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24/04/2008 Cassazione: in carcere chi coltiva cannabis anche una sola piantina di cannabis (http://droghe.aduc.it)

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E' reato coltivare anche una sola piantina di cannabis in casa. La linea dura arriva dalle sezioni unite penali della Cassazione presiedute dal primo presidente Vincenzo Carbone. In particolare, le sezioni unite respingendo il ricorso di un giovane di Vigevano, Vincenzo D. S., che era stato condannato a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 1000 euro, hanno confermato una volta per tutte che e' perseguibile penalmente la coltivazione domestica anche di una sola piantina di cannabis.
Con questa decisione la Suprema Corte ha risolto un conflitto giurisprudenziale che aveva visto piu' volte le sezioni di piazza Cavour divise sul considerare o meno reato la coltivazione domestica di poche piantine di cannabis. Bocciata la richiesta del sostituito procuratore generale della Cassazione, Vitagliano Esposito, secondo cui la coltivazione di poche piantine deve essere considerata lecita.

La Cassazione "ha mantenuto una giurisprudenza molto negativa". Cosi' Rita Bernardini, leader dei Radicali italiani e neo eletta alla Camera nella fila del Pd. "La nostra risposta di Radicali, non da soli speriamo - aggiunge Bernardini - la daremo nei prossimi giorni a Chianciano con l'Assemblea dei Mille lanciando l'iniziativa di una forte associazione antiproibizionista che continui a praticare l'informazione e la ricerca, in particolare sulla cannabis". In quella sede, conclude la segretaria dei Radicali, "rilanceremo la pratica della non violenza e della disobbedienza civile contro i crimini della politica e degli spacciatori".  

"La Cassazione assume oggi una decisione storica sull'uso delle droghe in Italia. La Suprema Corte infatti stabilisce che anche la semplice coltivazione deve essere considerata un reato penalmente sanzionabile. Sconfessando le teorie degli antiproibizionisti del Pd, si sancisce giuridicamente che non vi e' alcuna distinzione tra uso personale e spaccio ma soprattutto che drogarsi fa male e lo Stato deve combattere con ogni mezzo la diffusione degli stupefacenti in Italia". A sostenerlo e' Isabella Bertolini, deputata Pdl, che aggiunge: "Nonostante la vergognosa requisitoria del Pg, gli ermellini hanno assunto una decisione giusta e ponderata. Dopo qualche pronunciamento contraddittorio la Cassazione fa definitivamente chiarezza su un tema delicatissimo che investe direttamente la vita e la salute dei nostri figli". Insomma, conclude Bertolini, "un segno ulteriore di una stagione che si chiude. La stagione della sinistra al Governo lassista, permissivista, promotrice della depenalizzazione dell'uso e dell'abuso degli stupefacenti."     

La sentenza della Cassazione "rovescia il permissivismo di quasi cinque lustri, e' un monito contro l'individualismo sfrenato che pretende persino il diritto di drogarsi, e' un dito puntato contro l'associazione degli amici della modica quantita' ed e' anche un'esortazione ad intensificare i controlli". Lo ha dichiarato Luigi Camilloni, presidente dell'Osservatorio sociale, in merito alla decisione della Suprema Corte che punisce la coltivazione domestica di cannabis.   

"Accogliamo con soddisfazione la sentenza con cui la Cassazione ha considerato reato la coltivazione domestica di cannabis". Lo dichiara, in una nota, il parlamentare dell'Udc Luca Volontè, che aggiunge: "Era ora che un organo giurisdizionale si esprimesse con chiarezza contro la diffusione dilagante di sostanze stupefacenti nel nostro Paese. Tutto ciò per buona pace di chi, insistendo su improbabili distinguo tra droghe 'pesanti' e 'leggere', contribuisce a rovinare i giovani e a favorire l'illegalità".    

'Se, come dice la Cassazione, rimane illecito penale coltivare qualche pianta di cannabis per uso personale sul balcone o nel giardino di casa, altrettanto illecito dovrebbe essere il consumo? direbbe Lapalisse. Pare che la cultura devastante del permissivismo lasci ancora ampi spazi di manovra alla devastazione delle menti e dei corpi dei nostri giovani'. Lo sottolinea Gabriella Carlucci (Fi), secondo cui 'sara' compito del nuovo Governo intervenire per porre un freno, in maniera definitiva, agli slogan 'piu' spinelli per tutti'', in modo da agire 'in controtendenza' con le politiche del ministro della Salute Livia Turco, 'che, tra i primi provvedimenti, ricordiamo aver insistito per il raddoppio della dose minima personale'.    

