A distanza di oltre due millenni la scienza demagogica, oculatamente usata
ed incrementata dall’intellighenzia padronale e del potere pubblico, non è
cambiata nella sostanza. Sono cambiate le forme e le modalità in rapporto ai
nuovi strumenti di sfruttamento del lavoro-dipendente. Sin da allora -ma si
potrebbe dire sin da sempre - l’elemento forte-furbo del popolo sa che alla
gran massa dello stesso basta ben poco per essere pago, mite e servile (oggi
nonostante ormai secoli di rivendicazioni sindacali).
I forti-furbi di oggi, come quelli di ieri, condensano ancora la “psicologia
dell’individuo-massa” - di quello, per meglio intenderci, che, incapace di
un’autosufficienza, si ritrova nella massa di chi cerca sempre qualcuno o
qualcosa cui applaudire - nell’antico “panem et circenses”, per panem
intendendo il pane ovvero quel tanto per non morire, e per circenses i
giochi allora cruenti del Circo, che rispondevano agli istinti
sadico-animaleschi della massa (entità superindividuale a sé stante) ma
anche allo loro rabbia repressa di scontentezza inconscia contro i padroni e
gli uomini del potere e che, in quell’occasione fungevano da valvola di
scarico. Il gioco era fatto.
Anche oggi - mutatis mutandis - avviene la stessa cosa. Il “panem et
circenses” è tuttora validissimo. La locuzione era un accusativo (sia detto
per chi sa di latino) in quanto sottintende il verbo dare o un equivalente.
Oggi il “pane” è dato a quasi tutti, non necessariamente dallo Stato - che è
sempre meno sociale e quindi sempre meno garante del diritto alla vita delle
nuove generazioni - ma da fonti diverse, la più frequente delle quali è il
nucleo familiare di appartenenza a cui talora suppliscono - pur continuando
a parlare di “patria del diritto” - suoceri e nonni!
I “circenses” di oggi sono molteplici e variegati. La scienza demagogica –
dobbiamo ammetterlo – ha superato la scienza sociale. Il tripudio di folle
di tifosi per il successo della squadra di calcio del cuore, è un’antologia
vivente di cittadini “cornuti e contenti” (con la sola eccezione dei
“direttori interessati dell’orchestra”). La bandiera italiana che, in
occasione dei cosiddetti “mondiali”, si vede pendere o sventolare da balconi
e finestre di “tifosi”, diventa quasi l’emblema di un’imbecillità diffusa e
- lo dico senza spirito nazional-reazionario - un vilipendio sui generis dei
simboli-valori di una nazione, che sia - come dovrebbe essere - una
“famiglia” di concittadini consapevoli delle proprie tradizioni e dei propri
diritti e consapevolmente impegnati a farli rispettare. Una nota parimenti
stonata è l’inno nazionale eseguito in occasione di giochi-spettacolo,
recitati da mercenari nel contesto di una vera e propria industria di
profitti parassitari, che nulla hanno a che vedere con lo sport. Le folle
dei “tifosi” fanno parte sé: si accendono contro gli “avversari” - come se
si trattasse di nemici veri - e si caricano di rabbia aggressiva quando
qualcosa, a loro avviso, lede la loro onorabilità di “sudditi fedeli” di una
fazione cosiddetta sportiva!
La demagogia del tifo per il calcio è intenzionalmente favorita dal
padronato e dal potere politico oggi “asservito” a quello e, al momento,
molto sfacciatamente dalla Rai Uno della Tv cosiddetta di Stato, che
conferma quanto ho appena detto, e che si macchia di una vergognosa campagna
“ottundente” di masse sempre più larghe di “patiti” che, pur quando non
dispongono di un buon potere di acquisto, fanno sacrifici, talora
“ridicolmente eroici”, per andare ad assistere ad una partita, come stanno
facendo oggi con i “mondiali”. Cresce la sistematica catechizzazione (leggi
“cretinizzazione”) di giovani e meno giovani che, se “svegli e vigili”,
socialmente parlando, darebbero fastidio al binomio padronato-potere.
