Ha un nome ed
un volto il misterioso parlamentare della notte di sesso e cocaina con due
squillo all'hotel Flora. E' l'on. Cosimo Mele, 50 anni, moglie e tre
figli, brindisino di nascita e di collegio elettorale (Udc).
Al suo primo mandato, negli archivi dell'informazione politica e' ricordato
per dichiarazioni sulla necessita' di difendere 'la nostra identita'
cristiana'. E' anche cofirmatario della proposta di legge per la pubblicita'
sull'uso di sostanze stupefacenti o psicotrope da parte dei parlamentari.
Per la cronaca sara' l'ennesimo scandalo che coinvolge sesso, droga e uomini
di potere, un altro episodio da archiviare nella storia centenaria dell'Hotel
Flora, dopo gli appuntamenti negli anni della Dolce Vita tra Mastroianni e la
Ekberg, l'incontro tra Salvo Lima, Tommaso Buscetta e Nino Salvo
(secondo una testimonianza al processo Andreotti) nel 1980 e, due anni dopo,
l'assassinio, con una bomba che gli esplose sotto il letto, di uno dei
dirigenti dell'Olp, a Roma per incontri segreti.
L'on. Mele ha deciso di parlare con l'Ansa 'per evitare speculazioni politiche
che danneggino il partito'.
Si dimettera' dalla carica parlamentare? 'Io rispondo al mio partito. Al mio
segretario ho offerto le mie dimissioni, se saranno necessarie'.
Con sua moglie ha parlato? 'E' stata la cosa piu' difficile.
Ho parlato e parlero' ancora'.
Con la polizia, dice, parlera' domani. 'Andro' in questura domattina, per
chiarire. Non mi hanno convocato, non ho nessun obbligo...' Che quel che e'
accaduto sia una vicenda privata, senza nessun risvolto penale, ne e' convinto
il parlamentare, ma anche gli investigatori, tanto che alla procura non
risulta sia nemmeno stata fatta una segnalazione.
'La signora l'ho conosciuta a cena, al ristorante Camponeschi, presentata da
amici', dice Mele nella sua ricostruzione della serata allegra che rischia di
cambiargli la vita. 'No, non sapevo fosse una prostituta', ribadisce piu'
volte, poi ammette di averlo capito 'ad un certo punto' e di averle fatto 'un
regalino' (sulla cifra preferisce sorvolare).
L'ha portata in una suite all'hotel Flora, 'anche se ho casa a Roma, ho
preferito'. Hanno passato la serata, sempre secondo il racconto del
parlamentare, poi ognuno a nanna in una stanza diversa della suite.
Di cocaina l'onorevole dice non solo di non aver fatto uso, ma nemmeno di
averla vista. 'Forse ha preso pasticche. Che ne so, io dormivo!'. L'on. Mele
insiste anche sul fatto che lui era in compagnia di una sola ragazza, la
seconda, dice, l'ha chiamata l'altra 'a un certo punto', 'poi se n'e' andata'.
Non e' chiaro a che punto e' arrivata e a che punto se n'e' andata. Nemmeno se
c'era ancora o no quando la prima, chiamiamola Francesca (anche se,
galantemente, Mele non vuole farne neppure il nome di battesimo) si e' sentita
male.
'Non e' proprio che stava male - dice Mele -, straparlava...'. Tanto che lui
ha chiamato la reception chiedendo un medico, poi ha detto che non serviva,
poi ha chiamato di nuovo. Fino a che, alle otto di mattina, l'ambulanza ha
raccolto Francesca e l'ha portata al San Giacomo. Qui lei ha raccontato di
pasticche che qualcuno le avrebbe fatto prendere.
Cosi' e' partito l'accertamento di polizia ed e' venuto fuori il
coinvolgimento del parlamentare, la presenza di un'altra ragazza. Quando
Francesca si e' ripresa, ai poliziotti della questura ha detto che nessuno
l'aveva costretta a fare niente e che anzi, 'quel signore' le aveva anche
pagato il dovuto per la prestazione. Nessuna denuncia, tutti a casa. Peccato
che qualcuno avesse messo una pulce nell'orecchio dei giornalisti.
