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18/03/2006 Marijuana Terapeutica in Farmacia: sì ma in Olanda (www.aduc.it)

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    UNA SVOLTA STORICA CHE VA OLTRE QUESTO PAESE. UNA INNOVAZIONE SCIENTIFICA E CIVICA CHE RENDE ANCOR PIU’ DRAMMATICO IL “CONTINUIAMO A FARCI MALE” DELLA NOSTRA ITALIA. UNA SITUAZIONE CON CUI OGNI PAESE, A PARTIRE DA QUELLI MEMBRI DELLA UE, DOVRA’ FARE I CONTI. CHE SI APRA IL CONFRONTO A PARTIRE DAI PROGETTI DI LEGGE GIA’ DEPOSITATI NEL PARLAMENTO ITALIANO

     Lunedi’ scorso (ieri) in Olanda e’ stata approvata una legge che consente ai medici di prescrivere marijuana con ricetta ai malati che ne avessero bisogno, e che obbliga le assicurazioni malattie a pagare i costi dell’erba. La novita’ e’ proprio in questi aspetti, perche’ in Olanda i medici gia’ potevano raccomandarne l’uso per gli inappetenti e per alleviare dolori e nausee; ma i pazienti, per acquistarla, dovevano rivolgersi ad uno degli 800 cafe’ che vende questa droga, con tanto di polizia che chiudeva un occhio, perche’ il consumo di marijuana era consentito solo all’interno di questi locali, che, quindi non potevano venderla per portarsela via. Un portavoce del ministro della Salute ha fatto sapere che “il ministro ha pensato: perche’ non venderla legalmente in farmacia visto che i medici facevano ricette ai loro pazienti e il numero degli stessi pazienti era notevole”. La legge approvata cerca di standardizzare i livello di Thc, la sostanza chimica psicoattiva contenuta nella marijuana. Sempre il portavoce del ministero, Bas Kuik, ha fatto sapere che il Governo concedera’ delle licenze alla fine dell’anno a vari produttori, e le farmacie, nel frattempo decideranno dove procurarsi l’erba (molte l’acquistano dal distributore Maripharm). I costi, pero’, sono diversi: se nei cafe’ una quantia’ come 28,35 grammi viene venduta tra i 50 e 200 Usd, la stessa, dal distributore Maripharm e’ venduta a 225 Usd.
    Quindi l’Olanda ha gia’ realizzato quella che per molte istituzioni nazionali e locali e’ solo agli inizi o un semplice auspicio. Venendo incontro alle richieste di milioni di sostenitori che, in tutto il mondo (Italia inclusa) hanno giustamente dato credito a tutti quegli esperimenti e ricerche che hanno considerato la marijuana come un farmaco insostituibile per alcune (e non poche) terapie del dolore.
    Un successo e una innovazione che assume un significato enorme e rivoluzionario, proprio perche’ si sta parlando di una sostanza demonizzata da diverse culture, vietata da quasi tutte le leggi in tutti i Paesi del mondo cosi’ com’e’ al top dei consumi di miliardi di persone (soprattutto giovani). Con relativa tolleranza dei vari organi di polizia e di giustizia che, messi di fronte all’alternativa di far strabuzzare le carceri di giovani consumatori, hanno piu’ che altro optato per politiche ipocrite del “chiudere un occhio” o arrampicarsi sugli angoli delle norme per evitare arresti e galera.
    Una svolta storica? Sicuramente. E ben al di la’ dello specifico, che gia’ di per se’ e’ una coraggiosa innovazione in campo farmacologico e per il rispetto della dignita’ umana dei malati. Perche’ e’ l’affermazione della razionalita’ e della logica sul non-sense e sull’autorita’ che si esprime e manifesta con provvedimenti demagogici e incomprensibili ai piu’: cio’ che serve e’ possibile e si puo’ fare. Ci sono leggi che lo impediscono? Di fronte ad evidenze scientifiche e razionali, la legge si cambia e la si rende funzionale alla nuova situazione. Una bella lezione di razionalita’ legislativa che, essendo in un Paese della Ue, non puo’ essere relegata tra le “birbonate” a cui l’Olanda potrebbe averci abituato in tutti questi anni. Cioe’: e’ una situazione con cui ogni Paese, a partire da quelli membri della Ue, dovra’ fare i conti. Inclusa la nostra Italia. Quella -in materia- fatta di cliche’ perdenti basati esclusivamente sulla repressione e sulla punizione, sull’oscurantismo scientifico e sul mantenimento di uno “status quo” i cui danni e le cui tragedie fanno parte del bagaglio quotidiano di ogni persona che vive in qualunque parte della Penisola. In Parlamento ci sono gia’ proposte di legge in materia. L’auspicio e’ che almeno se ne discuta, ci si confronti, si valuti cosa accade in Olanda e cosa potrebbe accadere in Italia. Perche’ il silenzio di oggi ha sempre piu’ i contorni del “continuiamo a farci male”.


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