E' reato coltivare anche una sola piantina di cannabis in casa. La linea
dura arriva dalle sezioni unite penali della Cassazione presiedute dal primo
presidente Vincenzo Carbone. In particolare, le sezioni unite
respingendo il ricorso di un giovane di Vigevano, Vincenzo D. S., che era
stato condannato a 4 mesi di reclusione e ad una multa di 1000 euro, hanno
confermato una volta per tutte che e' perseguibile penalmente la
coltivazione domestica anche di una sola piantina di cannabis.
Con questa decisione la Suprema Corte ha risolto un conflitto
giurisprudenziale che aveva visto piu' volte le sezioni di piazza Cavour
divise sul considerare o meno reato la coltivazione domestica di poche
piantine di cannabis. Bocciata la richiesta del sostituito procuratore
generale della Cassazione, Vitagliano Esposito, secondo cui la
coltivazione di poche piantine deve essere considerata lecita.
La Cassazione "ha mantenuto una giurisprudenza molto negativa". Cosi'
Rita Bernardini, leader dei Radicali italiani e neo eletta alla Camera
nella fila del Pd. "La nostra risposta di Radicali, non da soli speriamo -
aggiunge Bernardini - la daremo nei prossimi giorni a Chianciano con
l'Assemblea dei Mille lanciando l'iniziativa di una forte associazione
antiproibizionista che continui a praticare l'informazione e la ricerca, in
particolare sulla cannabis". In quella sede, conclude la segretaria dei
Radicali, "rilanceremo la pratica della non violenza e della disobbedienza
civile contro i crimini della politica e degli spacciatori".
"La Cassazione assume oggi una decisione storica sull'uso delle droghe in
Italia. La Suprema Corte infatti stabilisce che anche la semplice
coltivazione deve essere considerata un reato penalmente sanzionabile.
Sconfessando le teorie degli antiproibizionisti del Pd, si sancisce
giuridicamente che non vi e' alcuna distinzione tra uso personale e spaccio
ma soprattutto che drogarsi fa male e lo Stato deve combattere con ogni
mezzo la diffusione degli stupefacenti in Italia". A sostenerlo e'
Isabella Bertolini, deputata Pdl, che aggiunge: "Nonostante la
vergognosa requisitoria del Pg, gli ermellini hanno assunto una decisione
giusta e ponderata. Dopo qualche pronunciamento contraddittorio la
Cassazione fa definitivamente chiarezza su un tema delicatissimo che investe
direttamente la vita e la salute dei nostri figli". Insomma, conclude
Bertolini, "un segno ulteriore di una stagione che si chiude. La stagione
della sinistra al Governo lassista, permissivista, promotrice della
depenalizzazione dell'uso e dell'abuso degli stupefacenti."
La sentenza della Cassazione "rovescia il permissivismo di quasi cinque
lustri, e' un monito contro l'individualismo sfrenato che pretende persino
il diritto di drogarsi, e' un dito puntato contro l'associazione degli amici
della modica quantita' ed e' anche un'esortazione ad intensificare i
controlli". Lo ha dichiarato Luigi Camilloni, presidente
dell'Osservatorio sociale, in merito alla decisione della Suprema Corte che
punisce la coltivazione domestica di cannabis.
"Accogliamo con soddisfazione la sentenza con cui la Cassazione ha
considerato reato la coltivazione domestica di cannabis". Lo dichiara, in
una nota, il parlamentare dell'Udc Luca Volontè, che aggiunge: "Era
ora che un organo giurisdizionale si esprimesse con chiarezza contro la
diffusione dilagante di sostanze stupefacenti nel nostro Paese. Tutto ciò
per buona pace di chi, insistendo su improbabili distinguo tra droghe
'pesanti' e 'leggere', contribuisce a rovinare i giovani e a favorire
l'illegalità".
'Se, come dice la Cassazione, rimane illecito penale coltivare qualche
pianta di cannabis per uso personale sul balcone o nel giardino di casa,
altrettanto illecito dovrebbe essere il consumo? direbbe Lapalisse. Pare che
la cultura devastante del permissivismo lasci ancora ampi spazi di manovra
alla devastazione delle menti e dei corpi dei nostri giovani'. Lo sottolinea
Gabriella Carlucci (Fi), secondo cui 'sara' compito del nuovo Governo
intervenire per porre un freno, in maniera definitiva, agli slogan 'piu'
spinelli per tutti'', in modo da agire 'in controtendenza' con le politiche
del ministro della Salute Livia Turco, 'che, tra i primi provvedimenti,
ricordiamo aver insistito per il raddoppio della dose minima personale'.
La Cassazione "consegna i malati nelle mani della criminalita' organizzata".
