Sede a New York della
Goldman Sachs, 30 Hudson Street, Jersey City
Gli anni dell’università. Poi quelli dell’Iri.
E’ un marchio di provenienza che si chiama Goldman Sachs
Il problema «del riassetto delle istituzioni economiche che in Italia si pone
in maniera urgente in Italia, il cui capitalismo è del tutto anomalo, dato che
non si basa né sul mercato né sugli intermediari finanziari». Sono parole
pubblicate nell’aprile del 1993, due settimane prima che si insediasse il
governo di Carlo Azeglio Ciampi, in un articolo del Sole 24 ore. E’ una specie
di manifesto delle privatizzazioni, scritto dal professor Romano Prodi con due
suoi allora giovanissimi collaboratori: Daniele De Giovanni e Massimo Tononi
Le loro strade si erano incrociate già da qualche tempo, ma non si sarebbero
mai più separate. Quando qualche settimana dopo Prodi venne richiamato alla
presidenza dell’Iri, entrambi lo seguirono. E oggi, a 13 anni di distanza, sono
ancora lì. De Giovanni è il capo della segreteria e Tononi è sottosegretario
all’Economia, con deleghe pesantissime: la privatizzazione dell’Enel, le aziende
pubbliche, i rapporti con la Consob.
Massimo Tononi è nato a Trento il 22 agosto 1964. la sua biografia dice che è
sposato e ha due figlie. Laureato in economia aziendale alla Bocconi, prima di
andare con Prodi all’Iri ha lavorato cinque anni alla banca d’affari americana
Goldman Sachs, ufficio di Londra. Dopo l’esperienza all’Iri ci è tornato fino a
diventare manager director e amministratore delegato della Goldman Sachs sim, ed
è rimasto fino ai mesi scorsi, quando il presidente del Consiglio e il ministro
dell’economia Tommaso Padoa Schioppa l’hanno voluto al Tesoro. Certamente non
per caso.
Sulla Goldman Sachs e i suoi uomini ne sono circolate di tutti i colori. Ai
tempi della visita dell’ex direttore generale del Tesoro Mario Draghi sul
panfilo Britannia la destra sospettò che fossero proprio i banchieri d’affari
americani e inglesi i direttori d’orchestra delle privatizzazioni. Con
l’obiettivo di far passare i gioielli di famiglia italiani sotto le insegne del
grande capitale internazionale. Ma ci fu anche chi non mancò di sottolineare
(allora come oggi) l’esistenza di un filo rosso fra l’inizio di quella stagione
e la seconda nomina, nel 1993, di Prodi alla guida dell’Iri.
Alcuni degli uomini della Goldman Sachs
Romano Prodi Massimo Tononi Mario Monti Mario Draghi
Proprio l’ex ministro dell’industria, che già era stato per sei anni
presidente della holding pubblica, era allora fra i più importanti consulenti
della Goldman Sachs. Che è diventata oggi, a tanti anni di distanza, una specie
di marchio di fabbrica per i grandi tecnocrati in odore di incarichi pubblici.
Qualche mese fa anche l’ex commissario europeo Mario Monti, già candidato al
posto di ministro dell’Economia nel governo di Silvio Berlusconi ma considerato
a suo tempo fra i papabili per avere quell’incarico anche con Prodi, è diventato
consulente della banca d’affari. E Draghi, che l’attuale premier avrebbe visto
bene come responsabile di via XX settembre se le cose fossero andate in un altro
modo, prima di essere nominato governatore di Bankitalia occupava il posto di
vicepresidente della Goldman Sachs.
Sede a New York della Goldman Sachs, 30 Hudson Street, Jersey City
Come Prodi, anche Tononi ha fatto esperienza alla banca d’affari americana. E
dire che la sua affinità con il presidente del Consiglio sia soltanto «tecnica»,
non sarebbe giusto. Negli ambienti politici, fino a qualche settimana fa, del
nuovo sottosegretario al Tesoro non si sapeva praticamente nulla. Soltanto i più
curiosi avevano notato che il suo nome compariva nella lista dei finanziatori
della campagna elettorale di Prodi. Con una cifra nemmeno da buttare via: 100
mila euro, che lo colloca in prima fila fra i sostenitori di Prodi. Insieme, per
esempio, a Linda Costamagna, moglie di un altro capitano di lungo corso della
Goldman Sachs. Claudio Costamagna, 50 anni, ha appena lasciato la banca d’affari
americana e c’è chi giura che il suo nome circolerà presto nei possibili
organigrammi delle più prestigiose aziende pubbliche. Qualche voce lo voleva già
candidato alla guida della Cassa Depositi e prestiti con la missione di
trasformarla in una vera banca d’affari. Ma non è escluso che Costamagna scenda
invece in pista più in là, magari quando nella primavera del 2008 scadranno gli
incarichi dell’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, e di quello
dell’Enel, Fulvio Conti.
|