Le droghe leggere, in piccole quantita', si possono portare fuori dalla
propria abitazione e il loro possesso, da parte di chi ne fa uso, non puo'
essere scambiato come indizio di spaccio in quanto non vi e' nessuna 'massima
di esperienza' che imponga di affermare che 'portare fuori casa hashish e
marijuana non ha altro senso se non quello di spacciare'.
Lo sottolinea la
Cassazione che ha assolto un giovane milanese condannato a nove mesi di
reclusione e 4.500 euro di multa dopo essere stato sorpreso in macchina con
gli amici con un grammo di hashish e uno di marijuana. La Suprema corte ha
accolto il ricorso di Dario D.V., di 32 anni.
In casa del giovane, inoltre,
era stato trovato un altro grammo di marijuana e 9 grammi di hashish. Sia in
primo sia in secondo grado era stato condannato per spaccio. Ma gli Ermellini
- con la sentenza 31441 della IV Sezione penale - hanno accolto la tesi
difensiva in base alla quale aver portato fuori casa la droga non significava
che Dario fosse un pusher.
In proposito la Cassazione osserva che sulla scia
di 'inesistenti massime di esperienza' i giudici di merito avevano condannato
il giovane milanese sottolineando che i 'progetti serali di natura 'commerciale',
anziche' di mero svago' erano dimostrati dalla mancanza di strumenti per
fumare subito gli spinelli e dal fatto che la droga fosse stata portata fuori
di casa.
A giudizio di Piazza Cavour non e' 'significativa' dell'attivita' di
spaccio la 'mancanza di strumenti per il consumo diretto', come le cartine o
il tabacco. Inoltre gli Ermellini aggiungono che 'non e' dato comprendere
sulla base di quale massima di esperienza sia possibile affermare che portare
fuori casa quella droga non aveva altro senso se non quello di destinarla allo
spaccio'.
Anche gli amici di Dario avevano piccole quantita' di droga leggera.
Anche la procura di Piazza Cavour aveva chiesto l'assoluzione di Dario.
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