Roma, 12 agosto – Le polemiche sulla figura del governatore della Banca d'Italia
Antonio Fazio porgono urgentemente il problema non tanto del suo mandato a
termine, quanto del fatto che la banca centrale è un istituto che dovrebbe
applicare esclusivamente una politica decisa dallo stato sovrano, mentre invece
è controllato e abusato dai privati. Il problema della nazionalizzazione, o
statalizzazione che dir si voglia, della banca centrale è a questo punto non più
procrastinabile, assieme a quello di approntare serie strategie di rientro
dall'Euro che non siano le sciocche provocazioni di chi propone un ritorno alla
Lira senza collocare questa proposta nel contesto di un piano di credito
produttivo per gli investimenti.
Se l’Italia, così come ogni altra nazione, non possiede e non difende la
sovranità della moneta e del credito, allora non può dirsi veramente
indipendente e sovrana ed è dunque incapace di lottare per la crescita e lo
sviluppo al servizio del bene comune dei suoi cittadini. Oggi
la Banca
d’Italia è un sedicente ente di diritto pubblico costituito nella forma di una
normale società per azioni la cui stragrande maggioranza è nelle mani di
interessi privati, banche private e compagnie di assicurazioni private. Più del
65% delle sue azioni sono detenute da solo tre banche: Gruppo Intesa, San Paolo
IMI e Capitalia. Poi vengono altre, tra cui le Assicurazioni Generali con più
del 6%. Questo è prima di tutto in aperta violazione della Costituzione
Italiana.
La
Costituzione
L’art. 1 della Costituzione dice che “La sovranità appartiene al
popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, per cui la
sovranità monetaria è parte integrante e inscindibile di quella dello stato
nazionale e non può essere delegata ad interessi bancari privati, tanto meno può
diventare proprietà di interessi privati.
L’Art. 3 aggiunge che: "E’ compito della Repubblica rimuovere gli
ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.” Senza disporre delle leve della moneta, del
credito e dell’economia, qualunque governo, a prescindere dal suo orientamento
politico, non sarà mai in grado di realizzare questo compito di sviluppo e
giustizia economica e sociale.
L’Art. 47 sottolinea che “
La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue
forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito”. Anche in
questo caso la cosa non è possibile giacché
la Banca
d’Italia, controllata da interessi privati, non può che rispondere, soprattutto
nelle decisioni strategiche, agli indirizzi e agli interessi dei proprietari.
Il complotto del Britannia
La totale e definitiva privatizzazione della Banca d’Italia, che è
persino una violazione dello statuto della stessa banca centrale, è stata il
frutto del processo di speculazione contro la lira e di forzata privatizzazione
del settore a partecipazione statale italiano iniziato nel
1992. In
quell’anno avvenne una vera e propria rivoluzione giacobina in tutti i settore
della vita pubblica italiana. In economia, il famoso “complotto del Britannia”,
la yacht della regina Elisabetta II d’Inghilterra, dove l’elite finanziaria
della City di Londra si incontrò con la controparte italiana guidata dall’allora
direttore generale del Tesoro, Mario Draghi, oggi alla testa di una della più
aggressive finanziarie internazionali, diede il via alla svendita. Poco dopo, a
settembre, gli speculatori internazionali guidati dal finanziere americano
George Soros, fecero crollare la lira e la svendita continuò a prezzi
stracciati. Queste manovre furono allora denunciate energicamente dal Movimento
Solidarietà.
Ma anche prima, dietro il paravento dell’ideologia liberista secondo cui le
banche centrali dovrebbero essere indipendenti dallo stato per poter svolgere
“meglio” il ruolo di controllore della moneta, si celava la volontà della
finanza di sottrarre allo stato la sovranità sulla moneta.
La Banca
d’Italia ha sempre funzionato come il “gendarme dell’inflazione”, mai come
propulsore di sviluppo e investimenti. E’ per questa ragione che negli anni
Ottanta si arrivò al divorzio tra la banca centrale e il Tesoro.
Già allora il Movimento Solidarietà aveva animato una battaglia parlamentare per
bloccare questa politica.
A Maastricht è stata svenduta l'Europa
A partire dal 1992 è iniziata la sottomissione dell’Europa al
Trattato di Maastricht, concepito per sottoporre le diverse nazioni ad una
totale dittatura monetarista al servizio degli interessi dei banchieri. La
burocrazia sovranazionale di Bruxelles ha seguito una politica volta a
distruggere le ragioni e gli ideali dei padri fondatori di un’Europa unita e
solidale, fatta di stati nazionali sovrani, tra i quali ricordiamo Mattei, De
Gasperi, De Gaulle, Adenauer e Schumann.
In tal modo questa burocrazia sottraeva la sovranità sulla moneta per imporre
delle politiche di austerità e di stupidi e incompetenti automatismi sui bilanci
bloccando il motore economico dell’Europa e con esso gli investimenti in nuove
tecnologie e in nuove e moderne infrastrutture.
Il Movimento Solidarietà si fece promotore già nel 1996 di una campagna contro
questi programmi presentando anche un esposto, “Il Trattato di Maastricht viola
la Costituzione
Italiana ”, alla Corte Costituzionale e in altre sedi.
