La Telecom è scalabile. Il suo valore in Borsa vale circa la
metà di quando arrivò Tronchetti.
La quota del tronchetto, quella che gli consente attraverso una
sequenza di scatole cinesi da trapezista della finanza di
controllare la Telecom, vale sempre il
doppio
del mercato. Anche se vale la metà. Il perchè non si
sa. Non lo sanno la Consob, la Borsa, la Banca d’Italia. Lo sa però il
tronchetto che, almeno in questo è umano, per cedere il pacchetto di controllo
vorrebbe, nostalgicamente, il valore del 2001. Del resto anche tutti gli altri
azionisti lo vorrebbero per le loro azioni. Come dargli torto?
Se ci fosse un’Opa, un’offerta pubblica di acquisto, sulle
azioni Telecom a un prezzo di poco superiore a quello della Borsa, tronchetti
andrebbe a casa. E dovrebbe svalutare le azioni di sua
proprietà. Io i soldi per fare un’Opa non li ho. Però ho pensato a
un’alternativa. Un’alternativa alla genovese.
Un’Opa alla genovese. Senza tirare fuori un soldo, un po’ come
i finanzieri italiani, ma, rispetto a loro, senza indebitarmi con le banche.
Chiederò attraverso il blog e con il supporto di uno studio legale la
rappresentanza di tutti coloro che possiedono azioni della Telecom. Se
raggiungerò un numero sufficiente di adesioni convocherò un’assemblea e
licenzierò il consiglio di amministrazione. Non è uno scherzo.
Visto che di ‘class action’ ancora non si sente nulla, passiamo ai fatti, alla ‘share
action’. Piccoli azionisti di tutto il mondo unitevi (prima che arrivi
Merdock, il cavaliere marrone)
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