Alcol e tabacco sono "droghe socialmente accettate, ma addirittura piu'
pericolose rispetto all'ecstasy". A etichettare drink e sigarette come
sostanze piu' nocive rispetto alle droghe sintetiche sono due esperti
britannici, David Nutt, dell'universita' di Bristol, e Colin
Blakemore, del Medical Research Council, che propongono di riclassificare
tutti gli stupefacenti non piu' per 'semplici' categorie, ma per quantita' di
danni provocati in chi le assume. La proposta arriva dalla pagine della
rivista 'The Lancet', dove gli studiosi considerano il documento 'Uk Misuse of
Drugs Act', che divide le droghe assegnandone a ogni gruppo una semplice
lettera (A, B e C), non piu' efficace.
Le regole finora seguite per la divisione delle droghe in piu' o meno
rischiose "erano poco trasparenti e accurate e dunque di scarsa utilita' per
elaborare i messaggi di salute rivolti alla popolazione. Abbiamo invece
identificato tre fattori principali che insieme determinano la nocivita'
associata all'abuso di qualsiasi droga. Sono il danno fisico, la tendenza a
creare dipendenza e l'effetto sui rapporti familiari e sociali".
Dato che ognuno di questi fattori e' composto a sua volta da tre elementi,
"siamo riusciti a creare una matrice di 'nove punti di nocivita'. Un panel di
esperti ha poi assegnato un punteggio da 0 a 3 per ogni categoria, riferendosi
a 20 diverse droghe. Tutti i punteggi sono stati infine combinati per arrivare
a una stima totale della pericolosita' della sostanza". Sono state comprese
nelle valutazioni anche cinque 'droghe legali' fra cui alcol, tabacco e
solventi. Anche un secondo gruppo di esperti chiamati a giudicare il rischio
legato al consumo di alcol e al vizio del fumo ha indicato queste sostanze
come altrettanto, se non piu' pericolose rispetto alle 'classiche' droghe.
COMMENTI
'Lo studio svolto dai farmacologi dell'universita' di Bristol e pubblicato
sulla rivista The Lancet dimostra come il confine esistente nel nostro paese
tra quelle che vengono considerate droghe oggi illegali, e inserite nelle
tabelle, e quelle che non vengono invece considerate droghe perche' non
inserite nelle tabelle, e' un confine basato e costruito non sulla
razionalita' della ricerca scientifica ma su elementi morali e tutt'altro che
scientifici'. E' quanto dichiara il Ministro della Solidarieta' sociale
Paolo Ferrero.
'Da questo studio emerge infatti ancora una volta come il punto centrale sia
quello di operare per ridurre il consumo di tutte le sostanze e gli effetti
negativi che ha sulla salute delle persone. Ed e' su questo asse che si vuole
costruire anche la nuova legge in materia: non sulla base di una divisione
manichea e non scientifica tra le sostanze, ma mettendo al centro la
prevenzione e la riduzione del danno, oltre alla lotta piu' ferma al
narcotraffico'.
'Niente di nuovo sotto il sole'. Lo afferma il segretario antiproibizionista,
Marco Contini, commentando la ricerca presentata da Lancet, che
'secondo quanto anticipato dall'Indipendent, avrebbe dovuto riportare
rivelazioni scientifiche tali da indurre a cancellare la campagna di richiesta
di depenalizzazione dell'uso della cannabis. Motivo: l'hascisc che si fuma
oggi, detto 'skunk', e' tratto da un tipo di cannabis 25 volte piu' forte
della resina che si vendeva dieci anni fa''.
'Della skunk invece proprio non se ne parla. Il dato piu' significativo,
semmai, e' quello che evidenzia come tabacco e alcol siano molto piu'
pericolosi dell'Lsd e della cannabis'.
Contini chiede che 'tutti coloro i quali, proibizionisti e antiproibizionisti,
che in questi giorni, pur di legittimare se stessi nei rispettivi ruoli, nel
Regno Unito come in Italia, hanno parlato a vanvera, si mettessero a leggere e
la finissero di agitare argomentazioni basate su dati inesistenti per
sostenere tesi insostenibili, che possono rivelarsi anche molto pericolose'.
