Strutture fatiscenti, scarsa attenzione alla sicurezza e attività di
miglioramento lasciate all'iniziativa degli operatori mentre serve
un'alleanza con i medici di famiglia: è la fotografia scattata
dall'indagine INSERT di Cittadinanzattiva.
Carenze strutturali e barriere architettoniche.
Strutture fatiscenti e difficoltà nel reperire informazioni. Scarsa
attenzione alla sicurezza. E attività di miglioramento del servizio lasciate
alla libera volontà degli operatori. Tutto questo mentre la diffusione della
droga segnala dati allarmanti: "Aumentano i tossicodipendenti, cresce
l'esercito degli insospettabili". È la fotografia restituita dall'indagine "INSERT-Un
monitoraggio dei cittadini sui servizi per le tossicodipendenze", realizzata
da Cittadinanzattiva - Tribunale per i diritti del malato, attraverso il
coinvolgimento di medici di medicina generale, su 63 strutture Ser.T, i
centri pubblici per il trattamento delle tossicodipendenze. Lo
stato dei Ser.T. L'indagine si è basata sull'osservazione diretta
di 63 strutture. Primo dato: sono strutture fatiscenti e con scarsa
attenzione alla sicurezza. Sono stati infatti segnalati fatiscenza alla
pareti (34,9% dei casi), rifiuti e altro materiale abbandonato (14,3%),
soffitti e muri ricoperti di ragnatele (12,7%). Spesso sono assenti la
segnaletica per le vie di fuga (42,9% dei casi) e la piantina del piano di
evacuazione (55,6%) mentre sono stati osservati fili elettrici scoperti
(11,1%), quadri di comando non chiusi a chiave (69,8%) e nel 33,3% dei casi
non c'è segnaletica per individuare gli estintori. Nel 60,3% dei casi sono
stati rilevati ingressi con barriere architettoniche e non dotati di
scivoli. Nella metà dei casi non esiste un ingresso indipendente esterno per
garantire la privacy. La ricerca segnala inoltre una scarsa attenzione ai
bisogni degli utenti: all'ingresso non sono disponibili opuscoli informativi
con i servizi offerti e i nomi degli operatori (63,5%), opuscoli informativi
sui diritti dei pazienti (68,3%), documenti o avvisi sulla possibilità di
comunicare commenti o reclami (71,4%), schede e punti di raccolta per le
segnalazioni o i reclami degli utenti (82,5%), mentre sono reperibili
opuscoli informativi sulla prevenzione delle malattie (60,3%).
Responsabili e utenti. I responsabili dei Ser.T
coinvolti nell'indagine hanno messo in evidenza che il servizio non è in
grado di assicurare una reperibilità sulle 24 ore per i casi urgenti (96,3%
dei casi). Nel 40,7% dei casi i responsabili dichiarano che non esistono
altre tipologie di servizi collegate al Ser.T, né strutture diurne (53,1%) o
unità mobili (64,2%). E nella maggior parte (79%) dei casi non esiste
mediazione culturale, il servizio rivolto agli stranieri e immigrati che
dovrebbe invece offrire informazioni per tentare di superare le difficoltà
di comunicazione. I responsabili dichiarano inoltre che il paziente ha
sempre operatori di riferimento stabili (67,9%) anche se non esistono
procedure che permettono all'utente di scegliere (61,2%). In tema di qualità
del servizio, il personale viene formato al miglioramento della qualità nel
74,1% dei casi e il Ser.T partecipa a progetti aziendali di miglioramento
della qualità nel 70,4% dei casi, tuttavia nel 58% non sono state definite
procedure di valutazione periodica del funzionamento del servizio, non è
stata realizzata una indagine sui bisogni emergenti del territorio
relativamente al settore di interesse del servizio (54,3%) e non è stata
effettuata un'indagine sulla soddisfazione degli utenti negli ultimi due
anni (74,1%). Sui tempi di attesa per l'avvio del progetto riabilitativo
dopo la valutazione iniziale, anche se in rari casi, si aspetta dai 20 ai 30
giorni (6,2%) o fino a 60 giorni (1,2%). Qual è invece la valutazione degli
utenti? Nella ricerca sono stati intervistati in 170. L'accoglienza che gli
utenti hanno ricevuto è percepita come buona nel 90% dei casi. Per il 23,5%
degli utenti gli spazi di attesa non sono adeguati. L'accesso al servizio
per la maggior parte avviene una o più volte alla settimana. E anche se gli
orari di apertura al pubblico sono considerati adeguati la maggior parte
degli utenti vorrebbe che il servizio fosse aperto tutti i giorni.
I medici di medicina generale. Uno dei punti critici che
emerge dallo studio è lo scarso coinvolgimento dei medici di medicina
generale nel percorso terapeutico dei tossicodipendenti e la difficoltà di
inserire i medici in una "rete di servizi". La maggior parte dei medici
(65,8%) dichiara che il modello gestionale migliore per gestire il
tossicodipendente prevede il ruolo attivo del medico in quanto parte di una
rete di servizi. Ma gli stessi medici sostengono anche quanto sia difficile
occuparsi dei pazienti con problemi di droga a causa dello scarso tempo a
disposizione (62,6%), della difficoltà di collaborazione con le strutture
specialistiche (50,3%) e della propria inadeguata preparazione nel campo
della tossicologia (45,7%). Viene inoltre segnalato, nel 20,9% dei casi, la
difficoltà che la presenza di tossicodipendenti potrebbe creare
nell'ambulatorio medico. Sembra inoltre che per accrescere la motivazione
dei medici servano incentivi, intesi come occasioni di formazione e
aggiornamento, facilitazioni nell'uso di personale infermieristico in
ambulatorio e incentivi economici.
La droga. Nel 2005 sono stati 162.005 gli italiani che
si sono rivolti ai Servizi pubblici per le tossicodipendenze: in Italia ogni
diecimila abitanti 27,7 sono tossicodipendenti che hanno chiesto aiuto. Gli
utenti sono soprattutto maschi (oltre 140 mila casi) e l'età media, sia per
gli uomini che per le donne, è intorno ai 33 anni, anche se i nuovi utenti
sono più giovani. Su cento persone che si sono rivolti al servizi pubblici,
oltre settanta fanno uso primario di eroina, tredici di cocaina e una decina
di cannabinoidi. In Piemonte e in Campania, rileva lo studio, c'è la più
alta percentuale di utenti Ser.T che fa uso primario di crack
(rispettivamente 1,5% e 1,2% contro la media nazionale dello 0,3%).
L'indagine presentata oggi a Roma è stata realizzata in
collaborazione con FeDerSerD, Agenzia comunale per le tossicodipendenze-Roma,
FIMMG, LILA, Legacoop Servizi Toscana e in partnership con Schering Plough.
"Il rapporto - ha detto Teresa Petrangolini, segretario generale di
Cittadinanzattiva - non si limita a fotografare la realtà, ma evidenzia due
improcrastinabili necessità: dare più fondi ai Ser.T e investire nella
collaborazione tra servizi e medici di medicina generale".
Archivio Droga
|