Cambiamenti in vista per
la legge Fini sulla droga. Il ministro della Salute annuncia: i limiti
per l'uso personale saranno aumentati. La perplessità del mondo delle
comunità terapeutiche. Don Mazzi: una perdita di tempo.
Una vera e propria bomba mediatica nella
Giornata internazionale contro l'uso e il traffico illecito di droga,
promossa dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite. In un messaggio
inviato ad un convegno in corso a Roma, il ministro delle Salute Livia
Turco ha annunciato l'intenzione di rivedere la legislazione in materia,
introducendo già dei ritocchi di carattere amministrativo. Sul banco
degli imputati le tabelle previste dalla legge Fini-Giovanardi che
definiscono le quantità massime di sostanze stupefacenti che possono
essere detenute, senza incorrere nell'accusa di spaccio. “È mia
intenzione elevare il quantitativo massimo di cannabis”, ha detto il
ministro, che farà ricorso ad un atto amministrativo che, come tale, non
ha bisogno di un voto parlamentare. La legge attuale stabilisce per la
cannabis il tetto di 500 milligrammi (pari a circa 20 spinelli), che ora
potrebbe essere portato al doppio, stando alle dichiarazioni del
ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero. Significa cioè che
sarà possibile detenere legalmente fino a 40 spinelli per uso personale,
senza correre alcun rischio penale.
Come era prevedibile, l'annuncio del ministro Livia Turco ha scatenato
numerose polemiche, specie nello schieramento del centrodestra che alla
fine della scorsa legislatura aveva approvato la nuova legge. Al di là
delle posizioni politiche, tuttavia, si è registrata una ferma
opposizione da parte delle comunità terapeutiche e del mondo cattolico.
Il commento più duro è arrivato da don Oreste Benzi della Comunità
Giovanni XXIII, che si è detto “addolorato e costernato”. “In questo
giorno, mentre si è impegnati a diminuire e ad eliminare l'uso delle
droghe, - ha accusato il sacerdote - l'onorevole ministro si è impegnata
ad aiutare lo spaccio sulle droghe. Ciò è orribile”. Don Benzi non ci
sta e ribatte con una serie di domande: “Perché, onorevole ministro,
prima di prendere inique decisioni sulla droga non chiama a confronto
noi che da decine di anni siamo impegnati nella salvezza dei giovani
liberandoli dalla droga? Perché non ascolta le madri disperate che hanno
figli tossicodipendenti o i cui figli sono morti a causa della droga?
Perché non ascolta coloro che scientificamente dimostrano che il
tetraidrocannabinolo è micidiale? Perché non si confronta con chi le può
dimostrare che con l'uso delle droghe si ferma lo sviluppo della persona
degli adolescenti la cui personalita' muore prima ancora di nascere?''.
''Onorevole ministro - ha concluso don Benzi - le chiediamo a nome di
chi è impegnato seriamente con i tossicodipendenti un incontro con lei,
almeno per ascoltare il nostro parere. Ci salvi dalla devastazione dei
nostri giovani, perché ciò che lei propone è devastante''.
Forti perplessità sono state espresse anche da don Antonio Mazzi,
fondatore della Comunità Exodus, che ha definito la proposta lanciata
del ministro ''solo una perdita di tempo''. Il sacerdote, impegnato da
anni nel recupero dei giovani tossicodipendenti, chiede piuttosto alcuni
interventi concreti per evitare che ''un buco si trasformi in una
voragine''. ''Non capisco la strana fretta che alcuni ministri di questo
governo hanno nel complicarci la vita - spiega don Mazzi - Nessuno di
noi vuole mandare in carcere i nostri figli ma senza tanti innalzamenti,
basterebbe indicare alle Forze dell'Ordine una linea di condotta comune,
in attesa di definizioni piu' precise. Queste dichiarazioni affrettate
ci fanno capire che, dopo due mesi, il governo non ha ancora una linea
politica condivisa''. La priorità è un'altra: ''rimettere sul tavolo
della discussione l'intero capitolo legato alle dipendenze, con tutti i
suoi annessi e connessi. Ed elaborare un piano triennale che consideri
la questione in tutte le sue manifestazioni, dalla prevenzione al
recupero, dalla comunicazione alla formazione a 360 gradi''. In caso
contrario, avvisa don Mazzi, “continueremo a parlare delle quisquiglie
alle quali sono tanto affezionati alcuni signori di questo governo''.
Sulla stessa linea, Lucio Babolin, presidente del Cnca (Coordinamento
nazionale comunità di accoglienza). ''E' tempo di dare il via ad una
nuova stagione di dialogo, aperta a tutti coloro che sono interessati al
problema della droga, - ha detto - affinchè si incontrino in un percorso
condiviso di elaborazione e riforma''. ''E una nuova Consulta per le
tossicodipendenze - ha dichiarato Babolin - sarà la giusta sede
istituzionale per avviare il confronto con il più ampio ed eterogeneo
numero di soggetti impegnati nell'ambito delle droghe''. ''Chiediamo a
tutti capacità di innovazione e vero interesse per i tossicodipendenti''.
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