“I governi non
attuano il diritto delle bambine all’istruzione. Il fatto che le
istituzioni non siano in grado di affrontare la violenza contro le
bambine a scuola è inaccettabile”, ha dichiarato Erika Bernacchi,
responsabile del Coordinamento Donne della Sezione Italiana di Amnesty
International. “Non c’è governo che non dica di aborrire la violenza
contro le donne e le bambine. Le scuole sono luoghi in cui i governi
hanno una responsabilità diretta e, se è vero che essi stessi aborrono
la violenza contro le donne e le bambine, possono partire da lì per
tradurre le loro parole in azioni concrete”.
In un rapporto, intitolato `Scuole sicure, un diritto per tutte le
bambine”, Amnesty International descrive come il livello di violenza
all’interno e nei pressi degli istituti scolastici rimanga pervasivo.
Dal Messico alla Cina, le bambine vanno costantemente incontro al
rischio di essere assalite, molestate, intimidite mentre si recano a
scuola o all’interno degli edifici scolastici. Alcune bambine soffrono
la violenza più delle altre: per coloro che appartengono a specifici
gruppi, come le minoranze etniche, le lesbiche o le persone diversamente
abili, il rischio è decisamente maggiore. In classe, molte bambine
affrontano violenza psicologica, bullismo e umiliazione: sono
bacchettate o picchiate in nome della disciplina, minacciate di violenza
sessuale da altri studenti, blandite con promesse di voti più elevati in
cambio di favori sessuali e persino stuprate dal personale scolastico.
Uno studio del 2006 sulle alunne del Malawi ha rilevato che il 50% di
esse era stato toccato in maniera intima, contro la propria volontà, da
insegnanti o da altri studenti. Un analogo studio condotto negli Stati
Uniti ha fatto emergere che l’83% delle alunne tra i 12 e i 16 anni che
frequentano la scuola pubblica ha subito qualche forma di molestia
sessuale. Gli attacchi contro le bambine a scuola hanno sia un impatto
immediato che conseguenze a lungo termine. La violenza non solo provoca
sofferenza fisica e mentale, ma può spingere ad abbandonare la scuola e,
con essa, un’opportunità di fuggire dalla povertà e dall’emarginazione.
“E’ ampiamente riconosciuto che la garanzia di un accesso significativo
all’educazione è un fattore chiave per dare più opportunità alle donne.
Il diniego dell’educazione avrà conseguenze negative per tutto il resto
della sua vita”, ha sottolineato Bernacchi. Molto spesso, avances
sessuali aggressive e inopportune da parte dei ragazzi a scuola vengono
ridimensionate come ‘cose da ragazzi’. Il fatto che sovente queste
azioni finiscono per non essere denunciate né punite, trasmette il
messaggio che la violenza contro le donne e le bambine è accettabile e
che un’aggressione maschile è un fatto normale. Le persone intervistate
da Amnesty International ad Haiti, per esempio, hanno ammesso che la
violenza a scuola è diffusa quanto raramente denunciata. Le punizioni
corporali, l’uso dello scudiscio, i pestaggi con cavi elettrici,
l’obbligo di rimanere in ginocchio faccia al sole, la negazione del
cibo, gli insulti e gli abusi sessuali e psicologici contro le bambine
sono un fatto normale fra gli insegnanti e il personale amministrativo.
Frequentare la scuola in una zona di guerra rappresenta una particolare
minaccia per le bambine. Lo svolgimento delle lezioni, in aree dove le
scuole, gli insegnanti e gli studenti sono oggetto di attacchi armati, è
irregolare. In Afghanistan, gli incendi delle scuole, specialmente
quelle femminili, e le minacce e le aggressioni nei confronti delle
alunne sono diventati episodi sempre più frequenti negli ultimi anni.
Sebbene il diritto internazionale richieda che l’educazione primaria sia
gratuita per tutti i bambini, molte scuole continuano a imporre rette e
altre spese che costituiscono ostacoli insormontabili per molti di loro.
Oltretutto, quando una famiglia non ha risorse economiche sufficienti, a
essere escluse dall’educazione sono le bambine più dei bambini. Amnesty
ha sviluppato un programma in sei punti, destinato alle autorità di
governo e agli enti pubblici, tra cui le scuole: proibire ogni forma di
violenza contro le bambine, comprese le punizioni corporali, gli abusi
verbali, le molestie, la violenza fisica, gli abusi psicologici, la
violenza e lo sfruttamento sessuale.
Varare e attuare leggi, politiche e procedure adeguate. Rendere la
scuola un ambiente sicuro per le bambine attraverso l’attuazione di
piani d’azione nazionali che affrontino la violenza contro le bambine in
ambito scolastico. Tali piani dovrebbero comprendere linee guida per le
scuole, una formazione obbligatoria per gli insegnanti e gli studenti,
la nomina di un funzionario di governo responsabile e fondi pubblici
adeguati.
Assicurare che le scuole abbiano servizi igienici separati per sesso,
dormitori sicuri e strutture sportive e per il gioco sorvegliate.
Rispondere agli episodi di violenza contro le bambine attraverso
meccanismi di segnalazione e denuncia riservati e indipendenti, indagini
efficaci, procedimenti penali laddove appropriati e fornitura di servizi
per le vittime e le sopravvissute alla violenza. Assicurare che tutti i
casi di violenza contro le bambine siano denunciati e registrati e che
le persone accusate di stupro, violenza sessuale o altri reati penali ai
danni di minori non siano impiegate nelle scuole. Fornire servizi di
sostegno alle bambine che hanno subito violenza, compresa l’assistenza
socio-psicologica, le cure mediche, le informazioni su Hiv/Aids, i
farmaci e i servizi di base, le informazioni complete sui diritti
sessuali e riproduttivi e il sostegno al reintegro nel sistema
scolastico di bambine sieropositive, ragazze madri, in gravidanza o
sposate. Rimuovere gli ostacoli per l’accesso delle alunne alla scuola
eliminando tutte le tasse, dirette o indirette, sulla scuola primaria,
rendendo la scuola secondaria accessibile a tutte e sviluppando
programmi che garantiscano l’accesso delle bambine appartenenti a gruppi
emarginati.
Proteggere le bambine dalla violenza sviluppando e attuando codici di
condotta indirizzati a tutto il personale scolastico e agli studenti.
Formare il personale scolastico su strategie di intervento rapide che
affrontino le molestie e la violenza contro le bambine nella scuola.
Infine, Amnesty International chiede ai governi impegnati nel
raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, di affrontare
la violenza e la discriminazione che colpiscono le bambine. Gli
obiettivi, che si prefiggono di sradicare la povertà, comprendono la
richiesta di educazione primaria universale e di eguaglianza di genere,
ma gli indicatori di progresso si limitano al numero delle bambine
presenti nelle classi e non c’è alcun riferimento alla necessità di
contrastare la discriminazione e la violenza che tengono fuori o
allontanano le bambine dalla scuola.
“Pur sostenendo gli sforzi per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del
Millennio, Amnesty International ritiene che per raggiungere
l’eguaglianza di genere nel campo dell’educazione occorrano maggiore
impegno e sforzi immediati per porre fine alla violenza contro le
bambine a scuola. E’ difficile apprendere quando ogni giorno le alunne
sono costrette a lottare contro la violenza”, ha concluso Bernacchi.
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