Oggi Maastricht si sta sgretolando perché le fondamenta su cui è stato costruito
sono marce. Quando si dice che un palazzo crolla perché l’architettura era
sbagliata non vuol dire che non si vogliono più costruire nuove case. Se si
vuole realizzare un progetto che veramente corrisponda ai bisogni e agli
interessi della gente, bisogna avere anche il coraggio di abbandonare
tempestivamente le strutture che ci stanno crollando addosso. Dopo il no
francese e olandese al referendum sulla costituzione europea -- un no che in
realtà è rivolto ai dettami di Maastricht -- ora
la Germania è
scossa da una profondissima crisi economica e politica provocata dai diktat di
Bruxelles e della Banca Centrale Europea.
L'euro: realtà e pretesti
Helga Zepp-LaRouche, presidente del Movimento Solidarietà tedesco, si
presenta al voto del 18 settembre con un programma coraggioso e d’avanguardia
che merita il sostegno di ogni forza politica sana in Europa: uscita unilaterale
dal Trattato di Maastricht e dall’Unione Monetaria Europea, ritorno al marco
come moneta nazionale per poter lanciare investimenti statali e quindi la piena
occupazione, eliminando così il dissesto economico evidente nelle cifre della
disoccupazione, il cui totale è ormai arrivato intorno ai 9 milioni, e
continuare ad usare l’euro solo come moneta di conto nelle transazioni tra i
diversi paesi. Su questa questione occorre essere chiari: non si litiga su "euro
si" "euro no", ma occorre convenire sulla necessità di disporre di una moneta
con cui uno stato sovrano può varare piani di sviluppo.
Al più tardi, il prossimo aprile avremo le elezioni politiche in Italia per
eleggere il nuovo governo. L’euro e la questione Banca d’Italia stanno
diventando argomenti di scontro sulla testa della gente, ma non per una politica
seria. Berlusconi ha già lanciato il suo slogan populista “No all’euro di Prodi”
per sfruttare la rabbia dei cittadini vessati da un’inflazione che il suo
governo ha sempre camuffato e negato. La coalizione di centrosinistra di Prodi e
Rutelli si lascia ammaliare dallo speculatore internazionale George Soros, un
vero terrorista finanziario che vanta interessi enormi anche nella
“liberalizzazione” della droga. Al contempo si vuole decisamente ignorare il
fatto che ci troviamo nella fase finale del collasso del sistema liberistico e
finanziario e che la globalizzazione versa in uno stato di bancarotta totale,
mentre in America infuria lo scontro decisivo tra chi sta cercando di fermare i
neoconservatori di Cheney-Bush e coloro che spingono per pericolose fughe in
avanti sul fronte militare.
Come ripristinare la sovranità economica del paese
Il Movimento Solidarità è decisamente impegnato a combattere in prima fila
per riaffermare la sovranità dello stato sulla moneta e sul credito nel
Parlamento italiano e in tutte le altre istituzioni. Insieme a tutti quei
politici, di differenti schieramenti, sensibili allo sviluppo e alla giustizia
economica e sociale, noi presenteremo una mozione per riportare
la Banca
d’Italia sotto il controllo dello stato e per trasformarla da fautrice di tagli
e di austerità in una Banca Nazionale, erogatrice di crediti per lo sviluppo
produttivo, secondo le direttive di Alexander Hamilton, uno dei padri fondatori
della Rivoluzione Americana e dell’America repubblicana, affrancata dal
colonialismo dell’impero britannico.
Lo stato e il governo italiani potranno contare sulla nuova Banca d’Italia come
fondo di emissione di nuovi crediti per centinaia di miliardi di attuali euro
all’anno, a lungo termine e a bassi tassi di interessi, a sostegno di
investimenti produttivi nelle infrastrutture e nella ricerca miranti ad
accrescere la produttività. I cittadini e le istituzioni dovranno anche essere
preparati a ristabilire la sovranità sulla moneta nazionale perchè
capovolgimenti nella situazione economica e politica internazionale e in Europa
potrebbero richiederlo anche in situazioni che potranno apparire drammatiche.
Sarebbe politicamente irresponsabile evitare di porre problemi di questo tipo.
Affrontare il problema della disoccupazione e dell’arretratezza tecnologica e
infrastrutturale di base è la sfida immediata per partecipare contemporaneamente
agli investimenti e allo sviluppo dell’intera regione eurasiatica, il cosiddetto
Ponte di Sviluppo Eurasiatico. Occorrerà approntare in Italia, in Europa e in
Eurasia un “New Deal”, nella tradizione della politica con cui il presidente
Franklin D. Roosevelt portò gli Stati Uniti fuori dalla depressione degli anni
Trenta, che in linea di principio fu la stessa politica con cui l’Italia, dopo
il 1945, diede vita alla sua ricostruzione e alla sua crescita.
Un programma di questo tipo sarà integrato nella battaglia internazionale per
una Nuova Bretton Woods, come proposta dall’economista e politico americano
Lyndon LaRouche. Un nuovo e più giusto sistema monetario e finanziario
internazionale che metta fuori legge la speculazione e le bolle finanziarie e
crei le condizioni di stabilità tra le monete per rilanciare l’economia e la
cooperazione internazionale. Il 6 aprile la maggioranza della Camera dei
Deputati ha già approvato una mozione, alla cui stesura ha contribuito
direttamente il Movimento Solidarietà, che impegna il governo a prendere tutte
le iniziative necessarie a livello internazionale per arrivare alla convocazione
di una conferenza di capi di stato e di governo per definire a creare una Nuova
Bretton Woods e un Nuovo Ordine Economico Mo
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