Rispetto agli anni '70 il principio attivo contenuto nella cannabis e'
aumentato del 18%. Lo afferma il farmacologo Gaetano Di Chiara, docente
all'universita' di Cagliari. Secondo l'esperto non solo sarebbe sbagliato
qualsiasi innalzamento della quantita' minima di cannabis detenibile, ma era
troppo alto gia' il limite fissato dalla legge del governo Berlusconi.
'Gia' nella legge Fini-Giovanardi - spiega Di Chiara - vedo una lenta
progressione verso la liberalizzazione, perche' il limite di 500 mg e'
comunque molto alto. A maggior ragione considero pericoloso un raddoppio'.
'E' difficile avere un punto di vista obiettivo su questo argomento - continua
il farmacologo - perche' c'e' molta ideologia. Secondo me si sta andando verso
una sempre maggiore pericolosita' di queste sostanze, perche' la percentuale
di principio attivo e' sempre piu' alta. Ormai nella marijuana si trova il 19%
di tetraidrocannabinolo (Thc), negli anni '70 era solo l'1%''.
'La legge - conclude Di Chiara - andrebbe rivista, ma non nel senso del
decreto Turco. Con i mille milligrammi di sostanza che erano stati proposti si
possono fare 100 canne, una quantita' troppo elevata'.
"Lo studio sulle sostanze stupefacenti pubblicato oggi dalla rivista 'The
Lancet' dimostra chiaramente che non esiste alcun rapporto tra la
pericolosita' delle diverse sostanze stupefacenti e la loro legalita' o
illegalita'". Lo afferma la senatrice del Prc, Erminia Emprin,
commentando la pubblicazione dello studio su The lancet riguardante la
cannabis.
"Tra le sostanze piu' pericolose- aggiunge Emprin- ne figurano infatti alcune,
come l'alcol, del tutto legali, mentre sono considerate illegali altre che,
come i derivati della cannabis, sono meno dannose e pericolose".
Lo studio, prosegue la senatrice del Prc, "pubblicato da una rivista di
indiscussa autorita' come 'Lancet' rivela piu' di molti discorsi come sia
scientificamente infondata e irrazionale la divisione tra sostanze legali e
illegali" e "smentisce le indiscrezioni degli ultimi giorni, secondo cui-
conclude Emprin- proprio la ricerca pubblicata dalla rivista inglese avrebbe
dovuto provare la pericolosita' della cannabis".
'Siamo pronti a far partire una poderosa campagna contro la cocaina e l'abuso
di alcool e tabacco, che faccia piazza pulita della confusione seminata in
questi ultimi anni': cosi' Guido Blumir, sociologo e membro della
Consulta nazionale sulle tossicodipendenze del Ministero della solidarieta'
sociale, commenta la classificazione delle sostanze pubblicata oggi dalla
rivista scientifica 'The Lancet'.
In un articolo che uscira' domani sul quotidiano Il Manifesto, Blumir parla
tra l'altro della cosiddetta 'cannabis pesante' o skunk, sulla cui diffusione
in Gran Bretagna il giornale britannico The Independent ha lanciato in questi
giorni l'allarme. 'Secondo i dati dell'Osservatorio Europeo - afferma
l'esperto - meno del 5% della marijuana circolante in Europa e in Italia e' di
questo tipo. Il nuovo studio pubblicato da The Lancet conferma il lavoro di
ben quindici grandi Commissioni Scientifiche e Nazionali, che in tutto il
mondo, dalla Francia agli Stati Uniti, hanno analizzato i 40.000 studi
esistenti sulla cannabis. E' questo il sistema: il quotidiano britannico
invece si era limitato a visionare una decina di studi di universita' minori'.
'Sulla base di questi nuove evidenze fattuali - conclude - siamo pronti a far
partire una poderosa campagna contro la cocaina e l'abuso di alcool e tabacco
(120.000 morti all'anno, contro zero vittime della marijuana), che faccia
piazza pulita della confusione seminata in questi ultimi anni'.
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