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20/03/2006 Documentario-shock sui Meninos de Trafico (www.aduc.it)

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Un documentario-shock ha mostrato ieri per la prima volta alla televisione brasiliana la tragica realtà dei "falchi" delle favelas, giovani e giovanissimi reclutati dal narcotraffico nelle milizie armate come corrieri o come sentinelle-vedette.

Il video "Falcao - Meninos do trafico" segue la vita di 16 ragazzini, dai 10 ai 14 anni, dal 1998 al 2003: alla fine, 15 sono morti ammazzati e uno è in prigione.

Sono 217 ore di riprese in video digitale, quasi tutte di notte, effettuate da Celso Athayde, ex "menino de rua" e oggi coordinatore della Central Unica das Favelas, una ong che produce programmi culturali per le favelas, e dal rapper MV Bill, condensate in 58 minuti che hanno scioccato il Brasile: il filmato è stato trasmesso domenica sera durante 'Fantastico', uno dei programmi di maggior ascolto della Tv Globo e della televisione brasiliana.

Per dare il tono del video, sin dall'inizio un bambino che afferma di avere dieci anni dichiara: "Se dovessi morire, nasce un altro come me, né meglio né peggio, se muoio potrò riposare, questa vita è un inferno", e apre la cartella, dove al posto dei libri di scuola ci sono bustine di cocaina con su l'immagine di Osama bin Laden.

La scena seguente mostra cinque ragazzini occupati a sminuzzare un mattoncino di marijuana.

Una voce infantile spiega: "C'é chi taglia, chi disfa la roba e chi la pesa. Poi va tutto nelle mani del corriere". Sulla dipendenza dalla droga, un ragazzino di dodici anni con l'aria spavalda, che fa da vedetta dall'alto di una favelas, per dare l'allarme se arriva la polizia o una banda rivale, afferma: "La coca mi serve per stare sveglio di notte, la uso per tirare avanti, ma non sono tossicodipendente, smetto quando voglio".

Il documentario affronta anche la corruzione della polizia. Uno dei "falcoes" afferma: "Quelli (gli agenti) di giorno occupano la favela, di notte se la fanno sotto, vengono solo per beccarsi i soldi del racket". E aggiunge: "Se non ci fosse più il traffico, gli sbirri dovrebbero sopravvivere con i loro stipendi, sarebbe un massacro, per questo il traffico non finirà mai". Tutti hanno storie di violenza domestica da raccontare: "Mio padre lo vedevo solo per buscarle, ne ho prese tante, adesso ho 17 anni e mai che in famiglia abbiamo festeggiato un compleanno", racconta uno dei ragazzi, come tutti gli altri irriconoscibile grazie allo sfuocato elettronico delle immagini.

Un altro ricorda: "A dieci anni mi sono beccato un ceffone, é una cosa che mi porto ancora dentro". Dopo che uno dei "falcoes" muore ammazzato da due colpi di fronte alla casa della madre, un altro commenta: "Dava un sacco di botte a quelli che dovevano pagare per qualcosa, ma non li ammazzava. Io gli dicevo sempre, quando li prendi, bisogna farli sparire".

Il video ha suscitato reazioni contrastanti, di fronte alle quali Athayde ha commentato così: Il film fa parlare giovani che vivono in una situazione di rischio perenne, che guadagnano 350 Reais (circa 120 euro) per rischiare la vita 14 ore al giorno, e che non esistono per il Brasile ufficiale.

Ho preferito correre il rischio di non essere capito, con quelli che vivono così, piuttosto che ascoltare specialisti e autorità che parlano senza conoscere la realtà delle favelas"

http://www.aduc.it

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