La guerra alla marijuana è inutile, costosa e in alcuni casi anche un
abuso del potere governativo con effetti sociali devastanti. Queste le
conclusioni di un gruppo di esperti raccolte in un saggio pubblicato
questa settimana dalla Oxford University Press.
"E' giunto il momento che i Governi mondiali rivedano le politiche sulla
cannabis", spiega il professor Peter Reuter, docente di scienze politiche
all'università del Maryland e coautore del saggio.
Il libro, "Cannabis
Policy: Moving Behond Stalemate" (Poliche sulla cannabis: andare oltre
l'empasse), spiega come la maggioranza degli arresti per possesso di
cannabis in Gran Bretagna, Svizzera e Stati Uniti non hanno avuto alcun
effetto deterrente. Hanno però causato grandi divisioni sociali e enormi
sprechi di somme di denaro pubblico.
Secondo una stima delle Nazioni Unite, sono circa 190 milioni i
consumatori di cannabis nel mondo.
"Vi sono ormai prove certe sul fatto che la criminalizzazione del consumo
è un deterrente inefficace", ha spiegato Reuter. "I Governi dovrebbero
sviluppare modi responsabili per gestire l'offerta, piuttosto che creare
enormi mercati neri". "Quello di cui c'è bisogno è un modo più sicuro con
cui le persone possano acquistare la sostanza, piuttosto che lasciare il
tutto ai mercati illegali che producono una sostanza sempre più potente",
scrive Reuter. Quello della sicurezza "è ormai una argomentazione sempre
più centrale per indurci a creare un mercato regolamentato della cannabis&q
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