Chissa' perche'.
Lui e due donne nella suite dell'hotel di Fellini? Sesso e droga? "Veramente
non me ne sono neanche accorto di questa ragazza che prendeva pasticche o
quant'altro. A un certo punto ha dato fuori di testa e io ho chiamato la
reception: 'C'e' una persona che non sta bene...'. E' arrivata poi
l'ambulanza. Ma come puo' far notizia un fatto del genere?"."Siamo allo
scempio generale. Io non ho fatto altro che andare a cena con un amico che mi
ha presentato la ragazza che, siccome era tardi, e' venuta a letto con me".
"Ero con una ragazza -racconta- che poi ha chiamato una sua amica ma non e'
stato un me'nage a tre". "Forse la droga -aggiunge ancora- gliel'ha data
l'altra donna. Non ho visto nulla. Pero' quando e' stata male ho chiamato
soccorso anche se non voleva".
"Dopo una giornata intera di roboanti dichiarazioni di Volonte' e dell'Udc
ecco che viene fuori il nome del frequentatore di festini a base di droga: un
parlamentare centrista. Che figuraccia". Paolo Grimoldi, deputato della
Lega Nord e coordinatore federale del Movimento Giovani Padani, commenta cosi'
l'outing' del parlamentare Cosimo Mele. "Aveva ragione Casini, serve un test
per vedere chi fa uso di droga. Approviamolo subito e rendiamolo obbligatorio
per tutti i parlamentari dell'Udc. Cosi - conclude Grimoldi - risolveremmo il
problema dell'uso della cocaina alla Camera e al Senato".
"Nulla di personale perche' ciascuno risponde alla propria coscienza", e
tuttavia Cosimo Mele "deve uscire non solo dal gruppo dell'Udc, ma anche dal
partito e dimettersi da deputato perche' con l'attuale legge elettorale c'e'
da rispettare un mandato fiduciario con il partito prima che con gli
elettori". Parole decisamente severe quelle di Maurizio Ronconi,
vicecapogruppo dei centristi alla Camera: "Mele- punta l'indice Ronconi- ha
determinato un gravissimo danno di immagine e di credibilita' al partito e al
gruppo dell'Udc e politicamente non ha scusanti".
A giudizio di Ronconi "non si puo' che essere inflessibili", dunque il
segretario Lorenzo Cesa "assuma immediatamente ogni iniziativa tesa a
garantire l'onorabilita' di un partito che, non dimentichiamolo, e' fatto di
cattolici democratici sempre a difesa della famiglia e contro ogni droga".
Tutta la mia 'solidarieta' al collega ingiustamente crocifisso', smettiamola
di essere 'ipocriti': Francesco Cossiga scende in campo a difesa di
Cosimo Mele, il deputato dell'Udc salito agli onori della cronaca per una
serata piccante in un albergo romano con una signora poi finita in ospedale
forse a causa del consumo di droghe e alcol.
'Nulla ho da dire - premette il presidente emerito della Repubblica - dal
punto di vista del costume nazionale e del diritto penale di polizia circa il
bacio che due 'non eterosessuali' di sesso maschile si sono teatralmente dati
davanti al Colosseo. Certo che per me cristiano, pensando che il Colosseo e'
il santuario dei martiri cristiani, la cosa mi fa un po' impressione. Ma il
nostro e' un governo laico e cattolico democratico per cui martiri cristiani e
martiri dell'omofobia sono la stessa cosa'.
'Per questo - prosegue - non comprendo perche' ci si debba scandalizzare per
il povero nostro collega che in modo appartato si era dato a giochi del tutto
eterosessuali di cui e' piena la storia del mondo e per il quale il marchese
De Sade viene considerato un grande letterato e maestro di costume. Non
eterosessualita', riserve per l'eterosessualita' e uso della droga
costituiscono le nuove liberta' propugnate dal governo laico cattolico
democratico di Prodi, di Franceschini, della Pollastrini e di Rosy Bindi'.
