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11/09/2011 Tossicodipendenti. E' possibile una vita normale. Indagine FederSerd (http://www.aduc.it)

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Isolamento, emarginazione e degrado sociale o culturale non sembrano piú essere le caratteristiche distintive del paziente tossicodipendente: oggi queste persone si curano con terapie appropriate, lavorano, vivono una vita sociale e relazionale normale. Almeno secondo un'indagine condotta da FederSerd e Gfk Eurisko nella primavera del 2011 e presentata oggi a Milano.

L'indagine, che ha coinvolto cento medici responsabili dei Sert (servizi pubblici per le tossicodipendenze) e 378 persone dipendenti da eroina, mette in luce il profilo di un paziente che, nonostante l'esperienza della droga, mostra un buon inserimento nel contesto professionale (circa il 50% degli intervistati lavora), un buon background culturale (quasi la metà ha conseguito un titolo di studio superiore) e la capacità di crearsi una rete sociale e familiare (in un terzo dei casi è sposato o convive, in un quarto dei casi ha figli e quasi l'80% vive in famiglia o con amici).

Il consumo di eroina risulta essere l'ultimo step di una storia di uso/abuso precoce di sostanze: si inizia con comportamenti a rischio - fumo e alcool in età adolescenziale - per poi proseguire con amfetamine, Lsd, ecstasy e cocaina (mediamente a partire dai 18 anni).

La decisione di iniziare la terapia è una scelta fortemente personale: nella quasi totalità dei casi è stato il paziente a decidere di intraprendere un percorso di cura, spesso aiutato anche da familiari e amici; la decisione e' nata dalla preoccupazione per il proprio stato di salute (87%), dal desiderio di normalità (53%) nonch‚ da un senso di responsabilità (31%).

Si tratta quindi di un paziente motivato, che vuole curarsi, grato ai Sert e alle terapie. Particolarmente apprezzata e' la possibilita' di avere il farmaco "in affido", disponendo cosi' di una gestione piu' autonoma, a casa, della cura.

Un altro aspetto evidenziato dalla ricerca è l'importanza della continuità terapeutica durante e dopo il carcere; i tossicodipendenti infatti vanno frequentemente in carcere per problemi connessi alla droga (un terzo degli intervistati è stato in carcere, mediamente due volte). La possibilità di continuare la terapia durante e dopo la scarcerazione è il presidio piú efficace per la riduzione del rischio di overdose e di morte in questi pazienti.

'Un passo in avanti importante'. Cosi' Il Ce.I.S., il Centro italiano di solidarieta' 'Don Mario Picchi', da anni impegnato nella lotta contro ogni forma di tossicodipendenza, commenta la ricerca commissionata da Federserd a GfkEurisko.

'Considerare le persone che entrano nel tunnel delle droghe, non piu' come 'tossici' ma come soggetti da recuperare - spiega il presidente del Ce.I.S. Roberto Mineo - innanzitutto come uomini e' il ritorno a una rivoluzione culturale e sociale di non poco conto. Tuttavia, occorre rinforzare questo percorso'.

Alla vigilia della Giornata mondiale contro le droghe, il Ce.I.S. indica come 'soluzione le linee guida approvate, a Vienna, dalla Commissione stupefacenti delle Nazioni unite in una risoluzione fortemente voluta dall'Italia'.

'Come da quaranta anni, siamo sempre convinti - conclude Mineo - che l'unica strada percorribile sia quella di porre al centro di ogni intervento terapeutico l'uomo. Ogni persona ha un suo codice identificativo, una sua anima, un suo modo di essere e, per quello, deve essere aiutato. Lavorare anche su questo significa garantire un adeguato sostegno psico-sociale e, quindi, un pieno recupero personale e lavorativo'.

http://www.aduc.it

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