"Quel luogo, finche' esiste, non puo' essere lasciato abbandonato cosi' a se
stesso in attesa del prossimo dramma, perche' la situazione e' a forte
rischio". Facendo riferimento anche all'immigrato morto per overdose
all'interno del Cpt di Bologna, Katia Zanotti, capogruppo dell'Ulivo in
Commissione Affari sociali alla Camera, descrive cosi' il clima attuale
all'interno della struttura di via Mattei dove ieri ha voluto effettuare una
visita. L'allarme lanciato da Zanotti riguarda, infatti, in particolare la
presenza di "tanti tossicodipenti".
"E' cambiata radicalmente, almeno a Bologna in questo momento, la tipologia
dei migranti trattenuti - spiega la parlamentare Ds - non sono piu' in
maggioranza quelli clandestini non identificati o privi del permesso di
soggiorno. In altre visite incontravo prevalentemente e purtroppo badanti o
lavoratori in nero presi direttamente sul posto di lavoro e con la tuta ancora
addosso". Adesso, invece, racconta, "fra i 60 uomini presenti, la maggioranza
proviene dal carcere, molti sono tossicodipendenti e alcuni di questi con
forte dipendenza da farmaci. Sono 24 i trattenuti tossico dipendenti che
dentro il CPT sono sotto terapia psicotropa".
Uno stato di cose che, secondo Zanotti, "determina una situazione a forte
rischio per le dinamiche interne che si producono anche nel rapporto con gli
operatori a cui capita, e non infrequentemente, di subire comportamenti molto
aggressivi". La deputata, che ha parlato anche con gli 11 medici che operano
all'interno del Centro, fa notare dunque che "e' possibile che la droga
continui ad arrivare all'interno del Cpt e che i rischi di overdose siano
ancora oggi tutt'altro che remoti. Il ragazzo morto i primi di agosto non
sembra, quindi, classificabile come episodio isolato".
Chiamando in causa anche il Comune affinche' sia "interlocutore" per lo
sviluppo di alcuni progetti di assistenza, tra cui quello di 'SOS donna'
dedicato alle migranti che vogliono uscire dalla prostituzione, Zanotti
chiede, infine, che "il Governo, che ha messo al lavoro una Commissione che
sta svolgendo sopralluoghi in tutti i Cpt d'Italia, fra i primi atti assuma
quello di aprire i Centri di accoglienza temporanea" alle istituzioni locali e
alla stampa perche' conclude, "rendere trasparente questo luogo
significherebbe innanzitutto toglierlo da quella agghiacciante riservatezza in
cui vive".
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