La Cassazione "consegna i malati nelle mani della criminalita' organizzata". Lo dichiarano Alessandro Capriccioli e Jose' De Falco, membri della Giunta dell'Associazione Luca Coscioni, secondo i quali "la sentenza di oggi non e' soltanto la conferma del clima proibizionista che regna nel nostro paese, ma arreca anche un grave danno a tutti i malati che potrebbero beneficiare degli effetti terapeutici della cannabis naturale, e saranno costretti a rinunciarvi, o alternativamente a rivolgersi alla criminalita' organizzata". Per l'Associazione Coscioni, "si tratta dell'ennesima conferma del fatto che che il proibizionismo, specie quando applicato al campo della salute, non ha altro effetto che quello di alimentare l'illegalita', limitando nel contempo le possibilita' di cura di migliaia di persone che soffrono di gravi patologie". Su 'Soccorso Civile', il portale dei diritti dell'Associazione Luca Coscioni (www.soccorsocivile.it), sono disponibili, concludono Capriccioli e De Falco, "tutte le informazioni sugli effetti terapeutici della cannabis, e le esperienze concrete di chi, dovendosi misurare con gravi patologie, continua ad essere penalizzato da leggi proibizioniste che ne limitano la liberta' di scelta e di cura".    

'Distinguere tra consumo personale e spaccio per combattere le narcomafie': e' il commento del ministro uscente della Solidarieta' Sociale, Paolo Ferrero, alla sentenza della Cassazione sulla coltivazione domestica della cannabis. 'Ribadendo il massimo rispetto dell'indipendenza della Magistratura, credo che la sentenza pronunciata oggi dalla Cassazione, che conferma il reato per la coltivazione domestica di cannabis a uso personale, ponga alcuni interrogativi. In particolare - afferma Ferrero - dalla sentenza sembra emergere la scelta di non distinguere tra il concetto di consumo e quello di spaccio. Eppure la possibilita' per i consumatori di coltivare personalmente la cannabis, non alimentando cosi' in alcun modo il mercato illegale, puo' invece costituire un passo avanti nella lotta alle narcomafie che gestiscono questo mercato e alla microcriminalita' che spesso ne deriva'. 'Purtroppo - rileva il ministro - in questi due anni di Governo i veti di una parte della maggioranza non hanno permesso di approvare in Consiglio dei Ministri il testo di riforma della sciagurata legge Fini-Giovanardi, che colpisce i consumatori piu' che la criminalita' che controlla il traffico delle sostanze. Una legge che in pochi anni ha dimostrato chiaramente come la criminalizzazione del consumo di stupefacenti, anziche' produrre una riduzione del numero di persone che ne fanno uso, abbia portato ad un vertiginoso aumento sia dei consumatori che del giro di affari illegali'.    

'La sentenza della Cassazione e' un atto giuridicamente dovuto. In un Paese normale le leggi non consentono di coltivarsi in terrazzo droghe per il proprio consumo o da dividere con gli amici. I veri problemi, pero', sono altri. La sempre maggiore diffusione della 'droga fai da te' tra i nostri ragazzi'. Lo dice il responsabile della comunita' di San Patrignano, Andrea Muccioli. 'C'e' chi gioca al piccolo chimico con anfetamine e ecstasy fatte in casa e chi si compra il manuale del coltivatore di spinelli. Basta fare un giro su internet, per vedere come tutto cio' sia a disposizione di chiunque. Parliamo di droga dieci, venti volte piu' forte di quella degli anni '70. Ma se non si vuole viaggiare sul web, basta entrare in uno dei tanti 'smart shop' aperti nelle nostre citta'. E' un grande mercato grigio, in bilico tra legalita' e illegalita', che sfrutta ansie e disagio di giovani e adolescenti per alzare il fatturato'. Ma la cosa piu' grave 'sono le responsabilita' culturali di chi negli ultimi anni ha costruito le condizioni perche' cio' accadesse. Siamo stati bombardati da 'feste della semina', 'street parade', da un costante marketing che ha fatto diventare le droghe, in particolare la cannabis, beni di consumo come gli altri. Il risultato - conclude Muccioli - e' sotto gli occhi di tutti: piu' droga e piu' gente che la consuma'.

'La Cassazione ha fatto chiarezza sulla coltivazione della Cannabis, e i radicali italiani dovrebbero prenderne atto', cosi' Carlo Giovanardi (PDL) che invita Rita Bernardini 'a non predicare e praticare la disobbedienza civile, ma a concorrere ad una grande campagna di prevenzione, indirizzata particolarmente ai giovani,sui rischi mortali per la salute derivanti dal consumo di droghe leggere o pesanti che siano'. 'Repressione dello spaccio, prevenzione e recupero del tossicodipendente - aggiunge Giovanardi - dovrebbero essere per tutti gli obiettivi da raggiungere, con una alleanza tra pubblico e privato sociale: da parte nostra c'e' piena disponibilita' ad un dialogo costruttivo sugli strumenti piu' efficaci per cogliere risultati positivi'.    

