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10/10/2009 Legge sulle terapie del dolore esclude la cannabis terapeutica. Scrivi ai senatori per chiedere di porvi rimedio (http://www.aduc.it)

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Da sempre all'ultimo posto in Europa per la qualità e la diffusione delle terapie del dolore, l'Italia ha una chance di riscattarsi con il disegno di legge sulle cure palliative approvato dalla Camera dei Deputati e oggi in discussione al Senato. In particolare, abolendo una serie di impedimenti burocratici, il ddl prevede una procedura snella per la prescrizione di farmaci antidolorifici come la morfina. Purtroppo, forse per una svista, fra le sostanze a cui sarà garantito un accesso più facile è esclusa la cannabis terapeutica. E' stato inspiegabilmente incluso nella lista il delta-8- tetraidrocannabinolo, ma non il delta-9-tetraidrocannabinolo che è il costituente naturale della cannabis sativa e alla base dei farmaci come il Sativex, Bedrocan, etc. Se non sarà incluso anche il delta-9- THC si produrrebbe una chiusura totale ai prodotti naturali ed ai cannabinoidi naturali.

La cannabis ha dimostrato grandi proprietà antidolorifiche contro numerose patologie, dalla sclerosi multipla ai tumori, dall'Aids al dolore neuropatico debilitante.
Ma oggi, per ottenere il costosissimo farmaco estratto dalla cannabis, oltre a un costo di circa 500 euro al mese, è necessaria non solo la collaborazione di un medico specialista e di una Asl, ma anche l'importazione dall'estero, previa autorizzazione di svariati uffici governativi per ciascuna confezione. Insomma, migliaia e migliaia di pazienti oggi soffrono inutilmente a causa della burocrazia. Questa una delle molte testimonianze che ci sono giunte.
Per questo, rivolgiamo un appello al legislatore affinché includa nel ddl anche il delta-9-THC. Sarebbe una profonda crudeltà aggiungere solo il quasi inutile delta-8-THC.
A tutti chiediamo uno sforzo urgente, immediato. Scrivere ai membri della commissione Igiene e Sanità del Senato di aggiungere il delta-9-THC all'articolo 10, lettera b del ddl 1171

Per scrivere ai senatori, clicca qui. Oppure copia e incolla quanto segue.

Questo un esempio di email da inviare:
Gentile Senatore, forse per una svista, dal ddl sulle cure palliative e' praticamente esclusa la cannabis terapeutica. E' stato inspiegabilmente incluso nella lista il cannabinoide delta-8-THC, ma non il delta-9-THC che e' alla base dei farmaci come il Sativex, Bedrocan, etc.
Per questo, Le rivolgiamo un appello affinche' includa nel ddl il delta-9-THC. Sarebbe una profonda crudelta' verso migliaia di malati affetti da dolore debilitante aggiungere solo il quasi inutile delta-8-THC. Le chiediamo di includere il delta-9-THC all'articolo 10, lettera b del ddl S1171. Grazie dell'attenzione.


Qui gli indirizzi di posta:
 
tomassini_a@posta.senato.it, bosone_d@posta.senato.it, gramazio_d@posta.senato.it, dambrosiolettieri_l@posta.senato.it, poretti_d@posta.senato.it, astore_g@posta.senato.it, bassoli_f@posta.senato.it, bianchi_d@posta.senato.it, bianconi_l@posta.senato.it, calabro_r@posta.senato.it, chiaromonte_r@posta.senato.it, cosentino_l@posta.senato.it, delillo_s@posta.senato.it, digiacomo_u@posta.senato.it, digirolamo_l@posta.senato.it, fosson_a@posta.senato.it, ghigo_e@posta.senato.it, gustavino_c@posta.senato.it, marino_i@posta.senato.it, massidda_p@posta.senato.it, montani_e@posta.senato.it, rizzi_f@posta.senato.it, rizzotti_m@posta.senato.it, saccomanno_m@posta.senato.it,

09/10/2009 Cannabis e consumo. Le donne piu' a rischio arresto rispetto a uomini (http://www.aduc.it)

Le donne che consumano cannabis hanno maggiori probabilità di essere arrestate per guida sotto l'influenza di stupefacenti rispetto agli uomini. Secondo i risultati di alcuni studi clinici pubblicati sulla rivista Addiction, le donne risultano positive alla cannabis fino a sette giorni dopo aver fumato l'ultima volta.
I ricercatori del National Institutes of Health di Baltimora hanno esaminato la concentrazione ematica di THC in 25 consumatori cronici di cannabis nel corso di un periodo di sette giorni di astinenza. I soggetti sono stati continuamente monitorati.
I ricercatori hanno riportato che il settimo giorno, dopo sei giorni interi di astinenza, sono state riscontrate concentrazioni rilevanti di THC nel sangue di sei soggetti, tutte donne. L'indice di massa corporea è ininfluente.
Fino ad oggi si pensava che un consumatore abituale risultasse positivo alla cannabis per un massimo di 48 ore. In base a questa convinzione ora rivelatasi sbagliata, si pensava che l'individuazione di bassi livelli di THC nel sangue dimostrassero l'uso recente di cannabis. E così, in base al codice della Strada, molte persone (specialmente donne) potrebbero essere state colpite con procedimenti penali, confische dell'auto e ritiro della patente a seguito di un test positivo che faceva erroneamente presupporre il consumo recente e quindi l'intossicazione al volante.
Per questo invitiamo il Governo ad informare con urgenza le forze di polizia, i laboratori di analisi e i tribunali affinché si proceda con cautela alla valutazione degli esami del sangue ai fini di condanne penali, specialmente quando l'imputato è donna.