Mentre i “cornuti contenti” saltano dalla gioia o cadono in depressione per
l’offesa dell’insuccesso, incuranti dei propri diritti, naturali e civili, i
“padreterni” - industriali del calcio e calciatori di grido - progettano
miglioramenti alle loro abitazioni da nababbo in “paradisi terrestri” talora
sconfinati, e alle “barche da sogno” alla faccia delle masse cretinizzate
alla cui “mitezza animale” devono i loro privilegi. Le notizie sui mondiali
sono al primo piano anche nelle TV di Mediaset e spesso occupano una buona
fetta dei notiziari. I “mastri demagoghi” dicono che il popolo va
accontentato: egli richiede tutto questo ed eccolo ben servito! E’ una delle
menzogne più ricorrenti e più autoaccusanti di chi le pronuncia perché la
verità è ben altra: “il popolo chiede ciò che indotto a chiedere”. E’ la
stessa favola della pubblicità consumistica. Abbiamo anche i pubblici
filosofi del pallone (ma anche degli altri sport-spettacolo industriale), i
quali ci fanno speciosi discorsi basati sul nulla. Altro che creatività!
Fanno parte dei “circenses” i pubblici serotini ludi salmodianti organizzati
da parroci con lunghi cortei di bambini e bambine con in mano ceri accesi
(per rendere più suggestiva la manifestazione “religiosa”). Sono scene che
riproducono in miniatura il fenomeno della suggestione oceanica di Piazza S.
Pietro, ma forse più gravi perché scoprono la faccia della catechesi
infantile, la quale, alla luce del diritto - e della sana pedagogia - è un
vero crimine. Tali cortei ricordano la manipolazione dei minori da parte del
mondo islamico - dei quali poi non ci si dovrebbe sorprendere - ma ricorda
ancor più le manifestazioni pagane per via di statue e di simboli materiali
della fattispecie, i fenomeni tribali con al centro l’ “onnipotente”
stregone ma anche gli “auto-da fé” della Santa Inquisizione! L’educazione
alla ragione, all’apprendimento della scienza e alla responsabilità critica
e morale sin dagli anni più verdi, non ha niente a che vedere con il
“sequestro preventivo della coscienza”, che è la catechesi dell’innocente
(che produce il classico “oppio dei popoli”).
Mentre i “circenses” moderni esplicano la loro funzione (e ce sono altri,
come l’uso festaiolo dell’auto), i responsabili (si fa per dire) aggiustano
i loro conti secondo i parametri non dell’economia vera, che presuppone (ma
non ne parla nemmeno la sinistra al potere!) l’uso di una moneta passiva,
“distributiva” dei beni del lavoro e quindi del potere di acquisto secondo
equità e bisogno, ma della predonomia-monetocrazia, in cui la moneta la fa
da padrona imponendo condizioni utili solo alla funzionalità del “gioco
predatorio” e della conservazione della ricchezza parassitaria senza limite.
Tali condizioni comportano beni e servizi di prima necessità sempre più
cari, inadempienza di lavori socialmente utili e necessari “per mancanza di
fondi - sic!”, un fisco sempre più avido, accanto ai fenomeni cronici della
disoccupazione, della precarietà anche senile, dell’incertezza e della
povertà fino all’indigenza totale contro “padreterni” che non sanno quanto
posseggono.
“Panem et circenses”: siamo ancora ai tempi del Circo nel terzo millennio:
esultate, tifosi, la vostra squadra ha fatto un nuovo gol. Ma se vi resta
tempo, piangete sulla vostra incommensurabile immaturità e credulità.
Carmelo R. Viola
Fonte:
www.rinascita.info
Link:
Ancora panem et circenses
Pagina Mondiali
Archivio Controllo Mentale
|