Da sempre all'ultimo posto in Europa per la qualità e la diffusione delle
terapie del dolore, l'Italia ha una chance di riscattarsi con il
disegno di legge sulle cure palliative approvato dalla Camera dei
Deputati e oggi in discussione al Senato. In particolare, abolendo una
serie di impedimenti burocratici, il ddl prevede una procedura snella per
la prescrizione di farmaci antidolorifici come la morfina. Purtroppo,
forse per una svista, fra le sostanze a cui sarà garantito un accesso più
facile è esclusa la cannabis terapeutica. E' stato inspiegabilmente
incluso nella lista il delta-8- tetraidrocannabinolo, ma non il
delta-9-tetraidrocannabinolo che è il costituente naturale della cannabis sativa
e alla base dei farmaci come il Sativex, Bedrocan, etc. Se non sarà
incluso anche il delta-9- THC si produrrebbe una chiusura totale ai
prodotti naturali ed ai cannabinoidi naturali.
La cannabis ha dimostrato grandi proprietà antidolorifiche contro
numerose patologie, dalla sclerosi multipla ai tumori, dall'Aids al
dolore neuropatico debilitante.
Ma oggi, per ottenere il costosissimo farmaco estratto dalla cannabis,
oltre a un costo di circa 500 euro al mese, è necessaria non solo la
collaborazione di un medico specialista e di una Asl, ma anche
l'importazione dall'estero, previa autorizzazione di svariati uffici
governativi per ciascuna confezione. Insomma, migliaia e migliaia di
pazienti oggi soffrono inutilmente a causa della burocrazia.
Questa una delle molte testimonianze che ci sono giunte.
Per questo, rivolgiamo un appello al legislatore affinché includa nel
ddl anche il delta-9-THC. Sarebbe una profonda crudeltà aggiungere solo
il quasi inutile delta-8-THC.
A tutti chiediamo uno sforzo urgente, immediato. Scrivere ai membri
della commissione Igiene e Sanità del Senato di aggiungere il
delta-9-THC all'articolo 10, lettera b del
ddl 1171.
Per scrivere ai senatori,
clicca qui. Oppure copia e incolla quanto segue.
Questo un esempio di email da inviare:
Gentile Senatore, forse per una svista, dal ddl sulle cure
palliative e' praticamente esclusa la cannabis terapeutica. E' stato
inspiegabilmente incluso nella lista il cannabinoide delta-8-THC, ma non
il delta-9-THC che e' alla base dei farmaci come il Sativex, Bedrocan,
etc.
Per questo, Le rivolgiamo un appello affinche' includa nel ddl il
delta-9-THC. Sarebbe una profonda crudelta' verso migliaia di malati
affetti da dolore debilitante aggiungere solo il quasi inutile
delta-8-THC. Le chiediamo di includere il delta-9-THC all'articolo 10,
lettera b del ddl S1171. Grazie dell'attenzione.
Qui gli indirizzi di posta:
tomassini_a@posta.senato.it, bosone_d@posta.senato.it, gramazio_d@posta.senato.it,
dambrosiolettieri_l@posta.senato.it, poretti_d@posta.senato.it,
astore_g@posta.senato.it, bassoli_f@posta.senato.it, bianchi_d@posta.senato.it,
bianconi_l@posta.senato.it, calabro_r@posta.senato.it, chiaromonte_r@posta.senato.it,
cosentino_l@posta.senato.it, delillo_s@posta.senato.it, digiacomo_u@posta.senato.it,
digirolamo_l@posta.senato.it, fosson_a@posta.senato.it, ghigo_e@posta.senato.it,
gustavino_c@posta.senato.it, marino_i@posta.senato.it, massidda_p@posta.senato.it,
montani_e@posta.senato.it, rizzi_f@posta.senato.it, rizzotti_m@posta.senato.it,
saccomanno_m@posta.senato.it,
09/10/2009 Cannabis e consumo. Le donne piu' a rischio arresto rispetto a uomini (http://www.aduc.it)
Le donne che consumano cannabis hanno maggiori
probabilità di essere arrestate per guida sotto l'influenza di
stupefacenti rispetto agli uomini. Secondo i risultati di alcuni studi
clinici pubblicati sulla rivista
Addiction, le donne risultano positive
alla cannabis fino a sette giorni dopo aver fumato l'ultima volta.
I ricercatori del National Institutes of Health di
Baltimora hanno esaminato la concentrazione ematica di THC in 25
consumatori cronici di cannabis nel corso di un periodo di sette giorni
di astinenza. I soggetti sono stati continuamente monitorati.
I ricercatori hanno riportato che il settimo giorno, dopo
sei giorni interi di astinenza, sono state riscontrate concentrazioni
rilevanti di THC nel sangue di sei soggetti, tutte donne. L'indice di
massa corporea è ininfluente.
Fino ad oggi si pensava che un consumatore abituale
risultasse positivo alla cannabis per un massimo di 48 ore. In base a
questa convinzione ora rivelatasi sbagliata, si pensava che
l'individuazione di bassi livelli di THC nel sangue dimostrassero l'uso
recente di cannabis. E così, in base al codice della Strada, molte
persone (specialmente donne) potrebbero essere state colpite con
procedimenti penali, confische dell'auto e ritiro della patente a
seguito di un test positivo che faceva erroneamente presupporre il
consumo recente e quindi l'intossicazione al volante.