09/10/2009 Cannabis, verso la legalizzazione in California? (http://www.aduc.it)

I sostenitori californiani della legalizzazione della marijuana stanno raccogliendo firme per ottenere l'inserimento sulla scheda elettorale delle elezioni statali del 2010 ben tre quesiti referendari. Lo riporta l'agenzia di stampa Associated Press. Se passassero, i tre referendum creerebbero uno scontro senza precedenti con il Governo federale sulle politiche della droga negli Stati Uniti.
I sondaggi mostrano che gli elettori sostengono la legalizzazione.
Lo Stato ha già un fiorente commercio di marijuana, grazie al referendum del 1996 che ha legalizzato il consumo di cannabis a scopi terapeutici.
La legge federale invece vieta la marijuana. Dopo aver promosso una serie di sequestri e la distruzione di oltre 300.000 piante di marijuana in California questa estate, lo zar antidroga della Casa Bianca, Gil Kerlikowske, ha proclamato: "La legalizzazione non esiste nel vocabolario del Presidente, e neanche nel mio".
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha recentemente stabilito che l'applicazione della legge federale dà agli agenti federali il diritto di perseguire i consumatori di marijuana e i distributori anche se autorizzati dalla legge statale della California sulla cannabis terapeutica. Ma giuristi e analisti politici sostengono che il Governo federale non ha il diritto di pretendere che la California collabori nel far rispettare il divieto a livello federale una volta che uno Stato ha legalizzato la sostanza. Senza l'assistenza degli agenti antinarcotici del singolo Stato, dicono, gli agenti federali possono fare ben poco per arginare la diffusione della marijuana in California.
"Anche se tale divieto federale è ancora in vigore e il Governo federale può farlo valere, ciò non significa che gli Stati debbano collaborare ", ha detto Robert Mikos, un professore di diritto alla Vanderbilt University, che recentemente ha pubblicato un articolo sulla questione. Niente può impedire agli agenti antidroga federali di fare arresti, anche se i californiani hanno legalizzato la cannabis. Tuttavia, il Governo degli Stati Uniti non può passare una legge che impone alla polizia locale e statale, agli sceriffi o agli agenti antinarcotici statali, di collaborare. Il che è un fatto significativo, in quanto quasi tutti gli arresti per marijuana sono fatti a livello statale. Degli oltre 847.000 arrestati per marijuana nel 2008, per esempio, quelli fatti su base federale sono poco più di 6.300, meno dell'1 per cento. I divieti in vigore in tutti i singoli Stati hanno permesso alla Drug Enforcement Administration (Dea) di concentrarsi sui casi più importanti, spiega Rosalia Pacula, responsabile del settore delle politica sulle droghe della Rand Corp.
Il quesito referendario più moderato fra i tre prevede la legalizzare del possesso di cannabis fino ad un'oncia per uso personale per gli adulti di almeno 21 anni d'età – una quantità che già la legge statale sanziona con una piccola ammenda amministrativa di 100 dollari. Il quesito, se approvato, permetterebbe a chiunque di coltivare un appezzamento di marijuana di quasi due metri quadrati all'interno della propria proprietà. Le dimensioni, ha detto Pacula, sembrano scelte appositamente per stare sotto le 100 piante coltivate, la soglia oltre la quale si attira l'attenzione della Dea.
Il conflitto con le autorità federali potrebbe essere esplosivo per quanto concerne gli attuali negozi di cannabis terapeutica autorizzati dalla legge statale. Se passasse il referendum, questi negozi moltiplicherebbero i loro clienti –non sarebbero solo ed esclusivamente pazienti- rischiando di crescere a tal punto da attirare l'attenzione della Dea.
Anche se Washington non può più contare sulla California, il Congresso o l'amministrazione Obama potrebbero costringere lo Stato a collaborare attraverso un taglio dei fondi federali. Ma con l'annuncio di quest'anno del ministro della Giustizia Eric Holder, secondo cui il Dipartimento di Giustizia avrebbe rispettato le leggi di ciascuno Stato sulla marijuana, la reazione della autorità federali all'eventuale legalizzazione potrebbe non essere così negativa. Doug Richardson, un portavoce dell'Ufficio antidroga della Casa Bianca, ha detto che l'Amministrazione sta riesaminando le sue politiche in materia di marijuana e altre droghe. Richardson ha spiegato che l'Ufficio antidroga, sotto l'Amministrazione Obama, persegue un approccio più " globale" rispetto alla precedente Amministrazione Bush. Oggi l'enfasi viene posta sulla prevenzione e sul trattamento, oltre che sull'applicazione della legge. "Stiamo cercando di agire sulla base dei dati, delle prove e della scienza ", ha detto, "non in base a qualche pregiudizio ideologico".

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