Lo dichiarano Alessandro Capriccioli e Jose' De Falco, membri
della Giunta dell'Associazione Luca Coscioni, secondo i quali "la sentenza
di oggi non e' soltanto la conferma del clima proibizionista che regna nel
nostro paese, ma arreca anche un grave danno a tutti i malati che potrebbero
beneficiare degli effetti terapeutici della cannabis naturale, e saranno
costretti a rinunciarvi, o alternativamente a rivolgersi alla criminalita'
organizzata". Per l'Associazione Coscioni, "si tratta dell'ennesima conferma
del fatto che che il proibizionismo, specie quando applicato al campo della
salute, non ha altro effetto che quello di alimentare l'illegalita',
limitando nel contempo le possibilita' di cura di migliaia di persone che
soffrono di gravi patologie". Su 'Soccorso Civile', il portale dei diritti
dell'Associazione Luca Coscioni (www.soccorsocivile.it), sono disponibili,
concludono Capriccioli e De Falco, "tutte le informazioni sugli effetti
terapeutici della cannabis, e le esperienze concrete di chi, dovendosi
misurare con gravi patologie, continua ad essere penalizzato da leggi
proibizioniste che ne limitano la liberta' di scelta e di cura".
'Distinguere tra consumo personale e spaccio per combattere le narcomafie':
e' il commento del ministro uscente della Solidarieta' Sociale, Paolo
Ferrero, alla sentenza della Cassazione sulla coltivazione domestica
della cannabis. 'Ribadendo il massimo rispetto dell'indipendenza della
Magistratura, credo che la sentenza pronunciata oggi dalla Cassazione, che
conferma il reato per la coltivazione domestica di cannabis a uso personale,
ponga alcuni interrogativi. In particolare - afferma Ferrero - dalla
sentenza sembra emergere la scelta di non distinguere tra il concetto di
consumo e quello di spaccio. Eppure la possibilita' per i consumatori di
coltivare personalmente la cannabis, non alimentando cosi' in alcun modo il
mercato illegale, puo' invece costituire un passo avanti nella lotta alle
narcomafie che gestiscono questo mercato e alla microcriminalita' che spesso
ne deriva'. 'Purtroppo - rileva il ministro - in questi due anni di Governo
i veti di una parte della maggioranza non hanno permesso di approvare in
Consiglio dei Ministri il testo di riforma della sciagurata legge
Fini-Giovanardi, che colpisce i consumatori piu' che la criminalita' che
controlla il traffico delle sostanze. Una legge che in pochi anni ha
dimostrato chiaramente come la criminalizzazione del consumo di
stupefacenti, anziche' produrre una riduzione del numero di persone che ne
fanno uso, abbia portato ad un vertiginoso aumento sia dei consumatori che
del giro di affari illegali'.
'La sentenza della Cassazione e' un atto giuridicamente dovuto. In un Paese
normale le leggi non consentono di coltivarsi in terrazzo droghe per il
proprio consumo o da dividere con gli amici. I veri problemi, pero', sono
altri. La sempre maggiore diffusione della 'droga fai da te' tra i nostri
ragazzi'. Lo dice il responsabile della comunita' di San Patrignano,
Andrea Muccioli. 'C'e' chi gioca al piccolo chimico con anfetamine e
ecstasy fatte in casa e chi si compra il manuale del coltivatore di
spinelli. Basta fare un giro su internet, per vedere come tutto cio' sia a
disposizione di chiunque. Parliamo di droga dieci, venti volte piu' forte di
quella degli anni '70. Ma se non si vuole viaggiare sul web, basta entrare
in uno dei tanti 'smart shop' aperti nelle nostre citta'. E' un grande
mercato grigio, in bilico tra legalita' e illegalita', che sfrutta ansie e
disagio di giovani e adolescenti per alzare il fatturato'. Ma la cosa piu'
grave 'sono le responsabilita' culturali di chi negli ultimi anni ha
costruito le condizioni perche' cio' accadesse. Siamo stati bombardati da
'feste della semina', 'street parade', da un costante marketing che ha fatto
diventare le droghe, in particolare la cannabis, beni di consumo come gli
altri. Il risultato - conclude Muccioli - e' sotto gli occhi di tutti: piu'
droga e piu' gente che la consuma'.
'La Cassazione ha fatto chiarezza sulla coltivazione della Cannabis, e i
radicali italiani dovrebbero prenderne atto', cosi' Carlo Giovanardi
(PDL) che invita Rita Bernardini 'a non predicare e praticare la
disobbedienza civile, ma a concorrere ad una grande campagna di prevenzione,
indirizzata particolarmente ai giovani,sui rischi mortali per la salute
derivanti dal consumo di droghe leggere o pesanti che siano'. 'Repressione
dello spaccio, prevenzione e recupero del tossicodipendente - aggiunge
Giovanardi - dovrebbero essere per tutti gli obiettivi da raggiungere, con
una alleanza tra pubblico e privato sociale: da parte nostra c'e' piena
disponibilita' ad un dialogo costruttivo sugli strumenti piu' efficaci per
cogliere risultati positivi'.
