E' il metadone il migliore trattamento, a lunga durata, per evitare la morte
per overdose ed uscire dal problema della tossicodipendenza. Dosaggi superiori
a 60mg al giorno, infatti, se combinati con una giusta 'terapia' psicologica e
sociale, possono aiutare il paziente a sconfiggere il suo problema.
Il 'suggerimento' arriva da 'Vedette' (Valutazione di efficacia dei
trattamenti per la tossicodipendenza da eroina), uno studio condotto dal
Dipartimento di epidemiologia dell'Asl Roma E e dall'Osservatorio
epidemiologico delle dipendenze del Piemonte, in collaborazione con l'Istituto
Superiore di Sanita' (Iss), che ha coinvolto 115 Sert italiani e oltre 10mila
persone dipendenti da eroina. 'Vedette' e' stato presentato oggi a Roma alla
presenza del ministro della Salute, Livia Turco.
I pazienti sono stati 'controllati' per 18 mesi, durante i quali il metadone
era somministrato a dosaggi diversi a secondo del paziente. Alla fine del
trattamento solo il 19% dei tossicodipendenti e' stato curato con dosaggi
superiori ai 60mg, mentre il restante dei pazienti (oltre 80%) ha ricevuto
trattamenti di mantenimento con metadone, ma in modo inappropriato.
'Anche la letteratura scientifica -ha sottolineato Marina Davoli, del
Dipartimento di epidemiologia dell'Asl Roma E- indica che la dose giornaliera
minima consigliata e' 60 mg'. I risultati hanno dimostrato la fondatezza di
questa letteratura, poiche' il rischio di morte per overdose per le persone
curate con trattamento superiore a 60mg e' risultato essere 11 volte piu'
basso degli altri pazienti. Il pericolo, comunque, e' quello della 'ricaduta'.
'E' durante il primo mese dall'uscita dal trattamento che il paziente rischia
la ricaduta, e quindi la morte. Il rischio, che durante il trattamento e'
dell'1 per mille, nel primo mese di 'liberta' raggiunge il 23 per mille'. E'
evidente, quindi, che il trattamento del tossicodipendente non si esaurisce
con la sola terapia farmacologica.
'Paradossalmente questi trattamenti possono rivelarsi anche piu' dannosi
dell'assenza di trattamento. E' necessario percio' che al termine di un
trattamento si attivino anche degli interventi di supporto per la prevenzione
delle ricadute'.
'Sul tema delle droghe la politica faccia passi in avanti. Non si deve
solamente instaurare un rapporto di dialogo con gli operatori, ma bisogna
considerare anche i risultati dell'evidenza scientifica'. Lo ha detto il
ministro della Salute Livia Turco riferendosi ai dati presentati oggi a
Roma.
E sul tema -afferma la Turco, intervenuta all'Iss in occasione della
conferenza su 'Tossicodipendenze: dalle evidenze scientifiche alla pratica
clinica e alle decisioni politiche'- serve 'unione politica, poiche' non deve
esserci nessuno scontro. E se le evidenze scientifiche sono cosi' importanti
allora e' giusto impegnare le risorse economiche necessarie'.
"Quando il ministro Turco afferma che la politica di fronte al tema di
tossicodipendenza deve fare un passo indietro, dovrebbe essere piu' attenta
nel giudicare quanto ha fatto il centrodestra". E' quanto ha dichiarato
Maurizio Gasparri (An), dell'Intergruppo parlamentare "Liberta' dalla
droga".
"Durante il nostro governo sono stati proprio ambienti vicini all'on. Turco
che hanno rifiutato il confronto alla Conferenza nazionale di Palermo, a causa
di una scelta puramente politica. Mi risulta che una certa faziosita' permanga
tuttora, con il veto che sarebbe stato messo da collaboratori dell'attuale
governo alla partecipazione di esperti e tecnici al convegno dell'Istituto
superiore di sanita' sulle tossicodipendenze".
Per quanto riguarda l'opportunita' di privilegiare le evidenze scientifiche
allo scontro politico, dice il deputato di An, e' "un'affermazione della quale
bisogna prendere atto e che dovrebbe portare Turco e il ministro Ferrero a
considerare i danni che produce alla salute la cannabis. Sono tanti gli studi
scientifici che lo confermano. Pertanto ci vuole molta prudenza anche nel
cosiddetto uso terapeutico della cannabis, senza utilizzare questo tema per
promuovere la legalizzazione della cannabis stessa".
Secondo Gasparri, "il centrodestra ha fatto una buona legge per la prevenzione
e il recupero, mentre contrastiamo ogni tentativo di facilitare la
circolazione della droga, che resta un veleno da combattere. La Turco prenda
atto degli errori che lei e Ferrero stanno facendo e dia atto, invece, al
centrodestra delle ragioni che ha".
Giulio Manfredi (Comitato nazionale Radicali Italiani) ha
dichiarato:
"Quando il ministro Livia Turco dichiara che sul tema delle droghe la politica
deve farsi da parte per lasciare il posto alle evidenze scientifiche dice una
bella frase della cui irrealtà è perfettamente consapevole. Se così fosse, non
saremmo qui a constatare - sulla base dei dati forniti dall'Istituto Superiore
di Sanità - che il metadone, la cui efficacia è riconosciuta da almeno 30 anni
dalla letteratura e prassi internazionali, è ancora oggi utilizzato poco e
male in Italia. E se questo è vero per la parte del servizio pubblico per le
tossicodipendenze che sta fuori dal carcere è ancora più vero per la parte del
Sert che sta dentro il carcere (ricordiamo che dal 2000 la legge impone alle
ASL di farsi carico direttamente della salute dei detenuti). Cito i dati
forniti dal Ministero della Salute relativi al 2005: i trattamenti metadonici
hanno riguardato il 44,3 % dei soggetti trattati nei servizi pubblici e
solamente il 3% dei soggetti trattati in carcere (di questi, solo lo 0,9%
erano trattamenti a lungo termine, oltre i sei mesi). Non basta: solo il 3,8
dei soggetti trattati con buprenorfina erano detenuti.
Nel 1999, quando era ministro della Solidarietà Sociale, Livia Turco si fece
imporre dal centrodestra restrizioni all'uso del metadone pur di far passare
la legge 45/99 sui finanziamenti alle comunità terapeutiche e sull'organico
dei Sert; tanto è vero che la legge "Fini-Giovanardi" non ha peggiorato, in
questo punto, la normativa esistente; più di così era improponibile anche da
chi, come Berlusconi, dichiarò che avrebbe tolto il metadone dalla
circolazione.
Infine: se l'evidenza scientifica fosse il faro delle politiche sulle
tossicodipendenze, avremmo già operanti in Italia sia le narcosalas
(sperimentate con successo in mezza Europa) sia i centri medici di
somministrazione controllata di eroina (esistono in Svizzera da oltre dieci
anni e i cittadini svizzeri non solo non sono scesi in strada per farli
chiudere ma sono andati a votare in due referendum per tenerli aperti).
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