Gli estratti della cannabis potrebbero avere effetti piu' negativi che
benefici. A causa dell'imprevedibile risposta del corpo la sostanza, infatti,
potrebbe rivelarsi dannosa.
Una ricerca della
Federation of European Neuroscience Societies rivela che alti livelli (nel
corpo) di cannabinoidi potrebbero aggravare i sintomi dell'epilessia e dell'Alzheimer.
Alcuni componenti della cannabis interferiscono con i naturali meccanismi del
sistema nervoso, del cervello e del sistema immunitario. I sistemi di
comunicazioni (del corpo umano) producono dei propri cannabinoidi, che
"giocano un ruolo" nella sclerosi multipla, epilessia, Alzheimer,
schizofrenia, e nel morbo di Parkinson. Della cannabis extra, fumata o da
medicine, puo' avere un impatto nel corpo del soggetto.
Nella conferenza stampa Vincenzo Di Marzo, del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (CNR), ha rivelato i risultati della ricerca: "Nelle cavie sono
stati trovati alti livelli di un cannabinoide naturale, l'anandamide, il quale
le proteggeva dalla perdita della memoria e dalla degenerazione nervosa, ma se
questi livelli erano aumentati, il cannabinoide diventava inefficace o
addirittura dannoso".
Beat Lutz, dell'universita' tedesca di Mainz, ha scoperto un altro
paradosso nell'epilessia delle cavie. Il medesimo cannabinoide e' prodotto dal
corpo sia durante un attacco di epilessia che per produrre gli effetti
calmanti. Aumentandone i livelli gli attacchi diventano anche peggiori. "Ci
sono recettori per la cannabis su due tipi di popolazione neuronale su cui la
sostanza puo' agire. In un gruppo, l'esposizione ai cannabinodi aumenta l'attivita',
mentre nell'altro la inibisce. Quale dei due gruppi e' colpito, l'effetto
prodotto e' differente" ha concluso.
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