Cambia il volto dei tossicomani dei Roma e del Lazio: da eroinomani a
cocainomani, da disperati a lavoratori e professionisti che consumano
regolarmente sostanze stupefacenti.
Secondo gli ultimi dati disponibili, contenuti in uno studio condotto dal
dipartimento di epidemiologia dell' Asl Roma E, che gestisce il sistema
informativo delle tossicodipendenze nella Regione Lazio, mostra che, dal 1996
al 2004, la percentuale delle persone che si rivolgono per la prima volta ai
servizi pubblici o del privato sociale per problemi di tossicodipendenza sono
passate dal 78% al 38% per l'eroina e dal 4% al 30% per la cocaina.
"Un dato significativo, che rappresenta bene l' evoluzione delle
tossicodipendenze nel Lazio nell'arco di 10 anni - commenta una responsabile
del dipartimento dai epidemiologia dell'Asl Roma E, dottoressa Marina
Davoli, che aggiunge "questi numeri, infatti, possono tranquillamente
considerarsi attuali, in quanto il panorama tossicologico regionale dal 2004
ad aggi e' rimasto pressoche' inalterato".
Per quanto riguarda l'eta' e il sesso dei nuovi tossicomani laziali (da eroina
e cocaina) che entrano in cura, lo studio registra un "innalzamento della
media da 26 anni nel '92 a 32 nel 2004", mentre gli uomini superano in maniera
schiacciante le donne, soprattutto per il consumo di cocaina in cui si
attestano al 95%.
Il responsabile del servizio farmacodipendenze del Policlinico Gemelli di
Roma, dottor Gianluigi Conte, commenta cosi' il trend dell'emergenza
tossicologica romana: "Il target de nuovi soggetti che si rivolgono a noi non
corrisponde assolutamente al prototipo del 'tossico da strada' che non puo'
fare a meno dell'eroina e va a rubare per una dose. Ormai la maggior parte
degli eroinomani sono tutti 'vecchie conoscenze', tossicomani di vecchia data
che non riescono a smettere e, a fasi alterne, frequentano i centri di
recupero".
"La novita' di questi dieci anni e' il boom della cocaina che si e' diventata
vera e propria droga ad alta diffusione. Con l'abbassamento dei costi sul
mercato, infatti, la cocaina ha perso la sua inaccessibilita' economica e si
e' imposta a tutti i livelli d'eta' e di ceto sociale. Con un termine
improprio potremmo dire che si e' 'democratizzata' ".
"Oggi il consumatore tipo e' un uomo che lavora e che puo' permettersela e che
di solito riesce ad integrare discretamente bene l'uso della sostanza nel
quotidiano, senza necessariamente entrare in trattamento". "I cocainomani che
vanno in cura -conviene la dottoressa Davoli- sono una netta minoranza.
Mentre, possiamo dire con una discreta certezza che un eroinomane entra in
trattamento almeno una volta nella vita, la norma e' che il consumo di cocaina
rimanga una cosa privata".
"Basta considerare che circa il 50% di persone che si rivolgono ai servizi
pubblici o del privato sociale per problemi di cocaina lo fanno perche'
obbligati dalle autorita' giudiziarie e non di loro spontanea volonta' ".
"Ogni dato sulla tossicodipendenza da cocaina e' leggere in quest'ottica e per
questo si rivela riduttivo della reale emergenza tossicologia
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