Che
giochi si stanno facendo sul tema della droga? Il grande
scandalo suscitato dal decreto della Turco sembra
mantenere strascichi e veleni: alla Commissione Sanità del
Senato viene presentato un ordine del giorno che sconfessa
l’operato della Ministro alla Salute.
Prima firmataria, la
senatrice Binetti che fa partire la macchina sulla quale
salgono i senatori dell’opposizione e, “per evitare
ulteriori danni” si dice, anche quelli della maggioranza.
Di che tratta il decreto della Turco avevamo già detto tre
settimane fa: un iniziale passo che doveva far partire
l’operazione di abrogazione della legge Fini Giovanardi.
Un passo timido, forse troppo isolato. Un tentativo di
ridurre i danni visibili dell’infamità vigente: si
permette di detenere più principio attivo di cannabis,
prima di far scattare misure che possono arrivare fino al
carcere. Ricordiamo, sommariamente, che le basi per
giungere alle dosi stabilite dalla legge erano assai
complicate ed il risultato completamente privo di supporti
scientifici.
La ratio era chiara e lampante ed attraversava tutto
l’articolato; le droghe (quelle illegali, ovvio) sono
tutte uguali, chi le consuma è praticamente un delinquente
quasi a prescindere dalla dose che detiene. Il risultato
dei primi sei mesi è stato un aumento visibile e tangibile
degli arresti per detenzione di cannabis, nelle sue varie
forme. Giovanardi non ci sta e riorganizza i dati
“dimostrando” che la sua legge ha addirittura fatto
diminuire l’azione repressiva verso i consumatori. La sua
creatura avrebbe, anzi, evitato tanti arresti. Diavolo di
un legalizzatore!
Dati e capelli spaccati a metà, non tengono conto delle
enunciazioni contenute nel programma dell’Unione. Si può
dire che questo provvedimento non risolve il problema
dell’abrogazione e, tantomeno, quello di una legge
organica nel settore? Certamente, ma l’appello
all’organicità ed alla completezza ha odore di manovra
politica più raffinata. Da una parte, abbiamo il
centrodestra che ha fatto passare, a suo tempo, il
capolavoro assieme ai provvedimenti sulle Olimpiadi
invernali di Torino e mettendo la fiducia (alla faccia
della discussione sul tema, ora tanto desiderata).
Dall’altra, la senatrice Binetti sa (o, dovrebbe sapere)
cosa c’è scritto nel programma della coalizione di cui fa
parte (ma è davvero così o è un altro caso De Gregorio?).
Dall’altra ancora, non sembra nemmeno che l’intera
coalizione dell’Unione abbia le idee molto chiare in
merito. E, a proposito di completezza ed organicità, non
risultano molti sforzi né di Binetti, né di altri per
modificare la Legge Finanziaria, permettendo al sistema
degli interventi di contare su maggiori risorse. Ma il
Senato non sta proprio in questi giorni discutendo di
Finanziaria? Se non è un gioco politico antigovernativo ed
anti Turco, si tratta di palese intervento, di nuovo,
ideologico e moralistico.
La Binetti, oltre alla disattenzione sul tema delle
risorse, non sembra che si sia impegnata con la
presentazione di un disegno di legge “organico”, come
sembra che reclami lei stessa e tutti i firmatari
dell’ordine del giorno. Quando sarà chiara l’eventuale
portata strumentale della bagarre, si imporrà una
riflessione, rapida ed approfondita: come si vuole
affrontare il tema? La maggioranza non sembra in grado di
sostenere grandi rivoluzioni; ma, tra grandi rivoluzioni e
pantani insensati, qualche via di mezzo deve pure essere
trovata. Sempre più, appaiono necessarie scelte coerenti
basate su dati chiari, che aggancino il tema dei diritti
(la depenalizzazione dei consumi) con un rilancio degli
interventi: di prevenzioni, di trattamento, di riduzione
del danno. Ricordiamo che, in occasione della Giornata di
Lotta alla Droga dello scorso 26 Giugno,il Ministro
Ferrero ha proposto l’adozione della politica cosiddetta
“dei quattro pilastri” (lotta al narcotraffico,
prevenzione, cura e riabilitazione e riduzione delle
conseguenze del consumo di sostanze).
Se, nel frattempo e invece, le poche unità di strada
ancora sopravvissute all’era Giovanardi, i servizi
pubblici e le strutture del privato sociale hanno l’acqua
alla gola ed anche più in su, significa che c’è qualcosa
che non va.
La prima cosa che non va è che sembra che di questa parte
della faccenda, poco o nulla interessi chi si impegna
nelle odierne discussioni.
La seconda cosa che non funziona è che il richiamo
all’organicità ed alla completezza raramente va d’accordo
con tempi ragionevoli; con i numeri alle Camere e
l’ossessione del rientro nei parametri, possiamo attendere
il quarto millennio per una nuova, stratosferica e
risolutiva legge sulla droga.
La terza cosa che stona è che, alla base di tutti i
discorsi, ci troviamo o l’appello ai valori, oppure quello
alla scientificità. Sul primo, ci risiamo, compaiono
moralismo ed ideologia; sul secondo, siamo alle solite:
nessuno spazio agli operatori, agli esperti, agli
scienziati. Solo una “rapina” di concetti e di dati
slegati, incompleti, utilizzati “pro domo sua”. Insomma,
siamo ben lontani da tempi di scelte radicali.
Se non si riesce nemmeno a far passare correttivi blandi,
urgono quattro passaggi: un chiarimento nell’Unione
(parlamentari, politici, tecnici e votanti); la corsia
preferenziale garantita per un provvedimento quadro
essenziale, magari una legge delega che tracci i confini
di provvedimenti governativi successivi e che non crei le
sabbie mobili parlamentari di tabelle, sottotabelle, dosi
e centinaia di articoli; la definizione di un impegno
rinnovato delle Regioni, che hanno stratosferiche
competenze in materia. Ed, infine, la riaffermazione del
legame indissolubile tra i temi dei diritti e quelli del
sistema degli interventi.
Un matrimonio regolare e certificato; né unione illegale,
né Pacs, stiano tranquilli i difensori delle famiglie. Per
chiudere, ricordiamo che le cronache ci hanno informato
che la Binetti ed una pattuglia di quei parlamentari che
avevano firmato contro il decreto sotto accusa aveva
incontrato la Ministro alla Salute proprio sul tema
controverso; che si sono detti? Come hanno concluso
quest’incontro? Male, a guardare gli eventi successivi.
Eppure, pareva che un certo tipo si dialogo si fosse
istaurato. Si era deciso che su tutta la questione ed a
breve si sarebbe aperto un dibattito ampio. Non c’è che
dire, bel modo per aprire una discussione pacata e
fattiva: di mollo un cazzotto, poi parliamo. O c’è
dell’altro?
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