Il ministero della Salute ha inviato al Parlamento
i dati preliminari sulle interruzioni di gravidanza relativi al 2004, e,
rispetto al 2003, si registra un aumento del 3,4%. Il tasso di abortivita',
l'indicatore ritenuto piu' accurato per una corretta valutazione della
tendenza del ricorso all'aborto, e' risultato pari al 9,9 per mille, con un
incremento del 2,6% rispetto al 2003 e un decremento del 42,4% rispetto al
1982, l'anno in cui e' stato registrato il picco massimo di ricorsi
all'aborto. Interessante anche il ricorso da parte di donne non-italiane, il
25,9% nel 2003 rispetto al 10,1% del 1998. Infine, probabilmente proprio per
la maggiore presenza di donne immigrate la cui presenza e' ufficializzata,
gli aborti aumentano di piu' a nord (4,8%) e nel centro (6%) mentre calano
nel sud e nelle isole (-0,1%).
136.715 interventi di aborto nel 2004, e in aumento, che devono a nostro
avviso stimolare piu' di una riflessione.
Perche' significa che la prevenzione ha fallito. Certamente c'e' il dato
delle donne immigrate che fa sballare un po' tutti i numeri. Queste donne
sono quelle meno informate e che meno fruiscono dei servizi di prevenzione
del sistema sanitario. Ma nonostante siano inserite in questo sistema, se
quest'ultimo non riesce a tutelare le cosiddette fasce piu' deboli, vuol
dire che ha fallito uno dei principali obiettivi della legge sull'aborto: la
prevenzione.
I motivi sono molteplici, ma a nostro avviso ce n'e' uno in particolare
che contribuisce in modo determinante: la mancanza di informazione fin dalla
scuola. Perche' e' evidente che il problema matura e diventa talvolta
anche enorme proprio tra le ragazze teenager, tra le quali non ci sembra che
furoreggi l'informazione in materia. La funzione della pillola del
giorno dopo diventa in questo contesto determinante, e il fatto che per
acquistarla occorra una ricetta del medico e' senz'altro uno delle maggiori
cause al ricorso all'aborto.
E' evidente che fintanto nel Paese e nel Governo si continua a perdere tempo
per mettere ostacoli a tecniche abortive meno invasive, come quella
farmacologica con la pillola RU486, il tempo e le energie da dedicare al
vero nocciolo del problema –informazione e prevenzione- vengono sempre a
mancare, e i risultati sono quelli che abbiamo nei dati diffusi dal
ministero.
Ovviamente c'e' sempre qualcuno che sostiene –anche con enorme impegno- che
non si dovrebbe consentire l'aborto e la pillola del giorno dopo in alcun
caso, e quindi le statistiche di cui sopra non le avremmo piu' e –sempre a
loro avviso- sparirebbe il fenomeno. Purtroppo non e' cosi' semplice,
perche' il risultato sarebbe che, alle attuali statistiche con numeri tutto
sommato bassi, si passerebbe alle stime stratosferiche degli aborti
clandestini. Siccome continuiamo a credere che la miglior ricetta di
fronte ad una pratica umana (per quanto da alcuni deprecabile) e' la
legalizzazione (e quindi controllarla essenzialmente in termini
sanitari), continuiamo ad impegnarci perche' questo controllo sia fatto
in termini meno dannosi per la salute fisica e psichica di chi –per
qualunque motivo- ne rimane coinvolto.
Per questo crediamo che il ministro Francesco Storace dovrebbe, come atto
di una sua politica improntata all'attenzione dei pazienti, liberalizzare la
vendita della pillola del giorno dopo e avviare accurate indagini
sull'attuazione di quelle parti della legge sull'aborto che prevedono
politiche preventive, oltre a non ostacolare le innovazioni meno invasive
per l'aborto (RU486).
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