'Esprimo quindi - sottolinea Cossiga - la mia solidarieta' al collega
ingiustamente crocefisso ricordando al lui e agli altri che per queste,
diciamo cosi', esibizioni era ben noto il primo ministro di un governo
laburista (due alla volta in auto nel tragitto tra casa di campagna e Downing
street) e addirittura i quattro padri della patria, Camillo Benso
(teorizzatore di tre alla volta), Vittorio Emanuele II (padre della patria non
solo in senso morale), Garibaldi e, dall'altra parte, Giuseppe Mazzini'.
'E smettiamola - e' l'invito del senatore a vita - di essere degli ipocriti
perche' si trattava di cose, e lo dico da ex ministro dell'Interno che pero'
e' tenuto al segreto, che non erano estranee al grande partito della classe
operaia di Gramsci e Togliatti... pero' Berlinguer era piu' bacchettone di me'.
'Quanto alla droga, non so se ci fosse, ma la sua decriminalizzazione -
conclude - e' compresa nel Dpef'.
"Voglio proprio vedere come votera' uno che va per troie e droga, il giorno
che saremo chiamati a votare in Parlamento sulla sacralita' della famiglia e
le leggi che hanno a che fare con la droga". E' quanto afferma in una nota il
segretario Pdci, Oliviero Diliberto.
'E' tempo che nell'Udc si apra una riflessione molto seria, al centro ed in
periferia, sui metodi di selezione della classe dirigente e su comportamenti
troppo spesso in conflitto con i valori che il partito pubblicamente promuove
e difende. Non si puo' autoproclamarsi primi della classe e non essere poi in
grado di dimostrarlo, esponendosi oltre tutto alle facili ironie di alleati e
avversari'. Lo afferma l'esponente dell'Udc, Carlo Giovanardi,
commentando la vicenda che ha coinvolto il parlamentare Cosimo Mele,
protagonista di un 'festino' a base di donne e droga in un hotel di Roma.
'Si parla tanto di costi della politica, ma al parlamentare bisognerebbe dare
di piu' e consentire il ricongiungimento familiare. Perche' la vita del
parlamentare e' dura, la solitudine e' una cosa molto seria'. Lo ha detto il
segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, in una conferenza stampa che si e'
svolta a Montecitorio.
Cesa ha raccontato di aver avuto le informazioni sulla vicenda di sesso e
droga che ieri ha visto coinvolto il parlamentare Cosimo Mele direttamente
dall'interessato ed ha espresso alla sua famiglia 'tutta la solidarieta''.
Il segretario dell'Udc ha condannato il comportamento di Mele, ma ha
sottolineato che 'i parlamentari che vivono a Roma da fuori sede e fuori dalle
loro citta' hanno una vita abbastanza dura'.
Per Cesa sarebbe quindi opportuno valutare l'ipotesi di un ricongiungimento
familiare, piu' soldi a deputati e senatori, quindi, per poter permettere il
trasferimento delle loro famiglie a Roma.
Quello di Mele 'e' stato un comportamento sbagliato - ha sottolineato Cesa -
che lui ha riconosciuto, l'unica cosa positiva che ha fatto e' quella di
rassegnare le dimissioni dall'Udc che io ho immediatamente accettato.
Naturalmente sono comportamenti non consoni con l'appartenenza ad un artito
come l'Udc, che fa della difesa dei valori quali la vita e la famiglia la sua
battaglia principale'.
Quanto alle battute che arrivano dalle altre forze politiche, Cesa replica
secco ad un cronista: 'Non rispondo alle provocazioni e alle
strumentalizzazioni che riguardano le singole persone'.
"Come dimostrano i fatti, c'e' una casta che la mattina chiede lo Stato etico
per il popolo mentre la notte si fa tutt'altro. Adesso mi spiego perche' la
cocaina e' piu' tollerata della cannabis nella legge in vigore".
