L'ambasciatore
della Bolivia in Messico, Jorge Mansilla Torres, ritiene che per far
cessare la narcoviolenza che imperversa nei Paesi dell'area, una via sarebbe
la legalizzazione del consumo di droghe. Intervistato mentre partecipava a un
colloquio organizzato dall'Universita' Autonoma di Guerrero, il diplomatico ha
sostenuto che "e' una lotta sanguinaria, una lotta dei cartelli contro la
popolazione messicana. E' una lotta che dovrebbe svolgersi negli Stati Uniti
dove ci sono i cartelli, dove c'e' la loro matrice e dove ci sono le banche di
queste organizzazioni". Pensa che "sia una bestialita' dire che negli Stati
Uniti non ci sono cartelli, come se la droga fosse cosi' saggia e automatica
da far si' che quando passa la frontiera si distribuisce da sola e raggiunge
la casa dei consumatori senza la partecipazione delle reti del narcotraffico".
Mansilla Torres si e' lamentato che il narcotraffico "abbia gettato le sue
radici qui, non nel Messico in quanto Paese, ma soltanto perche' e' di fronte
agli Stati Uniti; disgraziatamente il piu' crudele e satanico dei cartelli si
trova in Messico, ed e' composto necessariamente anche di messicani". "Sono i
narcotrafficanti che non hanno scrupoli, bandiera, storia, madre ne' dignita'.
Gli sforzi che il Messico fa per contrastarli merita il sostegno delle
popolazioni". Per questo, ha affermato che "legalizzare sarebbe
un'alternativa; noi dimostriamo che il consumo della foglia di coca non crea
dipendenza. Diverso e' quando la trasformano in cocaina, ma la cocaina la
comprano quelli che vogliono avvelenarsi e morire". "Magari la si vendesse in
farmacia per sapere chi e quanto ne compra! Cosi' si ucciderebbero i cartelli.
Non mi piace il termine, ma i prezzi commerciali si democratizzerebbero come
e' successo negli anni 20 con il whisky", ha concluso.
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