Per questo invitiamo il Governo ad informare con urgenza
le forze di polizia, i laboratori di analisi e i tribunali affinché si
proceda con cautela alla valutazione degli esami del sangue ai fini di
condanne penali, specialmente quando l'imputato è donna.
09/10/2009 Cannabis, verso la legalizzazione in California? (http://www.aduc.it)
I sostenitori californiani della legalizzazione della marijuana stanno
raccogliendo firme per ottenere l'inserimento sulla scheda elettorale
delle elezioni statali del 2010 ben tre quesiti referendari. Lo riporta
l'agenzia di stampa Associated Press. Se passassero, i tre referendum
creerebbero uno scontro senza precedenti con il Governo federale sulle
politiche della droga negli Stati Uniti.
I sondaggi mostrano che gli elettori sostengono la legalizzazione.
Lo Stato ha già un fiorente commercio di marijuana, grazie al referendum
del 1996 che ha legalizzato il consumo di cannabis a scopi terapeutici.
La legge federale invece vieta la marijuana. Dopo aver promosso una serie
di sequestri e la distruzione di oltre 300.000 piante di marijuana in
California questa estate, lo zar antidroga della Casa Bianca, Gil
Kerlikowske, ha proclamato: "La legalizzazione non esiste nel vocabolario
del Presidente, e neanche nel mio".
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha recentemente stabilito che
l'applicazione della legge federale dà agli agenti federali il diritto di
perseguire i consumatori di marijuana e i distributori anche se
autorizzati dalla legge statale della California sulla cannabis
terapeutica. Ma giuristi e analisti politici sostengono che il Governo
federale non ha il diritto di pretendere che la California collabori nel
far rispettare il divieto a livello federale una volta che uno Stato ha
legalizzato la sostanza. Senza l'assistenza degli agenti antinarcotici del
singolo Stato, dicono, gli agenti federali possono fare ben poco per
arginare la diffusione della marijuana in California.
"Anche se tale divieto federale è ancora in vigore e il Governo federale
può farlo valere, ciò non significa che gli Stati debbano collaborare ",
ha detto Robert Mikos, un professore di diritto alla Vanderbilt
University, che recentemente ha pubblicato un articolo sulla questione.
Niente può impedire agli agenti antidroga federali di fare arresti, anche
se i californiani hanno legalizzato la cannabis. Tuttavia, il Governo
degli Stati Uniti non può passare una legge che impone alla polizia locale
e statale, agli sceriffi o agli agenti antinarcotici statali, di
collaborare. Il che è un fatto significativo, in quanto quasi tutti gli
arresti per marijuana sono fatti a livello statale. Degli oltre 847.000
arrestati per marijuana nel 2008, per esempio, quelli fatti su base
federale sono poco più di 6.300, meno dell'1 per cento. I divieti in
vigore in tutti i singoli Stati hanno permesso alla Drug Enforcement
Administration (Dea) di concentrarsi sui casi più importanti, spiega
Rosalia Pacula, responsabile del settore delle politica sulle droghe della
Rand Corp.
Il quesito referendario più moderato fra i tre prevede la legalizzare del
possesso di cannabis fino ad un'oncia per uso personale per gli adulti di
almeno 21 anni d'età – una quantità che già la legge statale sanziona con
una piccola ammenda amministrativa di 100 dollari. Il quesito, se
approvato, permetterebbe a chiunque di coltivare un appezzamento di
marijuana di quasi due metri quadrati all'interno della propria proprietà.
Le dimensioni, ha detto Pacula, sembrano scelte appositamente per stare
sotto le 100 piante coltivate, la soglia oltre la quale si attira
l'attenzione della Dea.
Il conflitto con le autorità federali potrebbe essere esplosivo per quanto
concerne gli attuali negozi di cannabis terapeutica autorizzati dalla
legge statale. Se passasse il referendum, questi negozi moltiplicherebbero
i loro clienti –non sarebbero solo ed esclusivamente pazienti- rischiando
di crescere a tal punto da attirare l'attenzione della Dea.
Anche se Washington non può più contare sulla California, il Congresso o
l'amministrazione Obama potrebbero costringere lo Stato a collaborare
attraverso un taglio dei fondi federali. Ma con l'annuncio di quest'anno
del ministro della Giustizia Eric Holder, secondo cui il Dipartimento di
Giustizia avrebbe rispettato le leggi di ciascuno Stato sulla marijuana,
la reazione della autorità federali all'eventuale legalizzazione potrebbe
non essere così negativa. Doug Richardson, un portavoce dell'Ufficio
antidroga della Casa Bianca, ha detto che l'Amministrazione sta
riesaminando le sue politiche in materia di marijuana e altre droghe.
Richardson ha spiegato che l'Ufficio antidroga, sotto l'Amministrazione
Obama, persegue un approccio più " globale" rispetto alla precedente
Amministrazione Bush. Oggi l'enfasi viene posta sulla prevenzione e sul
trattamento, oltre che sull'applicazione della legge. "Stiamo cercando di
agire sulla base dei dati, delle prove e della scienza ", ha detto, "non
in base a qualche pregiudizio ideologico".
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