Francesco Piobbichi, responsabile Politiche Sociali del Prc, aggiunge
quindi: "Cesa e Giovanardi, invece di andare avanti con quella pantomima
ipocrita dei test ai parlmentari prevista per mercoledi' mattina, chiedano
scusa al popolo italiano per aver sostenuto una legge ideologica che
crocifigge decine di migliaia di giovani per pochi spinelli".
'Le recenti vicende che hanno coinvolto un parlamentare nazionale in una
storia uso di droghe, pone all'ordine del giorno la questione dell'uso di
stupefacenti nel mondo della politica'. A dichiararlo e' Salvino Caputo
capogruppo di An all'Assemblea regionale siciliana, che ha chiesto al
Presidente dell'Assemblea Regionale Siciliana, Gianfranco Micciche', di
attivare un presidio medico dove i deputati possano, volontariamente,
sottoporsi al test antidroga e di rendere noti i risultati all'intera
collettivita' attraverso il sito dell'Assemblea'.
'La Politica - continua Caputo - ha un dovere maggiore nel tenere un
comportamento limpido, netto e di rifiuto nei confronti della droga, ed anche
se non c'e' una normativa precisa che li obbliga a fare test di controllo, la
coscienza di ognuno di noi, dovrebbe spingerci a dimostrare ai cittadini la
totale estraneita' a queste pratiche'.
'Non ho voglia di speculare sul comportamento dell'on.Mele, tuttavia credo sia
opportuno un po' di contegno e ritegno da parte del partito che ha mandato in
parlamento questo strenuo difensore dei valori della famiglia': cosi'
Francesco Caruso, parlamentare di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea,
che definisce 'spudorata e inquietante l'ipocrisia dell'UDC'.
'Credo che per decenza e dignita' - aggiunge Caruso - farebbero bene ad
annullare l'iniziativa del test anti-droga fuori Montecitorio, un'iniziativa
demagogica e di facciata, perche' preannunciata da giorni e quindi senza
l'effetto-sorpresa l'unico risultato tangibile rischierebbe di diventare la
semplice sospensione per due giorni dei festini di sesso e coca organizzati da
loro amici e deputati negli alberghi di lusso e sui loro yacht al largo di
Napoli. Potranno anche uscire puliti e candidi lor signori dal test - conclude
Caruso - ma non sara' certo questo che restituira' credibilita' e coerenza a
coloro i quali promulgano leggi per sbattere in carcere chi si fuma una canna
e arrivano addirittura ad invocare i ricongiungimenti familiari per cercare di
frenare le tentazioni di 'alleviare' il presunto duro lavoro parlamentare'.
"Abbiamo appena distrutto il mito del partito degli onesti, cerchiamo di non
trasferirne l'essenza a livello dei singoli individui. Personalmente saranno
piu' di trent'anni che non fumo nemmeno una sigaretta, ma non mi sottoporro'
al test anti-droga proposto dall'Udc". Lo ha dichiarato Gaetano
Quagliariello, senatore di Forza Italia.
"Intendo cosi' rivendicare - ha proseguito - il diritto all'imperfezione, alla
contraddizione e all'errore e, insieme, voglio in tal modo esprimere una laica
opposizione a quanti dell'imperfezione, delle contraddizioni e degli errori
vorrebbero fare bandiere e pubblico vanto. La coerenza in politica e'
importante. Ma se si trasforma in dogma diventa feticcio. Cosi' come la morale
rischia di scadere in moralismo".
"All'amico Cesa e all'Udc - ha concluso Quagliariello - chiedo pubblicamente
di ripensare la loro iniziativa, ricordando il motto evangelico 'chi e' senza
peccato scagli la prima pietra', e considerando come non sia necessario essere
immacolati per sostenere l'importanza pubblica dei principi propri della
tradizione cristiana".