La sentenza della Cassazione sulla coltivazione domestica di cannabis "conferma l'impianto ultra-proibizionista della legge 'Fini-Giovanardi' che arriva a penalizzare anche comportamenti che non ledono liberta' o prerogative di altri che non siano la morale da stato etico". Lo dichiara Marco Perduca, segretario della Lega Internazionale Antiproibizionista e eletto radicale al Senato col Pd, sottolineando che "con queste premesse e' chiaro che nella XVI legislatura il Popolo della Liberta' non potra' che aggravare ulteriormente i fallimenti del'controllo delle droghe' con politiche sempre piu' repressive anche in onore delle necessita' di promozione di leggi emergenziali per garantire la sicurezza in Italia". Questa reazione, continua Perduca, "va contrastata con la nonviolenza gandhiana, ma anche col ricorso alle esperienze positive di altri paesi e sulla totale mancanza di argomenti scientifici dei dogmi proibizionisti. Nei prossimi mesi - conclude - pubblicheremo alcuni studi e analisi sui dati dei fallimenti degli ultimi decenni relativamente al 'controllo delle droghe'".    

Don Pierino Gelmini, fondatore della Comunita' Incontro e rinviato a giudizio per abusi sessuali sui suoi ospiti, 'condivide pienamente la decisione della Cassazione, che finalmente mette un po' di chiarezza in una materia che fino a questo punto e' stata troppo confusa'. 'Quello che la Suprema Corte ha stabilito - ha dichiarato don Gelmini - boccia di fatto la richiesta della pubblica accusa, accettando la linea per cui costituisce condotta penale qualsiasi attivita' di coltivazione non autorizzata di piante, da cui siano estraibili sostanze stupefacenti anche per uso personale. E' stato cosi' respinto - ha continuato - il concetto di liberalizzazione delle droghe, che creava situazioni confuse soprattutto per color che stanno lottando per il recupero dalla dipendenza da sostanze stupefacenti. Anche perche' l'Umbria, purtroppo - ha detto - e' una delle regioni italiane con il maggior numero di morti per overdose, e anche per incidenti stradali dovuti all'uso delle sostanze stupefacenti'. 'Mi auguro - ha concluso don Pierino Gelmini - che il nuovo governo faccia chiarezza sulla legge antidroga Fini-Giovanardi, che si operi per il bene dei nostri figli. Siamo stanchi di doverci di continuo rammaricare per la morte dei nostri cari'. Per domani alla Comunita' Incontro di Molino Silla - e' detto in un suo comunicato - 'sono attesi centinaia di ragazzi provenienti dalle comunita' di tutta l'Umbria, piu' una rappresentanza di un gruppo sociale di anziani di Terni, che vi passeranno l'intera giornata'.    

'Nel 1993 un referendum ha sancito che la detenzione di sostanze stupefacenti per consumo personale non e' reato. Oggi, a 15 anni di distanza, ancora non e' possibile la coltivazione per uso personale. La Cassazione oggi ha confermato questa grave contraddizione: da una parte non esiste reato nel possedere una piccola quantita' di sostanze per uso individuale, dall'altra l'unico modo per procurarsi la sostanza e' illegale! E i narcotrafficanti ringraziano...'. Cosi' Vittorio Agnoletto, medico, gia' fondatore della Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS, eurodeputato, commenta l'orientamento espresso oggi dalla Cassazione. 'La realta' - continua Agnoletto - e' che in questo modo si incentivano i ragazzi e i consumatori di cannabis a rifornirsi presso il mercato illegale, obbligandoli in tal modo a venire in contatto con gli spacciatori. Quegli stessi spacciatori che, a fianco del 'fumo', continuano a spacciare anche droghe ben piu' pesanti, dall'eroina alla cocaina, alle nuove droghe sintetiche. In questo modo si continua a fare l'interesse di chi controlla il narcotraffico'. 'Inoltre - conclude Agnoletto- continuano ad essere sprecate ingenti risorse, denaro e tempo di lavoro delle forze dell'ordine, per rintracciare e condurre in prefettura ragazzini che fumano uno spinello o persone che hanno in casa un paio di canne: tutte energie che potrebbero essere convogliate nella lotta alle narcomafie e ai traffici illeciti'.

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