La pietra dello scandalo è stata portata alla luce alla fine del 2003 da
un'analisi dell'ufficio studi di
Mediobanca sui bilanci delle banche italiane dal quale è emerso che gli
azionisti di Bankitalia sono le stesse banche che
la BdI deve
controllare, la cosa viene riportata solo dal Sole 24 ore e da Famiglia
Cristiana.
Da quel momento tutta la parte indipendente della comunità finanziaria poi
seguita da moltissime altre persone sensibili al problema, ne parla e solleva
il caso Bankitalia alimentato in seguito dagli scandali sul collocamento da
parte delle banche delle obbligazioni Argentina, Cirio e Parmalat.
La Lega e
Tremonti, allora super ministro dell’economia e del Tesoro si schierano
apertamente contro Fazio,. Tutto però si ridimensiona con le dimissioni forzate
di Tremonti e anche
la Lega ritorna
sui suoi passi dopo che Bankitalia ha evitato il fallimento alla banca della
Lega Credieuronord,
facendola acquisire dalla Popolare di Lodi oggi Popolare Italiana di Fiorani.
Fino ad allora Fazio ha sempre agito con la disinvoltura e la spavalderia di
chi godeva della copertura politica del governo che l’ha difeso a spada tratta
in molte occasioni, a volte anche contro l’evidenza come nel caso Cirio e
Parmalat, fino a questa estate quando con le intercettazioni telefoniche che
hanno messo in piazza gli intrecci con la cricca di Fiorani & c. si è rotto
qualcosa.
Da quel momento tutti i mass media, che fino ad allora avevano scelto la strada
dell’omertà, si sono schierati contro Fazio ed anche la copertura politica che
lo ha sempre accompagnato, grazie anche alle bordate del ministro Siniscalco,
si è notevolmente affievolita facendo stringere sempre più il cerchio attorno al
Governatore della Banca d’Italia che non vuole dimettersi.
Il consiglio dei ministri in tutta fretta ha varato le linee guida della riforma
di Bankitalia introducendo un mandato a termine per il Governatore e
l’intenzione di riportare in mani pubbliche
la Banca Centrale
e molti giornali hanno riportato anche diversi nomi graditi a Ciampi che
potrebbero sostituire Fazio a via Nazionale: Tommaso Padoa Schioppa, Mario
Draghi, Mario Monti oltre allo stesso Siniscalco.
L’intera vicenda ha qualcosa di strano: perché questo improvviso accanimento di
mass media e politici contro Fazio?
Non credo infatti alla storia della credibilità internazionale dell’Italia
sbandierata da tutti. Sotto, secondo me, c’è dell’altro.
Se notate bene tutte le persone citate in neretto protagoniste della vicenda,
fanno parte di quella che Marco Saba, ricercatore del Centro Studi Monetari,
chiama le Brigate Rothschild, ammesse al Bilderberg group circolo
ristrettissimo che decide delle sorti del mondo e sono tutte schierate contro
l’attuale Governatore mentre sappiamo che il religiosissimo Fazio è benvoluto
dal sen. Giulio Andreotti e dall’Opus Dei.
La richiesta delle dimissioni di Fazio nasconderebbero allora una lotta di
potere tra Banchieri e Opus Dei?
E per quali oscuri motivi si contenderebbero la guida della Banca d’Italia?
Probabilmente per controllare i proventi dal signoraggio italiano incamerati
dalla Banca d’Italia attraverso la sua partecipazione nella BCE.
In ballo infatti c’è una cifra pari al debito pubblico di cui lo Stato italiano
è debitore nei confronti della Banca Centrale (1.439.755 milioni di euro nel
2004).
Lo stato infatti per un oscuro motivo ha rinunciato alla facoltà di emettere il
denaro di cui ha bisogno e l’ha ceduta prima alla BdI e oggi alla BCE.
Facendo ciò non si indebita per il solo costo di stampa delle banconote, come
sarebbe naturale visto che la valuta non ha alcuna copertura, ma per il loro
valore facciale e su quello emette i titoli di stato (BOT BTP CTZ ecc.) i cui
proventi vanno interamente alla Banca Centrale per aver stampato le banconote.
E
scandalo nello scandalo, nel bilancio della Banca Centrale al passivo non
figurano i costi tipografici (carta, inchiostro ecc), ma il valore facciale
delle banconote e all’attivo il ricavato della vendita dei titoli di stato con
la conseguenza che i bilanci sono sempre vicini al pareggio.
Il fatto che per una convenzione il mercato dia valore a dei semplici pezzi di
carta non significa che questi siano ricchezza – quella gliela diamo noi
accettandola in cambio del nostro lavoro- in realtà sono sempre e solo pezzi di
carta colorata e poiché è solo questo che fornisce
la Banca Centrale
, in bilancio dovrebbe essere iscritto al passivo solo il costo di produzione di
questi biglietti colorati (pochi eurocent a banconota invece che 50-100-500
euro).
Con il quasi pareggio di bilancio, gli utili da spartire tra l’azionariato sono
molto esigui e quindi l’operazione del governo di riportare le azioni di
Bankitalia in mano pubblica risulta essere solamente un’operazione di facciata,
utile solo a togliere ai controllati (le banche) la proprietà del controllore (Bankitalia),
mentre rimane tuttora un mistero la strada che prende il denaro derivante dalla
vendita dei titoli di stato (Signoraggio).
Speriamo che qualcuno prima o poi faccia luce anche su questo che non è,
purtroppo, solo un “giallo” italiano
Archivio Economia
|