'E' bene che in futuro abbiano un qualche pudore, gli esponenti dell'Udc, ad
affermare i valori della famiglia benedetta dalla Chiesa e dal matrimonio in
contrapposizione alla laicita' dello Stato e alla liberta' ed uguaglianza dei
cittadini'. Lo afferma la senatrice dei Comunisti italiani Manuela Palermi.
'Non mi piace parlare del caso Mele. Ma non posso fare a meno di ricordare le
tante volte che si sono scagliati contro i Dico e contro il Gay Pride. O come
sia stata duramente attaccata la ministra Turco rispetto alla quantita' di
utilizzo delle droghe leggere. Ha ragione Diliberto: c'e' una doppia morale su
cui si regge il comportamento di alcuni esponenti politici che abbiamo tutti
il dovere di smascherare. Anche quando, come nel caso dell'onorevole Mele -
conclude Palermi - si tratta di vicende miserevoli che si preferirebbe
ignorare'.
"E' penoso e inquietante lo spettacolo messo in scena sul caso Mele. Il
malcapitato collega, al quale va la mia solidarieta', e' vittima due volte:
della propria imbecillita' (e passi: qualcuno crede di non esserlo mai stato
nella vita?) e dell'ipocrisia che dilaga come un fiume in piena. Sorprende,
per esempio, vedere atei confessi di lungo corso allinearsi e confondersi con
la morale demagogica di tanti cattolici nel chiedere le dimissioni di Mele da
ogni incarico". Lo ha dichiarato Osvaldo Napoli, membro del direttivo
di Forza Italia alla Camera.
"Mai visti prima d'ora tanti inquisitori insieme - ha proseguito - mi chiedo,
per esempio, cosa c'entri mai un Caruso con la morale cattolica. Un uomo che
tradisce la propria moglie commette il reato piu' grave che nessun codice
civile potra' mai sanzionare, un cattolico risponde sempre e soltanto al foro
della propria coscienza e non e' tenuto da nessuna legge, che non sia quella
dettata dalla propria coscienza, a far coincidere la propria attivita'
pubblica con la morale privata. Ogni democristiano ricordera' l'invito di
Alcide De Gasperi a far coincidere il piu' possibile la morale pubblica con
quella privata. Ma si trattava, appunto, di un invito e non di un precetto".
"Se cosi' fosse stato la Dc probabilmente sarebbe finita molto tempo prima,
almeno dallo scandalo Montesi. Mele e' in condizione di difendere oggi piu' di
ieri i valori in cui crede, a cominciare dalla famiglia. Egli ha rispettato
troppo alla lettera l'esortazione degasperiana, al punto che ha pubblicamente
autodenunciato un 'peccato', ripeto un peccato, e non un reato. A lui va la
mia solidarieta' e l'augurio che le circostanze non lo costringano a
dimettersi dagli incarichi piu' delicati nella vita di un uomo, vale a dire da
padre e da marito".
'E' allucinante che si voglia mettere in croce l'onorevole Mele, con un vero e
proprio linciaggio, per un episodio sicuramente sgradevole, accusandolo senza
alcuna prova di essere un consumatore di droghe pesanti. Certo, se i vertici
dell'Udc nutrivano un vago timore che qualche deputato appartenente al proprio
gruppo faceva uso di droghe, non c'era proprio bisogno di alimentare un
sospetto generalizzato arrivando addirittura a proporre una legge per fare
un'analisi antidoping a tutti i parlamentari'. Lo dice in una nota il
capogruppo della Rnp e vicesegretario dello Sdi, Roberto Villetti.
'Bastava organizzare un test volontario dei membri del partito in una
struttura privata - prosegue - senza scomodare le Camere, e il problema era
risolto. Comunque la disavventura dell'onorevole Mele un risultato lo ha
avuto. Il segretario dell'Udc, Cesa, invocando un aumento di stipendio per
ottenere i ricongiungimenti, ha capito finalmente che i carichi di un
parlamentare sono talvolta molto onerosi, poiche' ve ne sono alcuni con piu'
famiglie'.
