“Cannabis
droga leggera, tabacco droga semi-pesante, e’ tutta una questione di
cultura”, ricorda Claire, 24 anni, studentessa alle Belle Arti,
prima di sottoporsi all’esame della capacita’ polmonare. A fare la cronaca
e' il quotidiano francese Libération.
Per la settimana annuale di prevenzione ( “Tabacco, io smetto, io
respiro”) negli atenei parigini, la cassa mutua per studenti Smerep
ha deciso di parlare anche di sigarette alla cannabis. E’ la prima volta.
Agli apprendisti artisti due medici universitari propongono un dispositivo
che misura il monossido di carbonio, una visita tabaccologica, un mese di
cerotto antitabacco gratuito e un colloquio con un’educatrice del centro
Emergence.
Le Belle Arti sono un luogo un po’ particolare, dove si beve birra e non
vino, si fumano piu’ spinelli che sigarette, anche perche’ la direttrice
e’ una rigida antifumo. “Quando fumavo cannabis, fumavo meno sigarette,
pero’ ero piu’ stanca”, racconta una ragazza. “Uno spinello e’
l’equivalente di una sigaretta in quanto a monossido di carbonio (CO)”, le
ricorda il medico. Un’altra ragazza e’ furiosa per il fatto che, da non
fumatrice, ha 0,2 di CO nei polmoni, e solo perche’ viaggia in bicicletta
nelle strade inquinate di Parigi. Arriva Pierre, che pero’ ha paura
dell’esame e cerca d’eclissarsi. Ha venticinque anni e non vuole misurare
la propria intossicazione, anche perche’ ha appena finito di fumare due
spinelli. In compenso, e’ contento di poter parlare di cannabis con gente
esperta. A un certo punto racconta: “Cinque spinelli al giorno hanno
modellato la mia personalita’. Non una fuga dalla realta’, ma un mezzo per
affrontarla con piu’ fiducia in me stesso. So che questo fatto mi spinge
ai margini, ma e’ quello che mi piace. Non voglio far parte della
maggioranza. La cannabis mi da’ l’incoscienza di credere che riusciro’ a
fare arte, a mangiare il mondo e a risputarlo”. “Avresti voglia di provare
ad essere cosi’ ma senza consumare?”, gli chiede dolcemente l’educatrice.
“Non e’ perche’ fumi che riuscirai a fare un bel quadro, e’ un cliché”,
ammette Pierre. “Nel 90% dei casi, finisci come un poveraccio davanti alla
televisione. Ma, qualche volta ho avuto delle idee che sono piaciute ai
prof. Certo, se continui, la cosa ti s’attacca al cervello”, riconosce.
“Ho una piccola ombra riguardo alla mia salute. Ho fumato tanto che ho
fatto la croce sui miei settant’anni”. “Ti preoccupa la tua salute?”, le
chiede l’educatrice. “Vieni al centro a parlarne con noi. E’ bene parlare
di piaceri e di inconvenienti. Per esempio, il sonno sotto l’effetto della
cannabis non e’ ristoratore”. E Pierre riparte con un biglietto da visita
in tasca.
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