,8%) e Abbigliamento e calzature (più 0,3%) mentre
variazioni congiunturali negative si sono registrate nei capitoli Trasporti
(meno 0,9%), Servizi ricettivi e di ristorazione (meno 0,6%), Ricreazione,
spettacoli e cultura (meno 0,5%), Servizi sanitari e spese per la salute e
Comunicazioni (meno 0,1% per entrambi). Gli incrementi tendenziali più
elevati rispetto al 2006 sono quelli che riguardano Istruzione (più 3%),
Prodotti alimentari e bevande analcoliche (più 2,9%) e Mobili, articoli e
servizi per la casa (più 2,8 per cento). Per il Ministero dello
Sviluppo economico i dati dimostrano l'incidenza delle
liberalizzazioni e la necessità di varare il terzo pacchetto. "I dati
sull'inflazione dimostrano l'incidenza delle prime misure di
liberalizzazione in una situazione non priva di tensioni sui prezzi del
comparto alimentare. Tutto questo dovrebbe suggerire l'assoluta urgenza di
varare, con l'approvazione da parte del Parlamento, il terzo pacchetto di
liberalizzazioni": è quanto commenta il Ministro dello Sviluppo economico,
Pier Luigi Bersani, sulle indicazioni provvisorie di Istat ed Eurostat
relative all'andamento dell'inflazione nel mese di settembre. Dati da cui
"si nota che l'Italia dovrebbe aver ottenuto un risultato migliore rispetto
all'Europa, riuscendo a compensare meglio all'interno del paniere i rincari
significativi registratisi nei prodotti alimentari (in particolare pane,
pasta, latte e alcune carni) causati dallo straordinario aumento del prezzo
internazionale delle materie prime. A questo risultato - spiega Bersani -
avrebbero contribuito in misura determinante le variazioni congiunturali
negative dei prezzi, che peraltro non fanno che confermare un trend
favorevole al consumatore che si registra ormai da sei mesi alle seguenti
voci: Comunicazioni (in particolare telefonia mobile), Trasporto aereo e
Servizi sanitari (in particolare farmaci)". In questi settori hanno inciso
le misure di liberalizzazione che secondo la stima prudenziale del Ministero
avrebbero contribuito ad abbassare il tasso tendenziale di inflazione in una
misura compresa tra lo 0,2 e lo 0,3%. Secondo i dati Istat gli effetti
positivi di queste misure avrebbero quindi un impatto ancora più
significativo. "Se le anticipazioni dei dati saranno confermate - sottolinea
il ministro - l'Italia potrebbe presentare quindi un tasso di inflazione
tendenziale inferiore di alcuni decimali rispetto alla media dei 13 Paesi
dell'area dell'Euro".
Rincari e speculazioni aumentano la spesa per pane,
pasta e ortofrutta mentre in consumi alimentari crollano: è quanto commenta
la Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) di fronte ai dati
sull'inflazione resi noti dall'Istat. "I dati Istat di settembre
sull'andamento dell'inflazione confermano che sul fronte dei prezzi
alimentari (più 2,9 per cento) si sono scatenati rincari selvaggi e
speculazioni", commenta la Cia che sottolinea in una nota stampa come "tali
aumenti, rilevanti per alcuni settori (è il caso di pane, pasta e ortofrutta)
sono ingiustificati, poiché le quotazioni all'origine hanno registrato,
rispetto allo scorso anno, un calo generalizzato del 2,5 per cento. Neanche
la crescita dei listini del grano sui mercati internazionali può determinare
gli incrementi che si sono avuti per pane e pasta. Incrementi che hanno così
determinato una flessione media di oltre 2 per cento dei consumi
agroalimentari". I prezzi aumentano nei vari passaggi dal campo alla tavola
in una filiera "troppo lunga", sottolinea l'organizzazione, in un trend che
si è riscontrato soprattutto per i prodotti derivati dai cereali (pane più
7,3% e pasta più 4,5%) nell'ortofrutta (più 5,6%) e nel settore
lattiero-caseario (più 3,4%).
La Cia denuncia che i prezzi all'origine della frutta,
degli ortaggi, dei suini e dei bovini in un anno sono scesi, rincarando
invece al dettaglio e danneggiando in questo modo sia i consumatori sia gli
agricoltori. Gli acquisti di pasta - scrive l'organizzazione - sono scesi
nell'ultimo anno del 5,2%, quelli di pane del 5,8% mentre la frutta registra
un calo del 3,5%, gli ortaggi dell'1,6% e i prodotti lattiero-caseari dello
0,8%. La Cia propone dunque che nella finanziaria 2008 sia prevista la
costituzione, a livello nazionale e regionale, di Osservatori prezzi
partecipati dalle organizzazioni agricole che acquisiscano le quotazioni dei
prezzi nelle diverse fasi e li diffondano come strumenti di informazione.
Tutto sul Decreto Bersani e le Liberalizzazioni
|