La sentenza della Cassazione sulla coltivazione domestica di cannabis
"conferma l'impianto ultra-proibizionista della legge 'Fini-Giovanardi' che
arriva a penalizzare anche comportamenti che non ledono liberta' o
prerogative di altri che non siano la morale da stato etico". Lo dichiara
Marco Perduca, segretario della Lega Internazionale Antiproibizionista e
eletto radicale al Senato col Pd, sottolineando che "con queste premesse e'
chiaro che nella XVI legislatura il Popolo della Liberta' non potra' che
aggravare ulteriormente i fallimenti del'controllo delle droghe' con
politiche sempre piu' repressive anche in onore delle necessita' di
promozione di leggi emergenziali per garantire la sicurezza in Italia".
Questa reazione, continua Perduca, "va contrastata con la nonviolenza
gandhiana, ma anche col ricorso alle esperienze positive di altri paesi e
sulla totale mancanza di argomenti scientifici dei dogmi proibizionisti. Nei
prossimi mesi - conclude - pubblicheremo alcuni studi e analisi sui dati dei
fallimenti degli ultimi decenni relativamente al 'controllo delle droghe'".
Don Pierino Gelmini, fondatore della Comunita' Incontro e rinviato a
giudizio per abusi sessuali sui suoi ospiti, 'condivide pienamente la
decisione della Cassazione, che finalmente mette un po' di chiarezza in una
materia che fino a questo punto e' stata troppo confusa'. 'Quello che la
Suprema Corte ha stabilito - ha dichiarato don Gelmini - boccia di fatto la
richiesta della pubblica accusa, accettando la linea per cui costituisce
condotta penale qualsiasi attivita' di coltivazione non autorizzata di
piante, da cui siano estraibili sostanze stupefacenti anche per uso
personale. E' stato cosi' respinto - ha continuato - il concetto di
liberalizzazione delle droghe, che creava situazioni confuse soprattutto per
color che stanno lottando per il recupero dalla dipendenza da sostanze
stupefacenti. Anche perche' l'Umbria, purtroppo - ha detto - e' una delle
regioni italiane con il maggior numero di morti per overdose, e anche per
incidenti stradali dovuti all'uso delle sostanze stupefacenti'. 'Mi auguro -
ha concluso don Pierino Gelmini - che il nuovo governo faccia chiarezza
sulla legge antidroga Fini-Giovanardi, che si operi per il bene dei nostri
figli. Siamo stanchi di doverci di continuo rammaricare per la morte dei
nostri cari'. Per domani alla Comunita' Incontro di Molino Silla - e' detto
in un suo comunicato - 'sono attesi centinaia di ragazzi provenienti dalle
comunita' di tutta l'Umbria, piu' una rappresentanza di un gruppo sociale di
anziani di Terni, che vi passeranno l'intera giornata'.
'Nel 1993 un referendum ha sancito che la detenzione di sostanze
stupefacenti per consumo personale non e' reato. Oggi, a 15 anni di
distanza, ancora non e' possibile la coltivazione per uso personale. La
Cassazione oggi ha confermato questa grave contraddizione: da una parte non
esiste reato nel possedere una piccola quantita' di sostanze per uso
individuale, dall'altra l'unico modo per procurarsi la sostanza e' illegale!
E i narcotrafficanti ringraziano...'. Cosi' Vittorio Agnoletto,
medico, gia' fondatore della Lega Italiana per la Lotta contro l'AIDS,
eurodeputato, commenta l'orientamento espresso oggi dalla Cassazione. 'La
realta' - continua Agnoletto - e' che in questo modo si incentivano i
ragazzi e i consumatori di cannabis a rifornirsi presso il mercato illegale,
obbligandoli in tal modo a venire in contatto con gli spacciatori. Quegli
stessi spacciatori che, a fianco del 'fumo', continuano a spacciare anche
droghe ben piu' pesanti, dall'eroina alla cocaina, alle nuove droghe
sintetiche. In questo modo si continua a fare l'interesse di chi controlla
il narcotraffico'. 'Inoltre - conclude Agnoletto- continuano ad essere
sprecate ingenti risorse, denaro e tempo di lavoro delle forze dell'ordine,
per rintracciare e condurre in prefettura ragazzini che fumano uno spinello
o persone che hanno in casa un paio di canne: tutte energie che potrebbero
essere convogliate nella lotta alle narcomafie e ai traffici illeciti'.
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