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02/12/2006 I giochi drogati dei politicanti (Maurizio Coletti, http://www.altrenotizie.org)

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Che giochi si stanno facendo sul tema della droga? Il grande scandalo suscitato dal decreto della Turco sembra mantenere strascichi e veleni: alla Commissione Sanità del Senato viene presentato un ordine del giorno che sconfessa l’operato della Ministro alla Salute. Prima firmataria, la senatrice Binetti che fa partire la macchina sulla quale salgono i senatori dell’opposizione e, “per evitare ulteriori danni” si dice, anche quelli della maggioranza. Di che tratta il decreto della Turco avevamo già detto tre settimane fa: un iniziale passo che doveva far partire l’operazione di abrogazione della legge Fini Giovanardi. Un passo timido, forse troppo isolato. Un tentativo di ridurre i danni visibili dell’infamità vigente: si permette di detenere più principio attivo di cannabis, prima di far scattare misure che possono arrivare fino al carcere. Ricordiamo, sommariamente, che le basi per giungere alle dosi stabilite dalla legge erano assai complicate ed il risultato completamente privo di supporti scientifici.

La ratio era chiara e lampante ed attraversava tutto l’articolato; le droghe (quelle illegali, ovvio) sono tutte uguali, chi le consuma è praticamente un delinquente quasi a prescindere dalla dose che detiene. Il risultato dei primi sei mesi è stato un aumento visibile e tangibile degli arresti per detenzione di cannabis, nelle sue varie forme. Giovanardi non ci sta e riorganizza i dati “dimostrando” che la sua legge ha addirittura fatto diminuire l’azione repressiva verso i consumatori. La sua creatura avrebbe, anzi, evitato tanti arresti. Diavolo di un legalizzatore!

Dati e capelli spaccati a metà, non tengono conto delle enunciazioni contenute nel programma dell’Unione. Si può dire che questo provvedimento non risolve il problema dell’abrogazione e, tantomeno, quello di una legge organica nel settore? Certamente, ma l’appello all’organicità ed alla completezza ha odore di manovra politica più raffinata. Da una parte, abbiamo il centrodestra che ha fatto passare, a suo tempo, il capolavoro assieme ai provvedimenti sulle Olimpiadi invernali di Torino e mettendo la fiducia (alla faccia della discussione sul tema, ora tanto desiderata). Dall’altra, la senatrice Binetti sa (o, dovrebbe sapere) cosa c’è scritto nel programma della coalizione di cui fa parte (ma è davvero così o è un altro caso De Gregorio?). Dall’altra ancora, non sembra nemmeno che l’intera coalizione dell’Unione abbia le idee molto chiare in merito. E, a proposito di completezza ed organicità, non risultano molti sforzi né di Binetti, né di altri per modificare la Legge Finanziaria, permettendo al sistema degli interventi di contare su maggiori risorse. Ma il Senato non sta proprio in questi giorni discutendo di Finanziaria? Se non è un gioco politico antigovernativo ed anti Turco, si tratta di palese intervento, di nuovo, ideologico e moralistico.

La Binetti, oltre alla disattenzione sul tema delle risorse, non sembra che si sia impegnata con la presentazione di un disegno di legge “organico”, come sembra che reclami lei stessa e tutti i firmatari dell’ordine del giorno. Quando sarà chiara l’eventuale portata strumentale della bagarre, si imporrà una riflessione, rapida ed approfondita: come si vuole affrontare il tema? La maggioranza non sembra in grado di sostenere grandi rivoluzioni; ma, tra grandi rivoluzioni e pantani insensati, qualche via di mezzo deve pure essere trovata. Sempre più, appaiono necessarie scelte coerenti basate su dati chiari, che aggancino il tema dei diritti (la depenalizzazione dei consumi) con un rilancio degli interventi: di prevenzioni, di trattamento, di riduzione del danno. Ricordiamo che, in occasione della Giornata di Lotta alla Droga dello scorso 26 Giugno,il Ministro Ferrero ha proposto l’adozione della politica cosiddetta “dei quattro pilastri” (lotta al narcotraffico, prevenzione, cura e riabilitazione e riduzione delle conseguenze del consumo di sostanze).

Se, nel frattempo e invece, le poche unità di strada ancora sopravvissute all’era Giovanardi, i servizi pubblici e le strutture del privato sociale hanno l’acqua alla gola ed anche più in su, significa che c’è qualcosa che non va.
La prima cosa che non va è che sembra che di questa parte della faccenda, poco o nulla interessi chi si impegna nelle odierne discussioni.
La seconda cosa che non funziona è che il richiamo all’organicità ed alla completezza raramente va d’accordo con tempi ragionevoli; con i numeri alle Camere e l’ossessione del rientro nei parametri, possiamo attendere il quarto millennio per una nuova, stratosferica e risolutiva legge sulla droga.
La terza cosa che stona è che, alla base di tutti i discorsi, ci troviamo o l’appello ai valori, oppure quello alla scientificità. Sul primo, ci risiamo, compaiono moralismo ed ideologia; sul secondo, siamo alle solite: nessuno spazio agli operatori, agli esperti, agli scienziati. Solo una “rapina” di concetti e di dati slegati, incompleti, utilizzati “pro domo sua”. Insomma, siamo ben lontani da tempi di scelte radicali.

Se non si riesce nemmeno a far passare correttivi blandi, urgono quattro passaggi: un chiarimento nell’Unione (parlamentari, politici, tecnici e votanti); la corsia preferenziale garantita per un provvedimento quadro essenziale, magari una legge delega che tracci i confini di provvedimenti governativi successivi e che non crei le sabbie mobili parlamentari di tabelle, sottotabelle, dosi e centinaia di articoli; la definizione di un impegno rinnovato delle Regioni, che hanno stratosferiche competenze in materia. Ed, infine, la riaffermazione del legame indissolubile tra i temi dei diritti e quelli del sistema degli interventi.

Un matrimonio regolare e certificato; né unione illegale, né Pacs, stiano tranquilli i difensori delle famiglie. Per chiudere, ricordiamo che le cronache ci hanno informato che la Binetti ed una pattuglia di quei parlamentari che avevano firmato contro il decreto sotto accusa aveva incontrato la Ministro alla Salute proprio sul tema controverso; che si sono detti? Come hanno concluso quest’incontro? Male, a guardare gli eventi successivi. Eppure, pareva che un certo tipo si dialogo si fosse istaurato. Si era deciso che su tutta la questione ed a breve si sarebbe aperto un dibattito ampio. Non c’è che dire, bel modo per aprire una discussione pacata e fattiva: di mollo un cazzotto, poi parliamo. O c’è dell’altro?

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