Nel mondo, più di cento milioni di donne mancano
all’appello, quasi fossero scomparse nel nulla. (1)
L’inquietante fenomeno è portato alla luce dall’analisi di un
semplice indice statistico: la composizione demografica della
popolazione. In teoria, infatti, gli individui di sesso femminile
dovrebbero costituire, più o meno, il 52 per cento di ogni
popolazione. (2) In pratica, tale proporzione non ha
riscontro nelle statistiche internazionali: mentre le donne
costituiscono il 52,5 per cento della popolazione nel mondo
industrializzato, ammontano solo al 51 per cento nell’Africa
sub-sahariana, a meno del 48 per cento in Asia dell’Est e a meno
del 47 per cento in Asia del Sud. Cosa è successo a queste donne?
Perché ne mancano cento milioni? La risposta suona purtroppo
sinistra: alta mortalità femminile. (3)
Le cause di questo fenomeno, come sempre, sono molteplici e
altamente correlate tra loro.
Abusi e condizioni sfavorevoli
In quasi tutti i paesi, l’eccesso di decessi si deve, per lo più,
alla difficile condizione della donna. In alcune aree
dell’Asia si pratica la selezione sessuale: si eliminano le
bambine tramite aborto e infanticidio. In tutto il mondo in via di
sviluppo l’abuso del sesso maschile sul femminile è
caratteristica comune, e va dalla violenza, fisica e psichica, alla
vessazione sessuale. I motivi sono i più disparati: la dote, la
gestione della casa, o l’educazione dei figli. Inoltre, le donne
hanno scarso accesso non solo ai metodi anticoncezionali, ma anche
alle cure minime e necessarie alla gestazione, una volta incinte; ne
risulta un’alta mortalità legata alla maternità. Infine, le
donne sono particolarmente vulnerabili a problemi - quali la
malnutrizione e le malattie a trasmissione sessuale, ampiamente
ignorati o considerati tabù dalla maggioranza dei Governi.
In generale, lo status delle donne è influenzato da un coacervo di
fattori biologici, sociali e culturali che sono altamente
interrelati. In varie nazioni in Africa, Asia del Sud, America
Latina e Medio Oriente, una ragazza su quattro si sposa prima del
suo quindicesimo compleanno. In svariati paesi, tra un terzo e metà
delle donne sono madri prima di raggiungere il ventesimo anno di età.
Ovunque, il sesso femminile riceve meno informazioni del
sesso maschile e ha un minor controllo dei processi decisionali e
delle risorse della famiglia. In poche parole, le donne si trovano
in una posizione di handicap sociale, che è spesso connessa
al valore economico dei ruoli familiari. In un circolo vizioso, le
maggiori conseguenze che ne seguono sono educazione insufficiente,
alimentazione inadeguata, gravidanze precoci e frequenti, e salute
precaria.
Investire sulle donne
Politici, economisti e sociologi non sono quasi mai d’accordo.
Ma in questo campo lo sono, e per tutti, l’obiettivo è chiaro:
bisogna migliorare la condizione della donna. Nel 1995, la Dichiarazione
di Pechino, ultima tra le tante, ha sancito il principio
politico dell’uguaglianza dei sessi come base per lo sviluppo e la
pace. (4)
Le donne costituiscono la metà (dimenticata) della popolazione
mondiale, e la loro inclusione sociale porterebbe benefici a tutti.
In campo economico, ricerche empiriche hanno dimostrato che donne e
ragazze lavorano più degli uomini, investono i loro risparmi nei
loro figli, e si assumono la responsabilità della famiglia. Senza
di loro, uomini e bambini avrebbero gravi difficoltà a sopravvivere
e a essere produttivi. Infine, se alle donne fosse concesso un
maggior potere nella gestione di comunità e società, molte cose
cambierebbero (radicalmente), tra le quali i trend demografici, con
conseguenze significative su crescita economica e sostenibilità
ambientale. Insomma, le donne sono importanti come individui, come
produttori e consumatori, e come agenti di cambio sociale. È ora di
prestar loro più attenzione. Una quantità ormai innumerevole
di studi ha dimostrato che gli investimenti nell’educazione
e salute delle donne conducono a una crescita economica
sostenibile. Elevati standard sanitari permettono alle donne una
vita pienamente produttiva, con ampi benefici per l’economia
nazionale. In particolare, la salute delle donne ha un importante
impatto sulla salute e sulla produttività delle generazioni future.
L’educazione femminile ha effetti rilevanti su ogni dimensione
dello sviluppo, dal miglioramento dei risultati scolastici dei figli
e delle figlie alla maggiore produttività, alla accresciuta capacità
di gestione ambientale.
Insieme, tutti questi fattori possono significare una crescita
economica più rapida e, cosa altrettanto importante, una più
amplia distribuzione dei frutti della crescita e un aumento della
coesione sociale. Un miglioramento della condizione della donna è
dunque, condizione necessaria per politiche di sviluppo più
efficaci. Le politiche pubbliche devono essere ripensate tenendo
conto delle necessità del sesso femminile, per creare nuovi servizi
sociali per la donna e migliorare la qualità di quelli esistenti.
È arrivato il momento di spendere per lo sviluppo delle donne,
perché son soldi ben spesi.
Nei paesi in via di sviluppo i problemi relativi alla salute e
all’educazione delle donne rappresentano, in termini strettamente
economici, un’opportunità: sono investimenti altamente cost-effective,
e ridirigere la spesa pubblica verso questi interventi migliora
l’efficienza allocativa. In parole semplici, con pochi soldi si
risolvono molti problemi: si migliora l’uso delle risorse e si
aumenta il benessere di tutti.
Per saperne di più
Sen, Amartya (with contributions by John Muellbauer, Ravi Kanbur,
Keith Hart, Bernard Williams), 1987, "The Standard of Living",
Edited by Geoffrey Hawthorn, Cambridge University Press, Cambridge.
(1) Secondo i calcoli di Amartya Sen, 1987. Per dettagli,
si veda: http://www.unifem.org/
(2) Si tratta di una costante biologicamente determinata. Da
un lato, nascono più donne che uomini. Dall’altro, le donne
vivono di più: a parità di condizioni, alla nascita la speranza di
vita di una donna è 1,03 volte quella di un uomo (le donne vivono
il 3 per cento in più).
(3) Nella composizione femminile della popolazione una parte
della differenza può essere causata da errori nel censimento e
dagli effetti di movimenti migratori.
(4) Nel 1995, a Pechino, la Fourth World Conference on Women
adottò la "Dichiarazione e strategia di Pechino" (Beijing
Declaration and Platform for Action). Per maggiori informazioni,
si veda: http://www.un.org/womenwatch/. Per approfondimenti in
italiano e per il testo integrale, si veda: http://www.onuitalia.it/calendar/pechino.html
Archivio Donna
|