'Da tutta questa vicenda bisogna, comunque - conclude Villetti - trarre una
lezione politica: non e' accettabile che, seguendo il motto vizi privati e
pubbliche virtu', si facciano prediche con una vera e propria caccia alle
streghe contro chi trasgredisce una rigida applicazione dei precetti morali
della Chiesa, magari pretendendo che siano difesi dal braccio secolare della
legge, per poi comportarsi in modo del tutto diverso od opposto nella propria
vita personale'
'A titolo personale credo che il commento piu' adeguato sulla vicenda Mele lo
abbia espresso il Presidente Cossiga: ossia, per le note cronache, che hanno
veduto come protagonista prima Sircana e ora il deputato dell'Udc, registriamo
un eccesso di moralismo e di ipocrisia.
Ciascuno risponde solo alla sua coscienza e al proprio credo interiore.
Semmai, sotto il profilo politico non si puo' non riscontrare una certa
incoerenza...'. Cosi' Giorgio Jannone, del direttivo di Forza Italia
alla Camera.
"Noto con un certo disappunto che la comunita' dei farisei in Parlamento e'
molto piu' grande di quello che pensavo". Cosi' Maurizio Lupi,
esponente di Forza Italia, commenta la vicenda che vede coinvolto il deputato
dell'Udc, Cosimo Mele.
"Quello che sta accadendo attorno alla vicenda personale di Mele - continua
Lupi - ha un non so che di disgustoso. Credo che il nostro collega, che non
conosco e al quale va tutta la mia solidarieta', abbia gia' pagato il suo
errore assumendosi le proprie responsabilita' come un uomo politico deve
necessariamente fare. Purtroppo la nutrita truppa dei moralisti, invece di
stare zitta, ha ben pensato di alzarsi in piedi e di puntare il proprio dito
accusatorio lanciandosi in improbabili lezioni di coerenza".
Lupi conclude spiegando che "quello che preoccupa pero' e' che questa ondata
di fariseimo e moralismo cerca ancora una volta di piegare i fatti ad un
proprio progetto. La verita' di valori come la difesa della famiglia fondata
sul matrimonio va ben al di la' dei nostri limiti e delle nostre debolezze.
Per questo strumentalizzare singoli casi per lanciarsi in crociate contro la
Chiesa non solo e' di cattivo gusto, e' vile".
'La vicenda che ha visto coinvolto un parlamentare in un possibile uso di
droga ci pone di fronte alla necessita' di garantire i cittadini in merito
alla qualita' dei soggetti che li rappresentano al potere'. Lo dichiara
Giovanni Barbagallo, capogruppo della Margherita all'Ars, che propone un
periodico test antidroga per politici e amministratori.
'Per questo ritengo fondamentale non solo per i parlamentari nazionali e
regionali, ma anche per i sindaci e i governatori, sottoporsi periodicamente a
un test antidroga. Il modello di un deputato che fa uso di droghe e' negativo,
in particolare in una realta', come la nostra, nella quale i problemi sociali
sono piu' gravi che altrove'.
'La debolezza provocata dal disagio sociale e dalla poverta' richiede maggiore
intransigenza da parte di quanti hanno il dovere di governare il superamento
del degrado e la crescita civile della collettivita' che rappresentano'.
'Condividiamo assolutamente la proposta dell'onorevole Giusy Savarino, in
merito al ricorso a un presidio medico per sottoporre i parlamentari regionali
al test antidroga. Lo dice il vicecapogruppo Udc all'Ars, Fausto Fagone.
'Drogarsi e' un disvalore - conclude - siamo certi che, quando i cittadini
esprimono giudizi negativi sulla classe politica, determinando cosi' un
allontanamento tra chi riveste incarichi pubblici e la societa', alla base di
tutto ci sia una mancanza di fiducia che concerne anche la sfera privata dei
politici e i comportamenti, assunti dagli stessi, che ne minano la
credibilita''.
Archivio Droga
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