Detto, fatto. A luglio, il ministro della salute
Livia Turco aveva annunciato di voler raddoppiare il quantitativo
massimo di cannabis, detenibile ad uso esclusivamente personale. Ieri, è
arrivato il decreto ministeriale.
Detto, fatto. A
luglio, il ministro
della salute Livia Turco aveva annunciato di voler raddoppiare il
quantitativo massimo di cannabis, detenibile ad uso esclusivamente
personale. Ieri, si è passati ai fatti con un decreto ministeriale
emanato di concerto con il ministro della solidarietà, Paolo Ferrero,
che modifica le tabelle previste della legge Fini-Giovanardi. Non più
una soglia di 500 milligrammi per definire il passaggio da uso personale
allo spaccio, ma 1000 milligrammi, un valore equivalente a circa 40
spinelli. Chi verrà trovato con un numero simile di cartine, quindi,
sarà considerato un semplice consumatore di cannabis e in quanto tale,
potrà essere oggetto solo di sanzioni amministrative, senza incorrere
nella presunzione di spaccio e nei provvedimenti punitivi (arresto e
carcere) previsti dalla legge.
"In attesa del provvedimento di riforma della legge Fini-Giovanardi, che
resta nostro obiettivo modificare profondamente come previsto dal
programma di governo, - spiega il ministro Livia Turco - ho ritenuto di
intervenire per far sì che migliaia di giovani non debbano varcare le
soglie del carcere o essere vittime di un procedimento penale per aver
fumato uno spinello, come sta purtroppo avvenendo ora, a seguito della
legge del centro destra. Con ciò - ha continuato il Ministro - non si
intende liberalizzare l'uso della cannabis ma, molto più
responsabilmente, far rientrare tali comportamenti nocivi per la salute
tra gli atti da prevenire e non da reprimere con pene che possono
arrivare fino al carcere”. E ancora: “Il problema della droga, è bene
sottolinearlo ancora una volta, sta nell'illegalità diffusa attorno al
traffico e al commercio e non nel consumo individuale, contro il quale
non servono né il carcere nei i ricoveri coatti”.
Le parole del ministro sono state accolte con commenti positivi da
numerosi esponenti della maggioranza (tranne l’Italia dei Valori) e
dalle critiche feroci del centrodestra. Dialettica politica piuttosto
scontata, che tuttavia non cancella i termini del problema. Perché
ragionare su ricette e soluzioni alternative è compito di una
democrazia, così come è lecita la perplessità di fronte all’affermazione
di un principio, secondo cui chi possiede 40 spinelli è considerato un
semplice consumatore. È la stessa inquietudine di chi la droga la
conosce bene e la combatte ogni giorno, come don Antonio Mazzi,
fondatore di Exodus, che ha criticato il provvedimento, perché “non è
così che si risolvono i problemi della tossicodipendenza”. “Mi ero
illuso che le cose potessero andare diversamente; – ha detto - così
facciamo solo confusione ed aumentiamo i capricci della gente. E non
credo che la societa' debba favorire i capricci e non sia capace di dire
no. Non sono proibizionista ma dico le cose chiaramente''. ''Mentre si
fa una campagna contro il fumo - osserva ancora don Mazzi - dall'altra
si delibera lo spinello che, sul piano dei capricci, è più pericoloso
del fumo''. Don Mazzi non aveva appoggiato la legge Fini-Giovanardi, ma
non fa sconti nemmeno al governo attuale. “Ha fatto tante parole, -
continua il sacerdote - aveva promesso di metterci tutti intorno ad un
tavolo e di rivedere la legge, non in chiave proibizionista né per le
stanze del buco, ed invece... noi vogliamo essere ascoltati”.
Giudizio negativo anche da parte di Andrea Muccioli, responsabile della
comunità di San Patrignano. ''Mi sembra una manovra politico-ideologica
che non fa che peggiorare una situazione - ha detto - che era già
confusa con la legge precedente. Si dà un messaggio, dal punto di vista
educativo, nefasto. Si dice che ci sono droghe che non sono droghe. Da
più di 20 anni il messaggio che passa è questo. Poi ci si stupisce se il
70% degli adolescenti fanno uso di droga". Da parte sua, don Oreste
Benzi, presidente della comunità Giovanni XXIII, parla di "atto di
permissivismo della nostra gioventù''. ''Noi sappiamo - spiega - che i
giovani hanno bisogno di linee molto severe contro l'uso di ogni droga.
Sono essi che ci chiedono di rendere difficile o meglio impossibile
accedere alle droghe. Non si deve permettere di toccare la droga, ci
sono pene alternative al carcere per la cura del tossicodipendente, la
permissione invece di assumere il doppio è un atto di vero invito a
drogarsi. E il risultato è lo sfascio della nostra gioventù, la rovina
della famiglia e la disgregazione della società. Chiediamo il ritiro di
questo decreto distruttivo per il bene della società''.
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